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BERLINALE 2022 Panorama

Chiara Bellosi • Regista di Calcinculo

“Facciamo molti incontri, abbiamo persone preziose accanto, ma poi siamo sempre soli quando dobbiamo affrontare le vere scelte”

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- BERLINALE 2022: Nel film della regista italiana seguiamo una giovane protagonista che fa un incontro che la aiuterà a crescere

Chiara Bellosi • Regista di Calcinculo
(© Rosario Cinque)

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che riparla di temi come sorellanza e la ricerca di una libertà personale. Abbiamo intervistato la regista che ci ha parlato dei suoi personaggi e dell’atmosfera che voleva creare con il film.

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Cineuropa: Com'è nata l'idea per il film?
Chiara Bellosi: L'idea in realtà non è mia, perché la sceneggiatura c'era già e l'aveva la mia casa di produzione Tempesta, che mi ha proposto di fare la regia. La sceneggiatura è di Maria Teresa Venditti e Luca De Bei. Io mi sono affezionata ai personaggi di Amanda e Benedetta e mi sarebbe dispiaciuto lasciarli a qualcun altro.

Come ha sviluppato i due ruoli?
La visione generale è stata di immaginare questa storia come una fiaba. Una fiaba in un mondo molto reale, naturalista, ma come sé il personaggio di Benedetta ed il luogo in qui vive fossero un pò spostati dal nostro tempo reale, dal nostro tempo contemporaneo. Lei è sempre un po’ indietro, il posto si trova in una periferia, con un grande prato davanti casa che separa da tutto. Un altro passaggio è stato di trasformare il rapporto tra Amanda e Benedetta per farlo diventare più una sorellanza, anche sé parte da un innamoramento da parte di Benedetta. Inoltre tutti i personaggi sono stati immaginati, compresi gli adulti, un po’ come se anche loro avessero un nucleo bambino sopravvissuto dentro di loro.

Come ha trovato la sua Benedetta?
Tutta una serie di cose che si facevano prima come uno “street casting” non si sono potute fare o erano molto difficili per via del Covid e delle chiusure. Ma abbiamo contattato varie scuole ed associazioni e molte ragazze ci hanno inviato dei “self-tape”. Su questa base ne abbiamo incontrate alcune e tra l'altro anche Gaia Di Pietro che è diventata Benedetta.

Come ha preparato Gaia per il ruolo?
E stato importante conoscerla e frequentarla il più possibile. Poi abbiamo lavorato su delle scene e situazioni precise del film, ma sempre mantenendo delle caratteristiche personali di Gaia. Lei aveva un vissuto simile al personaggio di Benedetta per quando riguarda alcune cose. Abbiamo cercato di fare incontrare le due parti, quella del personaggio e quella di Gaia.

Cosa ti affascina del mondo dei giostrai? Hai fatto delle ricerche particolari?
Non ho fatto una ricerca in particolare, ma per me il luna park è sempre stato un posto molto affascinante, che mi ha anche fatto paura. Questo contrasto l'avevo in mente. Poi abbiamo deciso che il nostro doveva essere un luna park un po’ scalcagnato, con delle giostre che mostrano anni di usura. Abbiamo avuto la fortuna di trovare questi giostrai, che avevano questo tipo di giostre e che sono stati con noi sul set e ci hanno seguito durante tutta la lavorazione.

Era chiaro dall'inizio che la fine sarebbe rimasta una fine aperta?
In origine il film aveva un altro finale. Poi invece lavorando siamo arrivati a questo finale che apre sulle consapevolezze di Benedetta ad affrontare il mondo.

La camera è molto vicina alle cose e ai protagonisti. Quali erano gli aspetti più importanti per l'estetica del film?
La cosa importante era di seguire Benedetta, senza essere invadente, sempre con una distanza di rispetto. Poi era importante come trasmettere la sua relazione con Amanda. Anche lì si doveva entrare dentro, di sentirla quasi fisicamente, ma sempre lasciandoli uno spazio per viversela, senza intrufolarsi. E uno stare vicino ma sempre un pochino fuori. Mai impicciarsi in quello che avviene in quello spazio molto ristretto tra di loro, soprattutto all’interno della roulotte. Abbiamo cercato uno sguardo di ascolto e di osservazione nei loro confronti.

Com'è stato girare nella roulotte?
La roulotte è come un altro personaggio per me. E un posto un po' magico, aveva un’energia, un’atmosfera, molto bella. Lì la troupe era ridottissima, dentro cerano la camera ed il suono, noi tutti gli altri fuori. Era per lasciare più intimità possibile e più spazio agli attori.

Cosa è la cosa più importante che vuoi trasmettere con il film?
Alla fine Benedetta cresce. Tutti gli incontri che facciamo nella vita sono fondamentali, per come impariamo ad affrontarla. Amanda è un incontro fondamentale per Benedetta. Ma la forza è la sua ed è l'unica cosa sulla quale potrà contare. Questo vale per ognuno di noi. Facciamo molti incontri, molte persone preziose accanto, ma poi siamo sempre soli quando dobbiamo affrontare le vere scelte. Per questo è importante che quella consapevolezza, quel coraggio, o anche quella incoscienza a volte, partano proprio da noi, che siano profondamente nostre. Questo da molta libertà. A me piace pensare che Benedetta con questa forza abbia questa libertà di poter scegliere cosa e come vivere.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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