email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2021 Semaine de la Critique

Constance Meyer • Regista di Robuste

"Volevo filmare questi due corpi e raccontare la solitudine di questi due personaggi"

di 

- CANNES 2021: La cineasta francese parla del suo primo lungometraggio, presentato in apertura della 60ma Semaine de la Critique

Constance Meyer  • Regista di Robuste

Incentrato su una storia dolce-amara che parla di una star del cinema che sta invecchiando e di una giovane guardia del corpo incaricata di proteggerla, Robuste [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Constance Meyer
scheda film
]
 è il primo lungometraggio della regista francese Constance Meyer. Il film è stato presentato in apertura della 60ma Semaine de la Critique del 74mo Festival di Cannes.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Cineuropa: Da dove è nata l’idea del film, e ha scritto la sceneggiatura pensando a Gérard Depardieu?
Constance Meyer
: Sì, l’ho scritta pensando a lui e a Déborah Lukumuena, e a loro due insieme. Sono loro che mi hanno dato l’ispirazione per questo film. Quanto all’idea iniziale, non lo so veramente. Credo che volessi semplicemente filmare questi due corpi e raccontare la solitudine di questi due personaggi, un tema che avevo già esplorato nei miei cortometraggi. Avevo anche un’immagine in testa a cui non riuscivo a smettere di pensare, quella di un uomo molto robusto svenuto tra le braccia di una donna e dicevo a me stessa che questa donna lo salvava, lo sosteneva. Sono partita da quest’immagine e ho costruito la sceneggiatura attorno all’incontro di questi due personaggi.

Il film ruota attorno a delle polarità molto forti (classe sociale, età, colore della pelle, lavoro) che nascondono delle similitudini profonde che fanno avvicinare i due personaggi.
Trovo sia sempre interessante mettere a confronto personaggi che in apparenza non hanno molte cose in comune l’uno con l’altro. Non volevo parlare necessariamente delle differenze di estrazione sociale poiché il film non tratta di questo aspetto: è più un film incentrato sull’intimità dei due personaggi che si crea man mano che si incontrano. Ma in effetti, queste grandi differenze, questi quasi contrasti fanno come da sfondo, e ciò alimenta enormemente il loro incontro. Poiché quando incontriamo persone che ci assomigliano, è meno divertente, meno interessante, meno cinematografico.

Quanto è ispirato il personaggio di Georges al vero Gérard Depardieu?
Tutte le scene sono inventate. Nulla è stato ricreato come qualcosa che avessi visto e ricreato. Ma vi è moltissimo di Gérard, di ciò che ho potuto osservare, sentire o vedere di lui, senza dovermi rifare a un documentario o a una biografia. Volevo trarre ispirazione da lui per creare un personaggio di finzione. Inoltre, Gérard è qualcuno che crea sempre illusione e finzione: ogni sua presa di parola è motivata ed è come se lasciasse sempre una parte di sé. La sua intimità, la sua verità, nessuno la conosce tranne lui. Mi sono detta che ad ogni modo, aveva già recitato tutto, che era talmente esauriente che era quasi più intimo condurlo verso qualcosa che per certi versi lo ricordasse senza che fosse proprio lui. D’altronde quando ha visto il film, parlando del suo personaggio, ha detto “questo tipo, è un po’ coglione, un po’ egoista”. E non parlava di se stesso, bensì del suo personaggio.

Lei conosce il mondo del cinema che è quello di Georges, ma che dire del mondo del personaggio di Aïssa: il suo lavoro nella sicurezza e la lotta come pratica sportiva di alto livello?
Io adoro le arti marziali e gli sport da combattimento da spettatrice. Ho frequentato molto un club di lotta non lontano da casa mia e ho incontrato Didier un uomo incredibile che mi ha parlato ampiamente di questo sport. Ho assistito ad alcuni allenamenti ed è lui che ha allenato Déborah, svolgendo un ruolo molto importante per tutta la preparazione del film. Trovavo anche che vi fosse una metafora della recitazione nella lotta poiché c’è un faccia a faccia. Nella lotta, ci sono due persone che si guardano, che si girano attorno, che cercano di afferrarsi, e trovavo che ciò ricordasse stranamente una versione selvaggia del mestiere dell’attore. Questo mi ha affascinato molto. Quanto al mestiere della guardia del corpo di Aïssa, è perché adoro mondi diversi: la polizia, le guardie del corpo, i lottatori, gli attori.

L’arredamento della casa di Georges è molto importante. Quali erano le sue principali intenzioni in termini di scenografia ?
Questa casa rappresentava un elemento cruciale: è un personaggio del film. Era necessario che fosse presente e che racchiudesse tutti i personaggi, che esistesse quasi a prescindere da loro, che si avesse la sensazione che fosse sempre stata lì e che sempre lo sarà. Abbiamo cercato a lungo prima di trovare questa casa realizzata da un architetto folle, costruita come un disco volante. Assomiglia a un ventre, a una barca, e presenta molte vetrate. La messa in scena è stato molto influenzata dalla scelta di questo arredamento poiché vi erano ovunque vetrate arrotondate, dunque i riflessi hanno complicato il lavoro del microfonista, del tecnico del suono e del direttore della fotografia che doveva gestire gli ingressi di luce. Ma ciò ha dato al film una vera atmosfera.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese da Ilaria Croce)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy