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Belgio / Francia

Gaëtan Liekens • Co-regista di Music Hole

“Una commedia sulla fine di una relazione, o più precisamente, sulla negazione della sua fine”

di 

- Abbiamo incontrato il co-regista (insieme a David Mutzenmacher) di questa commedia dark e bizzarra scritta con accento belga, in uscita in Belgio mercoledì 11 agosto

Gaëtan Liekens • Co-regista di Music Hole

Incontro con Gaëtan Liekens, il co-regista (insieme a David Mutzenmacher) di Music Hole [+leggi anche:
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intervista: Gaëtan Liekens
scheda film
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, una commedia nera e stravagante, scritta con un tocco belga, che esce questo mercoledì 11 agosto in Belgio.

Cineuropa: Come è nato questo progetto?
Gaëtan Liekens:
Con David Mutzenmacher, il mio socio, il mio partner, il mio piccolo parrocchetto come io lo chiamo, avevamo già fatto un cortometraggio, José. L’ha visto il regista Amos Rozenberg che aveva molta voglia di produrre un lungometraggio e ha pensato che era ciò che voleva fare. David mi ha proposto di scriverlo insieme ma alla fine se n’è occupato lui e ha scritto la prima bozza di Music Hole. Ho iniziato a lavorare sul progetto quando lo script era quasi completo. Insieme abbiamo rifatto tutto, ci abbiamo rilavorato su, perché secondo me a due è meglio. Andiamo d’accordo e il nostro ping-pong creativo è molto efficace.

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Che tipo di cinema la emoziona?
I film come quelli di Kusturica o Guy Ritchie, Tarantino, dei film un po’ stravaganti, fecondi, con storie ben ritmate. Spesso dei film corali, con un personaggio principale che prende il controllo, come Wim Willaert nel nostro caso, ma anche dei film in cui si presta attenzione a tutti i ruoli. Tutti i ruoli sono importanti. È con tutti questi personaggi, con tutte queste piccole storie, che il film prende vita. È così nella vita reale, gli incontri che facciamo ci rendono la persona che siamo.

Come inizia Music Hole?
Credo che inizia con la fine della relazione o anzi, con il rifiuto di accettare la sua fine. David e io ci siamo resi conto che attorno a noi ci sono tante persone che stanno insieme da anni e non si sopportano più, stanno insieme soprattutto per abitudine ma non per amore, perché ci sono i figli, la casa, il mutuo... A volte si ha paura di ferire l’altra persona con cui si è ancora amici per cui, finché non c’è odio, si rimane insieme...

Chi è Francis, l’eroe del film?
È un uomo buono, un uomo perso nell’amore che sente per sua moglie. La moglie, lei, sperava di sentirsi meglio con Francis, più al sicuro. L’ha conosciuto da giovane e in parte si era innamorata della sua maturità ma dieci anni dopo lui rimasto lo stesso, mentre lei è cambiata. È la storia di un uomo follemente innamorato di sua moglie che fa di tutto per recuperarla e non riesce ad accettare che lei lo abbia lasciato. Delle situazioni che avvengono nella vita reale e che certe volte finiscono sulle pagine dei giornali. È una situazione abbastanza universale per rivolgerci al maggior numero di persone possibile.

A più persone, ma con un tono particolare?
Sì, volevamo trattare il dramma attraverso la commedia, trovare dell’humour nella sofferenza. Trovare i punti divertenti nell’assurdità e nella miseria. È una commedia, ma davvero nera.

Qualcosa da aggiungere sul cast?
Wim Willaert, è un po’ il Robert de Niro belga. Ha un aspetto incredibile ed è un attore incredibile. Ha dato tutt’altra dimensione al nostro Francis. E inoltre, avere una persona di lingua olandese che parla francese era importante per noi, così il Belgio può essere rappresentato in tutte le sue lingue. Oltre a lui abbiamo anche attori con esperienze diverse: Frédéric Imberti, un grande attore teatrale, Vanessa Guide, che appare in molte commedie francesi, altri attori e attrici belgi come Tom Audenaert, Hande Kodja, Mourade Zeguendi, o Jason Chicandier per cui questo è il suo primo film. Abbiamo anche degli attori non professionisti: è qualcosa che mi piace molto, il modo in cui riescono ad aggiungere una dose extra di realtà. In effetti, tutti i piccoli ruoli erano dei grandi ruoli.

Qual è stata la sfida più grande di questo film sul fronte della produzione?
Essere riuscito a sviluppare il film dal punto di vista finanziario per me è quasi un miracolo. È stata una vera e propria corsa ad ostacoli, abbiamo dovuto fare delle concessioni, passare da 40 giorni di riprese a 25, rivedere la sceneggiatura… Ma è un’avventura incredibile e questa energia ha di gran lunga alimentato il film. E poi abbiamo avuto una squadra incredibile. È un puzzle in cui tutti i pezzi si incastrano e tutti hanno la stessa importanza. Questa solidarietà è ciò che costituisce il DNA belga dei film, sono tutti allo stesso livello. L’unione fa la forza è il nostro motto per una buona ragione. Certo, David è francese, ma possiamo dire che è belga nel cuore. D’altronde a me sembra che scriva con un tocco belga!

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(Tradotto dal francese da Sara Baroudi)

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