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DOCPOINT 2021

Suvi West • Regista di Eatnameamet - Our Silent Struggle

"Ogni generazione Sámi ha avuto persone che combattevano"

di 

- Abbiamo parlato con la regista del titolo proiettato a DocPoint di ciò di cui molti preferirebbero non parlare

Suvi West • Regista di Eatnameamet - Our Silent Struggle
(© Katriina Haikala)

Dalle marce per le strade alle assemblee ordinarie nei municipi, nel documentario intitolato Eatnameamet - Our Silent Struggle [+leggi anche:
intervista: Suvi West
scheda film
]
(prodotto da Janne Niskala e Vaski Filmi), Suvi West segue la lotta dei Sami per la loro cultura e la loro terra. È una lotta che, anche in Finlandia, va avanti da anni. Il film è stato presentato al festival DocPoint 2021.

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Cineuropa: Anche se nel film si parla di una "lotta silenziosa", in realtà questa lotta non è più così silenziosa. Ha notato questo cambiamento nelle persone?
Suvi West:
Ho iniziato a lavorarci cinque anni fa e fu proprio allora che la situazione diventò insopportabile. Se volevano preservare la loro cultura, le persone dovevano comportarsi come attivisti. Avrei dovuto lavorare su un altro film, invece decisi di concentrarmi su questo. In un certo senso, sentivo il bisogno di unirmi alla lotta. Ogni generazione Sami si è trovata in quella situazione e ogni generazione ha avuto persone che combattevano, nonostante l'appartenenza alla popolazione Sami venisse percepita con vergogna. Questa "lotta silenziosa" va avanti ormai da centinaia di anni e in futuro ci saranno altri che combatteranno al nostro posto. Da giovani è più facile attirare l'attenzione o avere accesso a strumenti utili. Ma ci sono sempre state persone che hanno lottato e non credo che le nuove generazioni possano prendersi tutto il merito. Quando ho passato in rassegna gli archivi, ho avuto modo di vederli parlare. È grazie a loro che esistiamo ancora.

Quando si parla di lottare per i propri diritti o la propria identità, vengono subito in mente proteste violente. Ma lei è riuscita a dimostrare quanto importanti possano essere quelle noiose assemblee municipali!
Gli istituti Sami e i politici locali ci hanno permesso di prendere parte alle assemblee, ma è stato più difficile con le riunioni di stato finlandesi. Spesso siamo stati in grado di filmare solo i primi 20 minuti delle riunioni, ma quando si iniziava ad affrontare il nocciolo della questione, venivamo cacciati. Penso che sia fondamentale dimostrare che tutto ha importanza. È davvero di cruciale importanza che quelle persone siano sedute lì a negoziare con chi detiene il potere. Bisogna cercare di ottenere tutto il possibile: abbiamo bisogno di attivismo, di politica e pedagogia, abbiamo bisogno che le maestre d'asilo facciano del loro meglio per preservare la lingua. Sarebbe stato scorretto mostrare solo alcune manifestazioni; non abbiamo mai preso in considerazione questa opzione.

Per quanto riguarda i costumi tradizionali, le persone preferiscono usarli solo nelle occasioni speciali. Vederli vestiti in quel modo mentre discutono, per esempio, di una presentazione PowerPoint, è un passo importante?
Penso che sia naturale. Non volevo rendere nessuno esotico, perché è proprio così che eravamo rappresentati nei film. Personalmente, non indosso il mio vestito tradizionale al di fuori della regione Sami. Vivo a Helsinki e rischierei di diventare un'attrazione turistica. Non voglio essere ridotta a un oggetto; lo sono stata per tutta la mia vita.

Gli esempi di appropriazione culturale che presenta nel film sono interessanti perché chi ne è accusato non capisce che quello è un problema. Invece, spesso si incoraggia la gente, per esempio una donna in TV, a "mettere in mostra il proprio costume Sami".
È davvero strano e il cambiamento procede lentamente. Il dibattito è più incentrato su qualcuno che indossa un abito tradizionale falso, per poi chiederne conto alla popolazione Sami. È un modo di fare molto superficiale. Una volta che metti in luce quanto problematico sia questo comportamento, ecco che arriva un'ondata di odio. Invece di concentrarmi su questo, volevo concentrarmi su quello che ciò sta provocando, ovvero l'incitamento all'odio.

Lo vedono chiaramente come una parte dell'eredità culturale finlandese. È così difficile per le persone notare la differenza?
La cultura Sami e la Lapponia giocano un ruolo importante nel modo in cui la Finlandia viene commercializzata. I Sami sono visti come una proprietà finlandesi. So che questi problemi c'erano anche negli anni '60 e '70, quindi non so davvero perché ho deciso di girare questo film proprio ora. Sono una persona emotiva, quindi immagino di aver iniziato a sentire il dolore e la disperazione della mia gente. Non ce la facevo più, dovevo fare qualcosa. È sempre la stessa lotta, ma ha nomi diversi.

I paesi nordici sono visti come una sorta di paradiso moderno. Immagino che il dibattito sia così complesso proprio perché nessuno vuole che questa immagine cambi?
I finlandesi non studiano la nostra cultura a scuola: sanno di più sulle popolazioni indigene degli Stati Uniti. Gli è stato detto, più volte, che la Finlandia non ha fatto nulla di male, che sono loro quelli ad esser sempre stati oppressi. Quando ho iniziato a parlarne con alcuni miei colleghi, si sono arrabbiati: "Cosa c'entra la colonizzazione con la Finlandia?!". Anche quando cercavo montatori per il film, ho avuto l'impressione che non mi credessero.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Rossetti)

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