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SAN SEBASTIAN 2020 New Directors

Ben Sharrock • Regista di Limbo

"Ho iniziato a mettere in discussione le rappresentazioni disumanizzanti dei rifugiati"

di 

- Il regista Ben Sharrock rivela come il suo secondo film, Limbo, sia diventato una storia di rifugiati raccontata in uno stile comico impassibile

Ben Sharrock  • Regista di Limbo
(© Jorge Fuembuena/Festival de San Sebastián)

Mostrato nella sezione New Directors al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastian, Limbo [+leggi anche:
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, di Ben Sharrock, racconta la storia di un giovane musicista siriano che cerca asilo in Scozia. Sentendosi sempre più tormentato dall’essere etichettato come “rifugiato”, inizia a soffrire per la perdita della propria identità. Il film ha vinto il premio TMC Youth Award (controlla le news).

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Cineuropa: Quale è la genesi di Limbo?
Ben Sharrock
: È iniziato con un forte desiderio personale di fare un film che, generalmente parlando, toccasse il tema della “crisi dei rifugiati” focalizzandosi nell’esperienza umana individuale di un richiedente asilo siriano. Mi sono laureato in Arabo e Politica, e come parte della laurea, ho vissuto a Damasco l’anno prima dell’inizio della guerra civile. All’università, ho scritto la mia dissertazione sulla rappresentazione degli Arabi e Musulmani nel cinema e televisione in America. Quando la “crisi dei rifugiati” diventò molto prevalente nei media, ho cominciati a mettere in discussione la rappresentazione disumanizzante dei rifugiati – una massa di persone senza faccia che veniva demonizzata o commiserata. Insieme alla mia produttrice, Irune Gurtubai, abbiamo lavorato in dei campi per rifugiati con una NGO nel sud dell’Algeria, in concomitanza con un viaggio per fare delle ricerche per un cortometraggio che poi è non è stato fatto. Il nostro progetto si focalizzava sull'identità dell’essere un rifugiato. Dopo ciò, ho deciso di iniziare a scrivere un copione con una lunga lista di cosa che volevo evitare – sensazionalizzare il soggetto e usare un personaggio occidentale come veicolo per raccontare questa storia erano in cima alla lista.

Notevolmente, hai catturato il tutto con uno stile comico senza espressioni.
Veritiero alla mia sensibilità e stile come cineasta, doveva avere elementi assurdi, e volevo anche usare l’umorismo. La maggior parte di queste assurdità, sono infatti basate sulla realtà. I richiedenti asilo che vengono mandati su di una remota isola scozzese è finzione, ma è una cosa comune per i richiedenti asilo nel nord Europa di essere mandati in comunità remote.

Come hai realizzato questo stile?
Per ottenere ciò, è importante che gli attori abbiano il loro stile di questo umorismo. Deve essere parte di loro stessi. Le facce sono estremamente importanti per me. Guardo i miei in modo linguistico e ho un approccio molto formalista. Spesso, fare film si tratta di rendere cose fluide o dinamiche, ma per creare questo tipo di umorismo, devi usare il processo di produzione per creare disagio con i mezzi che hai a disposizione. Inquadrature planimetriche, lunghezza focale e un attento bloccaggio sono un buon inizio.

Come hai fatto le tue ricerche sui centri per rifugiati?
Condurre ricerche importati e di valore era collegato a capire le persone che avevano vissuto il sistema dell’asilo e pensare a loro al di sopra delle cose relative all’essere rifugiati. C’è materiale in abbondanza a riguardo in documentari, libri, testi accademici e articoli di giornale. Ho consumato tutto ciò che potevo per più di un anno e incontrato persone che hanno attraversato il sistema dell’asilo nel Regno Unito, e in più, ho incontrato persone che lavorano con ONG che lavorano con rifugiati giornalmente. Ho trovato una connessione con la storia di un individuo in particolare, riguardante nello specifico l’attenzione all’identità. La sua storia mi ha toccato immensamente e mi ha veramente connesso con il percorso interiore di Omar. Lui, assieme ad altri rifugiati in Scozia, hanno finito per lasciare Uist per essere nel film.

È stato speciale vedere Limbo a San Sebastián? 
Zinemaldia è un festival veramente speciale per me perché la mia carriera è iniziata qua con Pikadero [+leggi anche:
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intervista: Ben Sharrock
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. Il festival ha spinto il nostro piccolo film in lingua basca nel circuito dei festival internazionale e creato dei titoli critici nei giornali quando ne avevamo veramente bisogno. Siamo stati in grado di fare Limbo grazie a Pikadero, e in qualche modo Pikadero è diventato ciò che è diventato grazie al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastian e al supporto di José Luis Rebordinos. È stata una grande opportunità per noi di mostrare il film a un pubblico al cinema ed essere lì ad assistere ciò. È stato veramente un dono durante questi tempi di COVID.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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