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VENEZIA 2021 Orizzonti

Yuri Ancarani • Regista di Atlantide

“Volevo creare qualcosa di bello; non siamo più abituati alle cose belle”

di 

- VENEZIA 2021: Nel suo film, il regista italiano si concentra su un gruppo di adolescenti, mostrando un lato di Venezia che normalmente rimane nascosto agli estranei

Yuri Ancarani  • Regista di Atlantide
(© La Biennale di Venezia - Foto ASAC/Jacopo Salvi)

Sintonizzato sul ritmo della musica trap italiana, il nuovo suggestivo film di Yuri Ancarani, Atlantide [+leggi anche:
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, mostra le dinamiche tra i teenager che vivono nella laguna di Venezia e nelle sue vicinanze. Non avendo nient’altro da fare per tutto il giorno, vanno in giro con le loro barche a motore, mentre ascoltano musica, organizzano corse e sperimentano i loro primi amori. Abbiamo parlato con il regista, il cui film è stato presentato nella sezione Orizzonti della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, del suo interesse per la tematica e di come ha sviluppato il concetto visivo del film.

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Cineuropa: Come è nata l’idea del film?
Yuri Ancarani:
Accadono sempre molte cose prima che io riesca a trovare il momento più appropriato e l’idea più giusta per realizzare un film. Mi è capitato di vedere per la prima volta adolescenti andare in giro con le loro barche a Venezia circa 15 anni fa. Quando ho chiesto informazioni, ho ricevuto sempre la stessa risposta: “Non dovrebbero farlo”. Gli adulti non vogliono che gli estranei vedano questo lato di Venezia. La “vera” immagine deve essere quella mostrata da Woody Allen, romantica e con in sottofondo Vivaldi e non la musica trap. La trap è oscena. È osceno ascoltarla di fronte ai palazzi veneziani. La gioventù appartiene a questo mondo osceno, ed io ho voluto osservarlo e mostrare come appare quest’immagine “sbagliata” di Venezia. Personalmente la ritengo affascinante.

Come ha condotto le sue ricerche, ed è stato difficile entrare in questo mondo?
È stato molto difficile accedervi. Non è mai facile per un adulto comunicare con gli adolescenti. Ma non vi sono documenti sui quali avrei potuto basarmi, pertanto ho dovuto fare uno sforzo e guadagnarmi costantemente la fiducia dei giovani. Una delle cose più importanti è stata mostrare rispetto per la loro musica. Ho dovuto dimostrare loro che non la consideravo trash. Mi ricordo quando ero giovane, che anche gli adulti di allora consideravano trash la musica che ascoltavo. Ma essa era la colonna sonora della mia vita tanto quanto lo è la musica trap per questa generazione. Una volta aver dimostrato loro il mio rispetto, è stato possibile avere una conversazione. Abbiamo trascorso molto tempo insieme, ho seguito le loro storie dal 2019 al 2021, in attesa che si verificassero eventi come i loro primi amori.

Come ha trovato il protagonista del suo film?
Daniele è incredibile. Quando l’ho visto, ho pensato che avesse il viso di un grande attore. Credo che l’Italia abbia perso la capacità di produrre attori di un certo calibro, dato che il livello di benessere genera soltanto uomini e donne di bell’aspetto, i cui volti sono privi di personalità. Invece, Daniele riesce a trasmettere emozioni con un solo sguardo.

Che ruolo hanno gli adulti in questo mondo?
Essendomi focalizzato sulla prospettiva degli adolescenti, non mi sono interessato a quella degli adulti. Per i teenager, gli adulti non esistono. I loro problemi non vengono presi sul serio dai grandi, e ricevono risposte ridicole alle loro domande. Gli adulti non si rendono conto che stanno fornendo cattivi insegnamenti e che in tal modo causano questo loro comportamento, che tanto detestano.

Come ha sviluppato il concetto visivo del film?
Beh, c’era tutto fin dal principio, come per esempio le barche e le loro luci a LED che si riflettevano sugli edifici della città e sull’acqua. Volevo ricreare ciò che vedevo. E soprattutto, volevo creare qualcosa di bello. Non siamo più abituati alle cose belle. In passato, si cercava di offrire alle persone queste cose, come edifici o fontane. Ma questo tipo di bellezza genera paura nelle persone. Oggi, siamo circondati da centri commerciali. I prodotti, le pubblicità, sono belli. La bellezza non ha più nulla a che vedere con la cultura; ciò potrebbe farci allontanare dall’idea di noi come consumatori inconsapevoli. Voglio combattere questa malattia mostrando la bellezza nelle cose quanto più spesso possibile.

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(Tradotto dall'inglese da Ilaria Croce)

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