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SXSW 2021

Alex Noyer • Regista di Sound of Violence

"Potrei andare dalla gente e dire: 'Il mio film parla di un'assassina che fa musica attraverso gli omicidi che commette'"

di 

- Di slasher finnico-americani ce ne sono pochi di questi tempi, quindi abbiamo colto l'occasione per approfondire questo prima della sua anteprima al SXSW

Alex Noyer  • Regista di Sound of Violence

Non capita tutti i giorni di sentire parlare di slasher finnico-americani, ma c’è Alex Noyer a colmare questa lacuna. “Sono finlandese! Mia madre è finlandese, e anche il produttore Hannu Aukia è un finlandese – ce ne sono parecchi in Sound of Violence [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Alex Noyer
scheda film
]
, ci dice prima della première mondiale ospitata dal SXSW. Con la sua opera ci racconta di una ragazza che, a seguito di una tragedia avvenuta nell’infanzia, persegue una carriera nella musica in modo molto poco ortodosso.

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Cineuropa: È buffo che facciamo questa intervista dopo tutte quelle nomination agli Oscar per Sound of Metal. La gente sta finalmente iniziando ad apprezzare qualcosa di diverso dalle semplici immagini?
Alex Noyer:
È un film fantastico, ed è interessante che abbiamo questi titoli così simili e trattiamo entrambi della perdita dell'udito. Ho girato un documentario intitolato 808, parlava di una drum-machine che ha rivoluzionato l'hip-hop. Quella drum-machine mi ha assorbito totalmente, così ho iniziato a sviluppare un progetto horror. “Ehi, sai una cosa? Dopo cinque anni passati a documentare una drum-machine, che ne dici se ci uccido qualcuno?”. Questo ha portato al cortometraggio Conductor.

La gente ha apprezzato gli effetti cinematografici, ma io ero più interessato al personaggio. Ho iniziato a lavorare al suo universo e al suo passato. A volte, quando la tua idea si spiega in una frase, tutto il processo di sviluppo si accelera. Potrei dire alla gente: "Il mio film parla di un’assassina che fa musica con i suoi omicidi".

Sarebbe un buon biglietto da visita! Ma stavo anche pensando a qualcuno come Buffalo Bill nel Silenzio degli innocenti, ossessionato dall'idea di un "abito da donna".
Alexis [interpretata da Jasmin Savoy Brown] è molto dedita alla sua arte. Volevo che fosse un'artista piuttosto che una serial killer, anche se la sua arte provoca danni collaterali. Il film parla anche di questo, dell'arte contro la realtà ma anche di capire quello che ci vuole per realizzare le proprie ambizioni.

Mio padre è un pittore, e quando parli con un artista di quello che fa, è come se si accendesse la luce. Mi piace pensare di esacerbare la realtà nel mio lavoro, e il viaggio creativo è comunque intrinsecamente distruttivo – aveva solo bisogno di essere spinto più in là. Volevo anche che le persone si sentissero combattute sul tema. Parlando con alcuni produttori di film horror, ho detto che cambiare il paradigma, scegliere il punto di vista dell'assassino fosse una sfida molto stimolante. È così che ho convinto Jasmin ad accettare la parte: non è stato solo uno spargimento di sangue gratuito.

Ha usato il suono per rendere certe scene molto più violente e brutali. Come pensava di raggiungere lo scopo senza che tutto diventasse troppo esagerato e scivolasse nella commedia?
Ero circondato da persone fantastiche e, mentre realizzavamo il cortometraggio, avevamo già studiato come combinare le scene di omicidio con la musica. Non potevamo spingerci troppo in là, ma si doveva notare. Ho collaborato con Jussi Tegelman, un altro finlandese, e sapevamo come dare alle scene il carattere che ci voleva senza distogliere l’attenzione dal personaggio. La stessa cosa con Jaakko Manninen – un altro finlandese! – Alexander Burke e Omar El-Deeb, che hanno prodotto le musiche di accompagnamento al percorso sperimentale di Alexis. Volevamo che la musica prendesse il pubblico, senza per questo urlare al pubblico.

Ogni volta che la protagonista sente questi suoni, la reazione è quasi orgasmica. Assassini che ottengono soddisfazione sessuale dalle loro azioni: con protagonisti maschili, credo sia qualcosa che abbiamo già visto.
Non ho mai visto un uomo con una tale sensibilità nell’omicidio. Sono cresciuto circondato da donne che mi hanno ispirato, anche se nessuna di loro è un'assassina. Come padre di due figlie, molte delle mie storie hanno protagoniste femminili. Non potrei mai immaginare Alexis come uomo. Quando abbiamo inserito la condizione di sinestesia, non era intesa come connotazione sessuale, ma come un’esaltazione artistica. Mi è stato detto che non c'era sensualità nella storia, ma invece c'è – nella passione per l'arte.

Volevo che fosse tutto credibile, anche se in un modo strano. Quando superiamo il limite con la violenza, la sottraiamo alla realtà. Quando la prendiamo troppo sul serio, perdiamo il brivido artistico dell'assassino. Ho letto che gli scrittori dell'orrore non celebrano mai la violenza, la denunciano. Non è per glorificarla, ma per buttarla fuori. E ancora, come padre di due figlie, che ora sono troppo giovani ma un giorno guarderanno questo film, spero che si sentiranno legittimate. Non certo ad avere un raptus violento, ma a dare sfogo alla creatività.

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(Tradotto dall'inglese da Virginia Leo)

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