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SAN SEBASTIAN 2020 New Directors

Piotr Domalewski • Regista di I Never Cry

"Non scelgo davvero un soggetto o una storia; mi concentro su un tema"

di 

- Cineuropa ha parlato con Piotr Domalewski, il cui secondo film, I Never Cry, è stato presentato nella sezione New Directors di San Sebastian ed è uscito nella sua nativa Polonia a fine settembre

Piotr Domalewski  • Regista di I Never Cry

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, ha esordito nei cinema locali il 25 Settembre, mentre la prima mondiale ha avuto luogo al Festival di San Sebastian nella sezione Nuovi Registi. Attualmente, Domalewski sta facendo gli ultimi ritocchi alla serie originale Netflix, Sexify, che ha co-diretto con Kalina Alabrudzińska.

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Cineuropa: Nella scena iniziale di I Never Cry, la protagonista, Ola, non supera il suo esame di guida per la terza volta. Quante volte lo hai fatto prima di passarlo?
Piotr Domalewski: Ho passato l’esame al primo tentativo, ma è stato un colpo di fortuna. Feci un errore durante l’esame, e pensai di non meritarmi la patente. Avevo diciassette anni, ma ricordo ancora quando rientrai a casa e dissi a mio padre che lo avevo passato ma che non me lo meritavo, e iniziai a piangere. Probabilmente questa è stata l’ultima volta che ho pianto in vita mia. Per inciso, ho fatto lo stesso errore durante l’esame che il mio personaggio ha fatto nel film, solo che lei è stata bocciata e io no.

Hai messo altro della tua vita in I Never Cry?
Ci sono tre elementi nella storia che sono ispirati da qualcosa che ho vissuto o assistito. Un mio amico è il figlio di un emigrante, ed è dovuto andare all’estero per recuperare la salma di suo padre. Questo è uno. Il secondo elemento è il fatto che sono cresciuto in una zona della Polonia dove migliaia di persone sono emigrate per lavoro, quindi conosco bene molte famiglie di, come vengono chiamati,“euro-orfani”. Ultimo ma non meno importante – la mia protagonista è in cerca della sua relazione con il padre distante. Ho quattro sorelle, e le ho viste avere difficoltà con la stessa cosa, anche se nostro padre era in Polonia, faceva tre lavori per supportare la famiglia. Era casa, ma allo stesso tempo non c’era.

Perché hai scelto una protagonista donna? Non è una scelta ovvia nel cinema polacco.
Ho creato delle circostanze abbastanza impegnative per il personaggio principale, e mi sentivo che una protagonista, mi avrebbe dato una sfera emotiva migliore e più grande. Le emozioni sono qualcosa che mi interessano immensamente, e mi ci focalizzo nella mia narrazione. Ho pensato che viaggiare all’estero per recuperare la salma del proprio padre sarebbe stata una cosa più difficile da affrontare per una ragazza adolescente piuttosto che per un ragazzo, per tante ragioni. In più, il protagonista del mio primo film è un uomo, quindi mi è sembrato naturale focalizzarmi su una donna questa volta.

Zofia Stafiej, la quale recita Ola, appare sullo schermo per la prima volta nel tuo film. Cosa ti ha fatto credere che sarebbe stata la ragazza giusta per questa parte?
Più di mille e duecento persone sono venute all’audizione, ho scelto Zofia tra un gruppo veramente grande. Lei ha avuto la forza d’animo, sensitività e freschezza, necessarie per questa parte. Ha anche vissuto a Dublino per due anni con il padre, il quale era lì per lavoro, mentre sua madre e suo fratello rimasero in Polonia. Avendo vissuto un'esperienza di “rottura familiare” temporanea, sapeva esattamente di cosa trattasse la storia.

Sembra che I Never Cry sia il primo film che parla della migrazione economica di massa che ha cambiato la vita di migliaia di polacchi dopo che il paese è entrato a far parte dell’Unione Europea nel 2005. Perché secondo te nessuno ha mai affrontato questa tematica prima?
È più una questione di come e perché i registi scelgono i soggetti per i loro film. Credo che adesso, sempre più artisti stanno cercando tematiche “più grandi” e personaggi “fuori dall’ordinario”, il che non fa proprio per me. Personalmente, non scelgo un soggetto o una storia vera e propria; io mi concentro su un argomento. E in questo caso, è stato il tema della ricerca di un legame perduto con un genitore distante. Mi è sembrato che la storia degli “euro-orfani” fosse perfetta per questo. Non è così semplice fare un film sulle persone “ordinarie”, in particolare quando si tratta di convincere produttori e coloro che decidono, di supportare questo tipo di film. Ma fortunatamente sono riuscito a farlo.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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