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Francia

Maïmouna Doucouré • Regista di Donne ai primi passi

"Questo non è uno spot di prevenzione"

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- La regista francese Maïmouna Doucouré parla del suo primo lungometraggio, Donne ai primi passi, premiato a Sundance e Berlino e venduto a Netflix, in arrivo nelle sale francesi

Maïmouna Doucouré • Regista di Donne ai primi passi

Vincitore del premio per la miglior regia World Cinema Dramatic al Sundance Festival e di una menzione speciale Generation Kplus a Berlino, Donne ai primi passi [+leggi anche:
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intervista: Maïmouna Doucouré
scheda film
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è il primo lungometraggio di Maïmouna Doucouré. Guidato da Bien ou Bien Productions, il film uscirà nelle sale francesi il 19 agosto con Bac Films.

Cineuropa: Come è nata l'idea di Donne ai primi passi?
Maïmouna Doucouré:
Il giorno in cui ho visto un gruppo di ragazze di 11 anni a una festa di quartiere salire sul palco e ballare in modo molto sensuale, con abiti molto corti. Ero piuttosto scioccata e mi chiedevo se fossero consapevoli dello stato di disponibilità sessuale che trasmettevano. Tra il pubblico c'erano anche mamme più tradizionali, alcune donne velate: è stato un vero shock culturale. Sono rimasta sbalordita e ho pensato alla mia infanzia poiché mi facevo molte domande sulla mia femminilità, muovendomi tra due culture, la mia cultura senegalese che mi viene dai miei genitori e la mia cultura occidentale. Ma avevo bisogno della versione 2020 di questa gioventù, quindi per un anno e mezzo ho fermato gruppi di ragazze per strada, a volte nelle scuole o quando le associazioni mi aprivano le porte. Le ho registrate o filmate quando avevo il permesso dei genitori, e ho raccolto le loro storie, i loro racconti, per sapere dove si collocavano da bambine, da ragazze, da future donne, come si ponevano nella società con le loro amiche, le loro famiglie, a scuola, con i social network. Sono tutte queste storie che hanno alimentato la scrittura di Donne ai primi passi.

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Il film è molto attento a non esprimere giudizi.
Sì, perché non è uno spot di prevenzione. È soprattutto il ritratto senza concessioni di una ragazzina di 11 anni immersa in un mondo che le impone dei diktat. Era molto importante non giudicare queste ragazze, ma prima capirle, ascoltarle, dare loro una voce, tenere conto della complessità di ciò che possono vivere nella società, e tutto questo parallelamente con la loro infanzia che è ancora lì, la loro immaginazione, la loro innocenza.

Lei denuncia l'impatto dei social network a questa età.
Durante le mie ricerche, ho constatato che tutte le ragazze che ho incontrato si espongono sui social network. E con i nuovi codici cambia il modo di presentarsi. Ho scoperto che ragazze molto giovani avevano 400.000 persone che le seguivano sui social e ho cercato di capire perché. Non c'era un motivo particolare se non il fatto che avevano pubblicato foto sexy o comunque di nudo: è questo che ha portato loro questa "celebrità". Oggi, più una donna è sexy e più è "oggettivata", più ha valore agli occhi della rete. E quando hai 11 anni, non capisci davvero tutti questi meccanismi, ma tendi a imitare, a fare la stessa cosa per avere un risultato simile. Trovo che sia urgente parlarne, aprire il dibattito sull'argomento.

Ritirando il suo premio al Sundance, ha fatto un discorso molto forte sul ruolo delle donne e sulla diversità nel cinema.
È necessario parlarne. Sappiamo che c'è un problema e non è nascondendo i nostri volti che si va avanti. Abbiamo bisogno di più modelli, in posizioni più alte. Vedere una donna presidente della Repubblica, donne astronaute, ingegnere: questi modelli sono indispensabili nella costruzione delle bambine, essenziali per aprire il loro immaginario. In questo, penso che il cinema abbia un ruolo importante da svolgere. In compenso, non mi sono mai sentita così francese come negli Stati Uniti. Lì, sono una regista francese. Certo, si discute la questione del posto delle donne, ma la nozione di diversità non viene particolarmente sollevata. In Francia, ho la sensazione che ci siano film di fantascienza, drammi, commedie, ecc., e un altro genere: il genere diversità. Dobbiamo parlarne oggi perché le cose cambino, ma non saremo davvero contente e non molleremo la presa fino a quando quel genere diversità non sarà scomparso. Perché nessuno vuole, ad esempio, essere selezionato in un festival per motivi di discriminazione positiva. Che tu sia una donna, che tu provenga dalla diversità, ciò che conta è che le nostre opere siano pienamente riconosciute artisticamente, per quello che sono e non per quello che rappresentiamo.

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(Tradotto dal francese)

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