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Italia

Gaetano Maiorino • Venditore, True Colours

“C’è tanto cinema indipendente che ancora viene prodotto con qualità e dal potenziale commerciale importante”

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- Scopriamo più da vicino il lavoro della sales company romana, che a partire dal 2016 si è stabilita come importante punto di riferimento nel panorama italiano ed europeo

Gaetano Maiorino • Venditore, True Colours

In questa settimana pre-Cannes, abbiamo intervistato Gaetano Maiorino, managing director della sales company romana True Colours. Maiorino ci ha rivelato diversi dettagli sul lavoro della società, del suo catalogo e dell’importanza delle vendite nell’ambito del cinema arthouse europeo.

Cineuropa: Potrebbe parlarci della linea editoriale di True Colours? Com’è strutturato il vostro organico?
Gaetano Maiorino: True Colours è nata alla fine del 2015 come risultato di una partnership tra Indigo Film e Lucky Red. Nasce come un’azienda che mira a creare valore su un prodotto italiano che veniva un po’ messo ai margini. Al di là dei grandi autori, c’era qualche piccolo film in grado di fare un exploit grazie alla selezione di un festival ma nel mezzo c’era tutta una produzione considerata troppo “locale” sulla quale invece si poteva lavorare. Da questo punto di vista, l’azienda è stata una novità perché si andava a collocare su un vuoto di mercato. Ci siamo resi un punto di riferimento per i produttori italiani fin da subito. Nel 2016 siamo riusciti ad acquisire Perfetti Sconosciuti [+leggi anche:
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, un caso eccezionale di cinema italiano diffuso nel mondo. Siamo poi cresciuti molto rapidamente. L’azienda è partita con Catia Rossi che copriva il ruolo di responsabile dell’azienda e delle vendite, mentre io mi occupavo di festival e della parte promozionale. In seguito, abbiamo assunto altre persone ed ora siamo in sei. All’inizio del 2020 Catia è andata via e ho preso il suo posto come managing director e responsabile della acquisizioni. Giulia Casavecchia è la nostra head of sales, Francesca Tiberi è sales & acquisition manager, Fabio Tucci è il festival manager, Irene Panizzi è la responsabile amministrativa e Devid Nelfi è assistente alle vendite e responsabile della parte tecnica.

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Quanti titoli rappresentate annualmente? Quanti ne avete in catalogo?
Il catalogo conta circa 110 film contemporanei e rappresentiamo alcune library di film classici. Gestiamo una media di 20 titoli all’anno, una cifra importante... Abbiamo cambiato in corso d’opera la linea editoriale, cercando di crescere simultaneamente sul commerciale di livello più alto – Paolo Genovese e Ferzan Özpetek, per esempio – sul commerciale più “classico” con commedie locali, sulle opere prime e seconde con buone possibilità festivaliere e su autori riconosciti internazionalmente. Dal 2017 abbiamo iniziato ad acquisire anche più titoli stranieri.

Anche se potremmo sembrare privi di una linea editoriale, abbiamo sviluppato una rete di compratori talmente vasta da essere in grado di garantire del prodotto a tutti. [..] Non ci precludiamo nulla. Puntiamo a buone storie ed autori consolidati o emergenti, garantendo un prodotto per ogni tipologia di compratore.

Fate investimenti già in fase di produzione e partecipate anche al finanziamento dei film?
Si, anche se ovviamente non per tutti i progetti. Si tratta di un rischio più importante per l’azienda. Su determinati prodotti facciamo acquisizione già in fase di sceneggiatura – ad esempio, il film di Mario Martone in concorso a Cannes, Nostalgia [+leggi anche:
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 (leggi la news), o il nuovo film di Paolo Genovese, Il primo giorno della mia vita. Si può entrare in ogni fase della lavorazione del film, dipende dalle circostanze… Laddove c’è un autore in cui crediamo o un progetto che ci affascina, siamo pronti partecipare con minimi garantiti al finanziamento.

Com’è cambiato il suo lavoro in questi ultimi due anni?
Abbastanza, è cambiato il mercato. La catena del valore di un film veniva data dal risultato della sala. In base anche a quella – ma non solo – si riusciva a prevedere un’opportunità sia a livello nazionale sulle pre-finestre ma anche a livello internazionale su una potenziale diffusione. [...] La sala è crollata completamente in termini di incassi e per un anno e mezzo non è esistita. Abbiamo imparato a lavorare diversamente, confrontandoci con i buyer, i quali hanno fermato il loro lavoro di acquisizione perché avevano accumulato prodotto che non poteva essere sfruttato. Abbiamo iniziato a lavorare con le prevendite, con le piattaforme… Abbiamo modificato l’approccio al mercato. Tutto ciò è dovuto alla mancanza di risorse e all'imprevedibilità che la pandemia ha scatenato.

Come si sta sviluppando il ruolo del sales agent nel contesto europeo?
Per il momento, il nostro ruolo è ancora cruciale. Soprattutto in Europa, assistiamo ad una tendenza a creare gruppi forti che racchiudono diversi produttori sotto il cappello di un broadcaster o di una piattaforma. Questi conglomerati sono naturalmente molto potenti, hanno budget molto alti e riescono a produrre seriali o one-off molto validi. Tuttavia, c’è tanto cinema indipendente che ancora viene prodotto con qualità e dal potenziale commerciale importante, che non sempre riesce ad trovare spazio all’interno di queste aziende. Questi prodotti contribuiscono alla diffusione della varietà culturale europea, la quale non riesce sempre a passare attraverso questi enormi player. Ecco perché è fondamentale avere sul mercato produttori e venditori internazionali esperti che svolgano questo tipo di lavoro.

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