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CANNES 2022 Un Certain Regard

Alexandru Belc • Regista di Metronom

“Credo fermamente nel potere del cambiamento del cinema”

di 

- CANNES 2022: Il regista rumeno racconta la libertà, la musica e le difficoltà di fare un film d'epoca nel suo paese

Alexandru Belc • Regista di Metronom
(© Ionuț Rusu)

Dopo aver diretto un documentario, Cinema, mon amour [+leggi anche:
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(2015), il regista rumeno Alexandru Belc debutta nella fiction con Metronom [+leggi anche:
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, un period drama attualmente in concorso nella sezione Un Certain Regard del settantacinquesimo Festival di Cannes. Ecco cosa ha da dire il regista sul comunismo, sul potere della musica e, naturalmente, sul potere del cinema.

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Cineuropa: Metronom è nato da una ricerca che sembrava più indirizzata a un documentario. Come hai fatto a trasformarlo in un lungometraggio narrativo? E soprattutto, quanto c'è di fiction in Metronom?
Alexandru Belc:
In effetti, Metronom è nato da una ricerca pensata per un film documentario. Ho sempre creduto che la forma e il genere di un film derivino dalla storia che si vuole raccontare. Prima vengono le idee e poi la forma. Volevo fare un film sulla Romania degli anni settanta, sui giovani, su quella generazione che cercava la libertà dove in realtà la libertà non c'era. Un film fiction sembrava la scelta migliore. Ma è stata comunque una sfida per me, partire dalle testimonianze di altre persone e trasformarle in una storia originale e coerente, con personaggi forti, aggiungendo emozioni e tensione a una storia semplice. Metronom è pura finzione costruita su elementi che provengono da un contesto storico molto preciso, una storia d'amore intima tra due adolescenti.

Parlando di adolescenti, cosa pensi dei giovani rumeni di oggi, che sanno così poco del comunismo? Come pensi che Metronom possa stimolarli?
Per i giovani il comunismo è solo un concetto che imparano a scuola o di cui sentono parlare a casa, dai familiari. Se si riesce a trasformare questo concetto in un dato di fatto, se si riesce a raccontare una storia universale, una storia in cui chiunque possa riconoscersi, distribuendola su una fetta di storia, allora credo che il film possa funzionare per loro. È importante che il film li metta alla prova, li commuova, li faccia desiderare di approfondire il tema dell'epoca, di identificarsi con i personaggi. La musica del film è un potente mezzo di comunicazione con i giovani di oggi. La musica descrive l'epoca, dà il tocco finale al dipinto di quei tempi e, cosa più importante, rende la storia universale, creando un ponte con le nuove generazioni.

Cosa pensa del fatto che il cinema rumeno sia meno disposto a esorcizzare l'era comunista nei film rispetto ai cinema di altri Paesi ex comunisti?
Penso che ci sia la paura di fare "un altro film sul comunismo". L'ho avuta io stesso, credo che l'abbiano avuta molti altri registi. Un film d'epoca è molto difficile da realizzare, soprattutto con le limitazioni di budget che i film rumeni devono affrontare. Bisogna trovare finanziamenti all'estero, ma poi ti chiedi se è ha senso portare una storia comunista a un produttore straniero perché magari ne ha già viste troppe, o magari ne vuole vedere di più. È rischioso.

I film sul comunismo sono molto cupi (come Quod Erat Demonstrandum [+leggi anche:
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) o colorati (come Die Reise mit Vater [+leggi anche:
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). Dove collocheresti Metronom tra questi due estremi?
Non ho pensato di fare un film sul comunismo, ma piuttosto di raccontare una storia che si svolge in quei tempi e che non può funzionare al di fuori di quel periodo, anche se ha una certa universalità. Ho usato gli anni settanta come sfondo per la storia, senza cercare di esagerare con l'epoca. Ho preferito concentrarmi sui personaggi, sulle loro relazioni e sulle sottigliezze della storia. Ho raccontato la storia di quei tempi attraverso la musica, i costumi, i colori e soprattutto i personaggi. I personaggi sono quelli che parlano del comunismo, sono specifici di quell'epoca, completamente definiti da essa e dal suo contesto sociale e politico.

Qualche anno fa hai realizzato Cinema, mon amour, un documentario sullo stato deplorevole delle sale cinematografiche rumene. Credi che il cinema abbia il potere di generare cambiamenti?
Credo fermamente nel potere del cinema di generare cambiamenti. I documentari che ho visto hanno avuto risultati palpabili, hanno generato un cambiamento reale e visibile. Quando ho scritto la sceneggiatura di Metronom, ho sentito una profonda responsabilità nei confronti della storia e soprattutto del cinema. Ho pensato alla necessità di salvaguardare il passato. Volevo affrontare con un certo distacco la storia di questi adolescenti degli anni settanta, così assetati di libertà e influenzati dalla musica, dalla cultura e dal movimento hippy occidentale, dal Metronom di Cornel Chiriac.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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