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CANNES 2022 Un Certain Regard

Maksym Nakonechnyi • Regista di Butterfly Vision

“Ci siamo resi conto che la farfalla sarebbe stata il nostro punto di ingresso nel metafisico e nel subconscio”

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- CANNES 2022: Il regista ucraino ci racconta la sua testimonianza dura e attuale delle donne che lottano per la loro integrità, la loro libertà e il loro futuro nel suo paese d'origine

Maksym Nakonechnyi • Regista di Butterfly Vision

Il lungometraggio d'esordio di Maksym Nakonechnyi, Butterfly Vision [+leggi anche:
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intervista: Maksym Nakonechnyi
scheda film
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, presentato in Un Certain Regard al Festival di Cannes, è una testimonianza dura e fin troppo attuale dei difensori dell'Ucraina e delle donne che lottano per la loro integrità, la loro libertà e il loro futuro.

Cineuropa: Come è nata l'idea di questo film?
Maksym Nakonechnyi:
Fin dall'inizio della guerra russo-ucraina, noi, come comunità cinematografica e artistica ucraina, abbiamo cercato di essere coinvolti e di fare quello che potevamo, come registi e come artisti - cioè abbiamo filmato molto. In particolare, la nostra casa di produzione, Tabor, ha realizzato molti documentari sulla guerra e io ho partecipato ad altri progetti relativi alla guerra in un modo o nell'altro. Nel 2017 ho montato un documentario omnibus sulle donne in guerra, intitolato Invisible Battalion. Questo progetto mi ha aiutato a capire e a percepire meglio il punto di vista femminile, l'approccio femminile e la condizione dell' “essere donna in guerra”. Un'ipotetica donna con un passato traumatico, ma in grado di sopravvivere a questo trauma e di superarlo, mi è sembrata una guida morale per me stessa e, in generale, per la società ucraina del dopoguerra. Questa storia mi è venuta in mente da sola, durante il montaggio, ma solo dopo ho capito perché mi era venuta in mente.

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Iryna Tsilyk era una delle registe di quel documentario omnibus e le ho chiesto se le sarebbe piaciuto scrivere questa storia con me perché, prima di tutto, era la regista del film che mi ha ispirato a scrivere questa storia, e in secondo luogo, è una meravigliosa regista e sceneggiatrice in generale. In terzo luogo, anche lei, come madre e parente di un veterano, ha vissuto alcune esperienze che la sceneggiatura doveva incorporare per essere realistica e veritiera. Il suo contributo alla storia e al film è inestimabile.

Com'è stata l'esperienza di lavorare alla sceneggiatura con Iryna?
Abbiamo scritto la prima bozza della sceneggiatura quando avevamo già iniziato a sviluppare il film, con i miei co-sceneggiatori e con l'attrice principale. Avevamo già iniziato a comunicare con molte persone, soprattutto con quelle che conoscevamo da prima e con i nostri amici. Ma abbiamo conosciuto anche altre persone che avevano partecipato, assistito o erano state vittime della guerra, di alcuni crimini di guerra o di violenze correlate. Abbiamo cercato di aprirci alle loro esperienze e alle loro storie e di includerle nel processo di creazione del film, in una forma o nell'altra, che si trattasse della sceneggiatura, dello sviluppo dei ruoli o dei metodi di recitazione.

Possiamo parlare di espressione artistica nel film? Il simbolo della farfalla e la pixelatura quando la vita dell'eroina va in pezzi: come sono nati questi mezzi di espressione artistica?
Ognuno di essi è nato a modo suo. Alcuni erano già stati stabiliti in fase di scrittura: quando io e Iryna abbiamo pensato a chi dovesse essere la nostra eroina, ci siamo subito resi conto che doveva essere una donna di ricognizione aerea, perché questo apriva davvero la porta a molti mezzi espressivi. Abbiamo pensato al suo nome di battaglia, "Butterfly", e abbiamo capito che la farfalla sarebbe stata il nostro punto di ingresso nel regno del metafisico e del subconscio, perché è un simbolo che rappresenta l'anima. Ci ha dato anche l'opportunità di usare l'immagine del volo e di utilizzare questo punto di vista dall'alto, il punto di vista di un elicottero o di una farfalla.

Quando eravamo già in post-produzione, stavamo pensando a come combinare tutti questi elementi diversi - il subconscio, la realtà, la realtà rappresentata dai media, i flashback sul passato militare o traumatico di Lilia, e così via - e ci è venuto in mente il principio del glitch, o della pixelatura. Abbiamo pensato che sarebbe stato piuttosto organico ed espressivo, e visivamente molto simile al tipo di immagine che usiamo nel film, ma d'altra parte è molto figurativo e metaforico in termini di ciò che accade all'eroina e alla sua personalità. Non ci è venuto in mente subito: all'inizio abbiamo provato a fare dei rough cut e dei jump cut, e abbiamo cercato di combinarli in modi diversi, ma poi ci è venuta in mente l'idea del glitch come soluzione visiva e di montaggio del film.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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