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GÖTEBORG 2021

Lisa Jespersen • Regista di Persona Non Grata

"È un’osservazione spiritosa, non denigratoria"

di 

- Abbiamo parlato con la regista danese per saperne di più sul suo film, presentato in prima mondiale al Göteborg Film Festival

Lisa Jespersen • Regista di Persona Non Grata

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, proiettato in anteprima mondiale al Göteborg Film Festival, Laura (Rosalinde Mynster) è in procinto di cambiare nome e pubblicare un libro, ma quando torna a casa per il matrimonio del fratello, il passato torna a bussare alla sua porta – soprattutto grazie alla futura sposa, ovvero colei che la bullizzava da bambina, e al fatto che, ancora una volta, a nessuno importa delle sue lamentele. Abbiamo parlato di questo film con la regista Lisa Jespersen.

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Cineuropa: I matrimoni rappresentano un’ambientazione perfetta per dare voce ai traumi infantili e alle questioni irrisolte. Perché ha voluto tornare su questo argomento?
Lisa Jespersen: Inizialmente lavorai all’idea di una donna che torna a casa per preparare un esame di filosofia. Poi realizzai che, in questo modo, il film si sarebbe eccessivamente basato sui dialoghi, e che i personaggi avrebbero parlato tutto il tempo dei propri problemi. Avevo bisogno di un rito che tutti conoscono, e il matrimonio include la preparazione, una festa e i discorsi; in questo modo, crea spazio per lo humor, in quanto, in queste occasioni, le persone tendono a comportarsi come se tutto fosse perfetto – una bomba potrebbe scoppiare nel bel mezzo di un matrimonio e tutti fingerebbero che vada tutto bene. Mi piace ridere di cose che, generalmente, riteniamo piuttosto serie.

Durante questo tipo di cerimonie, nessuno avrebbe il coraggio di parlare onestamente; e questo è ciò che rende il film non semplice da vedere, mentre Laura incalza e ripiomba nel passato.
È una subdola bomba a orologeria. Lei torna a casa, e desidera che i genitori comprendano quanto è stata difficile per lei l’infanzia, ma nessuno l’ascolta, poiché tutti guardano al passato in modi diversi. Poi il matrimonio inizia, e ad un certo punto rischia veramente di passare il limite.

È stato piuttosto difficile renderla il personaggio che il pubblico ama, comprende, e per il quale prova empatia. Non solo si comporta in un modo davvero infantile, ma è anche molto bella – è difficile lavorare con attori che sono molto attraenti, mentre i loro personaggi stanno attraversando una crisi esistenziale. “Perché è così difficile per te? Coraggio!” Eppure, potevo percepire l’eco della solitudine dovuta all’essere la pecora nera della famiglia, così diversa da tutti gli altri. Attraverso Rosalinde ho raccontato la mia vita, poiché tutto il film si basa sulla mia esperienza, e lei ne ha compreso l’importanza. Infatti, ha continuato a mantenere e a ribadire questa solitudine. Laura non sente neppure di aver trovato pienamente sé stessa in questo contesto urbano; non ha un posto dove sentirsi sicura, e ciò la porta a prendere decisioni drastiche.

Perché ha scelto la Danimarca rurale, che in apparenza “non esiste”? Nella maggior parte delle storie, le ragazze di città approdano in campagna per cercare sé stesse e ritornare ai valori semplici; ma questo non sembra accadere in questo caso.
In questo modo derido ancor di più la sua vita cittadina, e tutto è cominciato perché sono cresciuta in campagna e non me ne sono potuta allontanare abbastanza in fretta. Mi sono trasferita da adolescente, ho scoperto questa cultura totalmente diversa, e mi sono sentita così ispirata [ride]. Ogni volta che tornavo alla fattoria, desideravo mostrare ai miei genitori le cose che non conoscevano, finendo per diventare persino fastidiosa. Tutte le domande che ci poniamo mentre siamo in città, tutte queste “riflessioni interiori”, non sono neppure salutari. A volte può essere utile non parlare delle cose, ma semplicemente lasciare che la vita scorra. Questa è la mentalità che c’è là fuori e che porto con me. Si tratta di un conflitto interiore.

C’è qualcosa di estremamente divertente nelle persone che continuano a rimuginare sulle cose. Secondo lei, ciò dipende anche dall’indifferenza che Laura incontra e dal fatto che nessuno abbia letto il libro, che lei considera così controverso?
Il fatto che non sia lei il centro del mondo è un affronto per Laura, ma le persone, ovviamente, hanno i loro problemi. Lei crede che questa donna le abbia rovinato l’infanzia, per poi realizzare che a Catrine è andata molto peggio. In tutto questo, mi sono ispirata molto a Woody Allen, ma senza ferire nessuno: è un’osservazione spiritosa, non denigratoria, e il più delle volte le battute riguardano me. Lo humor del film è fortemente basato sulla cultura danese, per cui sono felice di sentire che viene ancora percepito. Dopotutto, il tornare a casa, alle proprie radici, è un tema universale.

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(Tradotto dall'inglese da Gaia De Antoni)

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