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LOCARNO 2021 Cineasti del Presente

Araceli Lemos • Regista di Holy Emy

“Volevamo che fosse il più fedele possibile alla realtà della comunità filippina”

di 

- La regista greca racconta la storia intima di due sorelle filippine in Grecia che devono proteggere il loro legame dal mondo esterno

Araceli Lemos • Regista di Holy Emy

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, della regista greca Araceli Lemos, è stato presentato in anteprima al Locarno Film Festival di quest'anno nella sezione dedicata ai giovani cineasti, Cineasti del Presente. La regista arricchisce questa storia di formazione con uno studio delle sfere sociali ed esamina diverse forme di credenze. Abbiamo parlato con lei della sua ricerca, della comunità filippina in Grecia e delle attrici che ha scelto per incarnare i ruoli principali nella storia.

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Cineuropa: Come è entrata in contatto con questi ambienti specifici?
Araceli Lemos:
L'ambiente greco lo conosco, perché ci sono cresciuta. La casa della signorina Christina assomiglia molto alla casa in cui ho vissuto, anche se è esagerata. Mia madre a un certo punto si è ammalata e ha cercato rifugio in una comunità di guaritori. Li ha invitati a casa sua e quindi anche io sono entrata in contatto con loro. Per quanto riguarda i filippini, è più difficile. La loro comunità è molto forte in Grecia, ma è chiusa e introversa. Li vedevo regolarmente in città, ma non avevo accesso a loro. Ora c'è una seconda generazione di filippini nati in Grecia. Sono molto incuriosita dalle loro abitudini, e anche se è ancora molto difficile entrare in questo mondo, sono stata tenace e finalmente sono riuscita a dare un'occhiata al suo interno.

Che cosa l’ha interessata di più della storia?
Sono interessata ai rituali di diversi gruppi. Cosa è reale, cosa è magia? Come reagisce il nostro corpo alla spiritualità e alla fede? Mi è piaciuto anche il rapporto tra le sorelle e i loro diversi approcci alla religione. La protagonista Emy affronta una grande trasformazione. All'inizio è molto legata a sua sorella, dormono abbracciate nello stesso letto. Poi arriva un uomo e porta via il corpo di Teresa da Emy. Ciò significa che Emy deve trovare conforto altrove. Forse nel suo stesso corpo.

La sorella di Emy lavora in una pescheria e si innamora di un venditore di pesce. Il pesce può essere un simbolo religioso.
In realtà non avevo intenzione di usarlo in modo simbolico, all'inizio. L'idea mi è venuta abbastanza spontaneamente. Ma poi ho capito che ha molti significati. È associato al porto, ad esempio, che è un ingresso per tutti gli immigrati che vengono in Grecia. I filippini sono marinai e sono entrati in contatto con i greci attraverso l'attività di navigazione. Il pesce è inoltre legato a Cristo, ma è anche simbolo di fertilità presente nei tarocchi. Unisce il mio interesse sia per le tradizioni cristiane che per quelle più pagane.

Entrambe le sorelle sono sotto pressione, ma sembra che gli altri non apprezzino molto questa cosa. È d'accordo?
Questa è una visione interessante. Ed è vero, Emy dice alla sorella "Faccio tutto per te". Non sa che gli altri vogliono approfittare di lei a causa del suo dono. Il dono è estenuante, le persone si aspettano che lo offra agli altri senza chiedere nulla in cambio. Ma a un certo punto, smette con i suoi obblighi. Vuole essere vista, accettata così com'è.

Come ha trovato le attrici per le due sorelle?
Ho trovato Abigael Loma, che interpreta Emy, alla scuola filippina di Atene. All'epoca aveva diciannove anni e non aveva esperienza nella recitazione. Non è stato facile convincerla, visto che la comunità è molto conservatrice e lei è molto timida. Ma è stato bello averla, dal momento che poteva offrire al personaggio il background giusto. Al contrario, Hasmine Killip, che interpreta sua sorella, è un'attrice professionista delle Filippine. Non riusciva a relazionarsi con la sensazione di essere un'estranea nella società greca. Ma le due avevano una buona dinamica e si supportavano molto bene.

Il film presenta alcuni elementi fantastici ma rimane molto radicato nella cruda realtà. Come ha sviluppato questo contrasto?
Ci sono voluti diversi anni per costruire le basi del film. Volevamo che fosse il più fedele possibile alle realtà della comunità filippina. Abbiamo trascorso molto tempo lì, compresi i costumisti e gli scenografi. Volevamo permettere alle persone di collaborare all'immagine che avremmo creato della comunità. La magia veniva quindi dagli elementi che erano già presenti. Volevamo che non fosse chiaro se le cose siano frutto di allucinazione dei personaggi o se accadano davvero. La storia doveva sembrare un mito.

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(Tradotto dall'inglese)

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