email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

IFFR 2022 Concorso Big Screen

Mabrouk El Mechri • Regista di Kung Fu Zohra

"Volevo che mia figlia avesse il suo Rocky"

di 

- Ispirato a Karate Kid, il regista francese presenta una donna forte che lotta per i suoi diritti e per sua figlia

Mabrouk El Mechri • Regista di Kung Fu Zohra

Il film Kung Fu Zohra [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Mabrouk El Mechri
scheda film
]
del regista francese Mabrouk El Mechri è mostrato in anteprima al concorso Big Screen dell’International Film Festival Rotterdam di quest’anno. Il film si situa tra le arti marziali e il dramma a sfondo sociale. Abbiamo parlato con il regista delle sue intenzioni con il progetto, della sua fonte d’ispirazione per la storia e della sua protagonista.

Cineuropa: Da dove le è venuta l’ispirazione per la storia?
Mabrouk El Mechri:
Zohra è il nome di mia madre e ho una figlia di 8 anni. Entrambe mi hanno ispirato. Quando avevo l’età di mia figlia, Rocky era il mio modello e volevo che mia figlia avesse il suo Rocky. Inoltre, il film narra la storia di mia madre, però dovrebbe esprimere un sentimento piuttosto universale. Non avevo l’intenzione di fare un film ottimista. Volevo parlare della violenza culturale, di una società che rende la violenza verso le donne possibile. Ho pensato molto alla rappresentazione della violenza nei film. Molti generi cinematografici la rappresentano con distacco, aggiungendo humour. Ho sempre l’impressione che la questione non sia presa sul serio. Per me era importante focalizzarsi su come si giunga a questa violenza. Il pubblico dovrebbe capire la dinamica della coppia, come interagisce e da dove nasce la violenza tra loro. Il film non è fatto per trasmettere un messaggio né per condividere un’ideologia. Prima di tutto dovrebbe provocare una reazione e volevo riuscirci attraverso un film introspettivo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Come ha trovato i suoi attori principali?
Per Sabrina Ouazani che recita il ruolo di Zohra, mi sembrava una scelta ovvia. È una delle migliori attrici franco-magrebine in Francia, adoro la sua voce, ride moltissimo, ha una prestanza fisica e si è formata nel mondo del circo. Per lei era facile connettersi con il kung fu e le arti marziali. Sabrina e Ramzy Bedia, che interpreta il ruolo di suo marito, si conoscono e hanno una grandissima intesa.

Per quanto tempo si è allenata Zohra?
Si è allenata per due mesi. Siccome abbiamo avuto l’obbligo di fermarci per il coronavirus, si è allenata più di quanto avessimo pianificato e abbiamo avuto più tempo per prepararci.

I video che Zohra vede su YouTube sono veri o li avete creati voi?
Li abbiamo creati noi. Mentre scrivevo lo script ho fatto delle ricerche su Google: ho trovato un vero insegnante di autodifesa e l’ho usato come modello. Parlandone con il resto del team abbiamo pensato semplicemente di chiedergli se avrebbe accettato di recitare nel film. Ci siamo incontrati e ha accettato.

Uno dei film che mi viene in mente è Karate Kid. Questo film l’ha ispirata?
Ebbene, sì. Appena si racconta la storia di un anziano che insegna karate a qualcuno più giovane tutti pensano a quel film. Alla fine ho approfittato delle somiglianze. Inizialmente volevo un attore molto più giovane per interpretare il ruolo, ma poi c’era la possibilità che la donna protagonista si innamorasse di lui e volevo evitarlo. Non ha bisogno di un amore nuovo per trovare la forza di lasciare suo marito.

Perché non ha voluto che Zohra raccontasse a sua figlia la relazione con suo padre?
L’ho visto di persona: i buoni padri possono essere pessimi mariti. È davvero difficile opporsi al genitore di tua figlia. Fai qualcosa al rispetto, ma non dici niente al bambino. Questo è uno dei limiti del personaggio.

Ha scelto un narratore, ma non è Zohra. Era chiaro fin dall’inizio? Come le è venuta l’idea?
È come l’ho sempre voluto. Ho pensato che sarebbe stato meglio se non fosse la protagonista stessa a raccontare la storia, così si rispetta il senso di umiltà che fa parte del suo personaggio. Inoltre, mi è piaciuto il fatto che la storia avesse un leggero tono da favola.

Usa maggiormente colori caldi e c'è un aspetto un po’ vintage. Come ha sviluppato il concetto visivo del film?
Non volevo fare qualcosa di troppo serio. L’obiettivo non era riflettere il contesto nel modo più realistico possibile, ma focalizzarsi sulla storia. Volevo mostrare che il mondo in cui vive Zohra, se non ci fossero conflitti tra lei e suo marito, sarebbe un mondo che la renderebbe felice. Ecco perché il colore giallo è molto presente e c’è un sole splendente: ciò potrebbe renderla felice.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Sara Baroudi)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy