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BERLINALE 2021 Forum

Álvaro Gurrea • Regista di Ancient Soul

"Ho iniziato a girare come se fossi posseduto"

di 

- BERLINALE 2021: Parliamo con il regista emergente che ha girato il suo primo film ibrido (metà finzione, metà realtà) immerso nella splendida cornice naturale dell'Indonesia e con attori locali

Álvaro Gurrea  • Regista di Ancient Soul

Álvaro Gurrea (Barcellona, 1988) debutta nel lungometraggio con Ancient Soul [+leggi anche:
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, film girato a Giava orientale (Indonesia), dove ha vissuto per anni, e interpretato da attori non professionisti, che hanno iniettato parte di se stessi in una trama scritta dal regista. Il film partecipa alla sezione Forum della 71ma Berlinale.

Cineuropa: Adesso che è a Barcellona, avrebbe voglia di tornare in Indonesia?
Álvaro Gurrea:
Mi piacerebbe... ma quel paese è chiuso dall'inizio della pandemia. Non sono più tornato dalla fine del 2019 e siamo sempre in attesa di vedere quando riaprirà. Adesso puoi andare, ma con visti che costano una fortuna, quindi per ora non lo mettiamo in conto. Appena posso, tornerò.

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Ma come è arrivato in un posto così remoto?
Lavoravo qui a Barcellona, ​​ma un po’ di cose stavano cominciando a venir fuori laggiù, dove avevo iniziato a passare un po’ di tempo. La mia ragazza, che è una stilista di moda, ha iniziato a costruire il suo marchio lì e abbiamo iniziato a viverci cinque mesi all'anno. Quando ho scoperto il vulcano ho iniziato con il film: cinque anni fa. Da allora ci sono state più riprese: ogni anno ci sono andato una o due volte, da solo o con un'altra persona. Alla fine del 2019 abbiamo girato con una squadra: fonico, assistente alla regia e art director. Da lì nasce il 90% del film, dove si condensa tutto ciò che abbiamo appreso, pensato e sviluppato nelle molteplici riprese precedenti.

Questa sua evoluzione, l’hanno vissuta anche gli attori di Ancient Soul?
Alla pari, perché quando abbiamo iniziato, io ero un regista tanto quanto loro erano attori: non avevo mai girato un film, non avevo fatto video né avevo partecipato a un lungometraggio di qualcun altro. La mia ignoranza del cinema era totale, durante quel viaggio ho avuto il mio primo insegnante (Álex Fernández) e ho fatto un master in documentario creativo all'Università Pompeu Fabra, a Barcellona: poi la mia conoscenza del cinema è cresciuta molto. Allo stesso tempo, loro si sono abituati a lavorare con la telecamera e sono finiti per essere dei bravi attori, interpretando molto bene i ruoli che interpretano nel film, che sono loro stessi ma con una storia di fantasia.

È stato quindi l'incontro con il vulcano che l’ha spinta a girare?
Nel vulcano nasce l'impulso: ci sono arrivato perché mi ci hanno portato alcuni amici della zona. È stata una sorpresa: siamo arrivati ​​di notte, come turisti qualsiasi, ed è stata un'esperienza rivelatrice, qualcosa di misterioso e inspiegabile. In quel periodo scattavo foto, senza grandi ambizioni, ma quando mi sono ritrovato in quello scenario ho iniziato a filmare come un posseduto.

Manuel Muñoz Rivas ha lavorato al montaggio: lui già guardava al paesaggio con una sensibilità particolare nel suo film El mar nos mira de lejos [+leggi anche:
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. Come è nata questa collaborazione?
Il lavoro con Manuel è stato molto importante. Rocío Mesa, la produttrice, conosceva il suo lavoro ed è stato chiaro fin dall'inizio che era la persona giusta per montare questo film. Siamo stati fortunati che fosse interessato e che abbia accettato, perché non avevo lavori precedenti da mostrargli, ma a Manuel è piaciuto quello che ha visto e si è imbarcato nel progetto, il che è stato fondamentale: ho imparato molto da lui, dalla sua capacità di riflettere su film e immagini. Ha capito il film quando nessun altro lo capiva. Gli mandammo un primo montaggio che avevo fatto e lui rispose raccontandoci quello che ci aveva visto, dimostrando di aver capito quello che stavo cercando di raccontare. Poi è passato all'essenziale e ha estratto dal film ciò che era più rilevante.

Come si è sentito quando ha saputo di essere stato selezionato alla Berlinale?
Abbiamo partecipato al WIP Europa del Festival di San Sebastian e c'era un collaboratore del Forum che è uscito entusiasta dal film e questo mi ha emozionato molto. Poi lo hanno visto finito e lo hanno selezionato; è stata una gioia immensa. Che la Berlinale si svolga in due fasi e che a giugno possiamo condividerlo con un pubblico dal vivo, ci rende entusiasti. Ci siamo abituati ad accettare che ciò che sta accadendo è incontrollabile e che non si può opporre troppa resistenza a questa situazione che ci travolge completamente. Quindi, siamo molto fortunati ad essere a Berlino e accettiamo il fatto che sia un festival atípico – come tutto l’ultimo anno, del resto – e lo accettiamo con relativa calma. Ma abbiamo molta voglia di andare a giugno: visto che è un film tropicale, vederlo in estate, con un clima più adatto, può avere più senso.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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