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SITGES 2021

Raúl Cerezo e Fernando González Gómez • Registi di La pasajera

"Il genere fantastico ti permette di creare mondi dove puoi fare quello che vuoi"

di 

- Abbiamo parlato con il duo di registi, autori di un film horror che sconsiglia vivamente di condividere un furgone con estranei

Raúl Cerezo e Fernando González Gómez  • Registi di La pasajera
(sx-dx): I registi Raúl Cerezo e Fernando González Gómez (© Festival di Sitges)

Ci siamo connessi via zoom con Raúl Cerezo e Fernando González Gómez, i registi di La pasajera [+leggi anche:
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, film che è stato presentato al 54º Festival di Sitges dopo aver partecipato al Fantastic 7 di Cannes (leggi la news). Mentre il primo si è connesso da casa sua, il secondo è apparso parcheggiato in doppia fila, dietro un volante, come se fosse uno dei protagonisti del loro sfacciato road movie.

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Cineuropa: Come, quando e dove vi siete conosciuti? Come è nata la vostra unione (artistica)?
Fernando González Gómez:
I nostri cortometraggi giravano nei festival, e ci conoscevamo di vista e attraverso i social network, ma quando Raúl ha partecipato all'organizzazione di un festival dove sono stato invitato con un mio corto, siamo entrati in contatto.

Raúl Cerezo: Avevo il progetto di La pasajera e l’avevo proposto a molte case di produzione, ma lo trovavano folle, così l'ho passato a Fernando e gli ho detto: "Leggi la sceneggiatura, vedi se ti piace". Lui l'ha adorata e gli ho offerto di co-dirigerlo. In due settimane abbiamo attivato la sua produzione.

Si può dire, quindi, che La pasajera sia un film indipendente e per questo avete avuto assoluta libertà nella sua creazione?
R.C.:
Totale. Se fosse finito nelle benedette grinfie di una qualsiasi grande casa di produzione, sarebbe stato influenzato da opinioni diverse per non offendere nessuna categoría, e sarebbe stato un film divertente, ma non selvaggio come è. La scommessa ha dato i suoi frutti, ma se le cose vanno storte ricade tutto sulle tue spalle, e non è un film economico.

F.G.G.: Estándar [+leggi anche:
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era già un film folle, molto libero, con una sceneggiatura con la quale facevamo quello che volevamo: l'hanno definita una commedia strana. La pasajera o Viejos [+leggi anche:
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, il nostro nuovo lungometraggio, hanno questa stessa caratteristica di libertà creativa e assunzione di rischi: basta che guardi il film e lo vedi. Il genere fantastico ti permette di creare mondi in cui puoi fare quello che vuoi.

Insomma, vi siete divertiti tanto a girarlo quanto sembra guardandolo?
F.G.G.:
Sono state settimane difficili quelle che abbiamo passato a girare, con molto duro lavoro notturno, nelle foreste della Navarra, dove faceva piuttosto freddo: mi piace lo sport e a volte paragono le riprese a quando stai facendo una gara ciclistica e all'improvviso inizia a piovere. L'intera faccenda diventa epica: è ancora più difficile di quanto non fosse all'inizio, ma ti senti motivato, il che te lo rende divertente, nonostante la sofferenza.

R.C.: È andata bene, ma è stata molto dura. Ricordo la citazione di Steven Spielberg quando finì il suo film 1941 e disse: "Ci siamo divertiti un sacco, ed è per questo che il film non sarà bello". Cioè, se non c’è sofferenza, il film non funzionerà. In La pasajera c'era quel divertimento, sì, ma lavorando sodo.

È stato girato tutto in esterni? Sembra che ci siano momenti girati in studio…
R.C.:
È una combinazione di esterni reali, tre settimane di riprese, con altre tre in interni, in studio. Il reparto artistico ha replicato il furgone ed era come un lego: potevi smontarlo in modo da poter posizionare la telecamera in qualsiasi angolo.

F.G.G.: Normalmente, quando hai un'auto su un set, il suo movimento viene simulato spostando la telecamera. Qui no: è stata realizzata una struttura con pistoni idraulici che facevano muovere l'intero furgone, mentre la telecamera rimaneva fissa.

Il tema del veicolo condiviso è presente in due film recenti: la commedia Con quién viajas [+leggi anche:
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, già uscita nei cinema spagnoli, e il prossimo di Álex de la Iglesia (leggi la news).
F.G.G.:
Sì, è come un micro genere.

R.C.: Mentre giravamo, eravamo felici perché pensavamo di essere i primi ad affrontare il tema. Quando era già stato girato, abbiamo saputo dell'esistenza del film di Martín Cuervo ed eravamo molto spaventati, ma abbiamo scoperto che era una commedia con un po' di suspense. Una volta terminato il nostro, abbiamo scoperto El cuarto pasajero, che apparentemente assomiglia a Con quién viajas. Il bello del nostro è che le battute sul car sharing svaniscono in fretta, per passare ad altro.

F.G.G.: Volevamo riunire un gruppo eterogeneo di persone in un furgone e mettere in mostra le loro differenze: la stessa cosa sarebbe successa con una famiglia, per esempio.

E ci sono inquadrature nel vostro film che ricordano Sergio Leone e Brian de Palma.
R.C.:
Sì, abbiamo come riferimento la doppia focale usata abitualmente da Brian de Palma o Alfred Hitchcock: ci piace molto, ma è poco usata in Spagna.

F.G.G.: Ci piace così tanto quella tecnica che l'abbiamo usata in una scena intera. Ci siamo ispirati ai grandi cineasti che ci piacciono: abbiamo usato le loro stesse tecniche, ma con il nostro stile.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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