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Polonia

Piotr Adamski • Regista di Eastern

"Ero curioso di vedere se termini come 'codice d'onore' o 'vendetta' fossero ancora importanti e comprensibili nel nostro mondo contemporaneo"

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- Abbiamo parlato con il regista e sceneggiatore Piotr Adamski, il cui film di debutto, Eastern, è uscito nei cinema polacchi il 26 giugno

Piotr Adamski  • Regista di Eastern

Cineuropa ha parlato con Piotr Adamski del suo film di debutto Eastern [+leggi anche:
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che ha vinto il premio per il miglior film e per il miglior regista all’Ischia Film Festival di quest’anno ed è uscito il 26 giugno nelle sale in Polonia, il suo paese nativo. Come Cineuropa ha appreso ufficiosamente, il film sarà presentato ad alcuni altri festival internazionali quest’estate e in autunno.

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Cineuropa: Le protagoniste del suo film sono delle ragazze armate, appaiono anche nel poster. È un’immagine vivida, intrigante. Quando ha deciso che sarebbero state il motore di Eastern?
Piotr Adamski:
L’ho deciso molto presto. La mia idea iniziale era uno scontro tra due mondi, due campi, diciamo: quello della Polonia contemporanea contro quello della vendetta rituale. La società in Eastern è estremamente patriarcale, perciò la cosa più logica era che i ribelli fossero due giovani ragazze. È stata una scelta intuitiva, non ho pianificato di fare un film “western femminile”, come l’hanno chiamato dopo la sua anteprima. Inoltre, essendo un uomo eterosessuale, penso che sullo schermo sia più interessante vedere dei personaggi rappresentati da ragazze o donne. Ciò non significa che in futuro non farò film con uomini. D’altronde, sto già lavorando su una storia con un protagonista maschile.

Ha inventato lei le regole per la vendetta che costituiscono la società in Eastern? Sono davvero rigide, è letteralmente “una vita per una vita”.
Mi sono ispirato a una legge comune dell’epoca medievale; era di una tribù di montagna di pastori che viveva nell’attuale Albania. Si chiamava kanun e il fatto che questa comunità fosse cattolica è abbastanza curioso. Nel film si tratta di vedere come questo codice possa risuonare nella società moderna polacca. Ero curioso di vedere il risultato di questo miscuglio e se dei termini come “codice d’onore” o “vendetta” fossero ancora importanti e comprensibili nel nostro mondo contemporaneo.

E lo sono?
Ho osservato un intenso sfruttamento di questi concetti, specialmente tra i politici conservatori e populisti, e quelli che generano questo tipo di narrazione. Usano termini come “onore” in modo davvero cinico e non sembrano avere una profonda comprensione di ciò che rappresenti realmente. E questo significato profondo non si adatta veramente al mondo moderno. Comunemente, “onore” significa avere un comportamento corretto e degno senza il quale ci sarebbe una punizione. Secondo me oggi sarebbe davvero difficile applicare questa definizione di onore, visto che promuoviamo dei punti di vista diversi e altri valori. Questo termine non è adatto eppure, almeno in Polonia, sentiamo sempre i gruppi politici ripetere le stesse tre parole: “Dio, onore, patria”.

Quando il suo film è uscito è stato comparato a Dogtooth [+leggi anche:
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di Yorgos Lanthimos. Si è davvero ispirato a questa storia mentre realizzava il suo film?
Questo paragone mi segue ovunque io vada… Rispetto la New Wave greca, è un tipo di cinema davvero difficile, e secondo me i film di Lanthimos sono i più accessibili. Non mi sono ispirato a lui, ma capisco da dove sorge questo paragone. Sia Dogtooth che Eastern sono concettuali: combinano due realtà diverse e creano sullo schermo dei mondi bizzarri. Questo modo di pensare proviene dal mio background in quanto artista visivo, anche le mie opere erano concettuali.

Il suo cortometraggio era ambientato in una galleria d’arte. L’opera d’arte principale rappresentava un artista morente sdraiato su un letto d’ospedale.
Anche questa rappresentazione metteva in contrasto due campi diversi, quello personale e quello profano della galleria d’arte. Queste combinazioni strane, questi ibridi, ci evocano qualcosa. Non possiamo capire con chiarezza cos’è e definirlo, ma apportano un certo tipo di gioia e di malessere. Per me, in quanto artista, questa ambiguità è interessante perché non so mai dove può portare. Nel caso di Eastern, si è decisamente creato uno spazio per gli spettatori: possono venire al cinema e “passeggiare” per questo mondo strano.

In Eastern, oltre alle due ragazze armate, c’è anche l’attore Marcin Czarnik che interpreta il padre di una di loro. Gli spettatori europei l’hanno visto in due film di László Nemes e hanno probabilmente notato che ha una forte presenza sullo schermo. Come avete collaborato insieme?
Il concetto iniziale per me e il mio co-autore Michał Grochowiak era che in questo mondo le persone non mostrano le loro emozioni, ma le reprimono. Le emozioni scoppiano solo durante la vendetta. Per cui abbiamo insistito sul fatto che tutti gli elementi del film dovessero essere freddi e calmi, per renderlo consistente. Ho chiesto a Marcin Czarnik di calmare le sue emozioni perché è molto espressivo. Dopo aver capito l’idea e la costruzione del mondo, la nostra collaborazione è stata eccellente. Ha cantato una canzone in modo meraviglioso [la si può sentire nel trailer] e l’ho aggiunta allo script due giorni prima delle riprese perché sentivo che mancasse qualcosa.

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(Tradotto dall'inglese da Sara Baroudi)

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