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GÖTEBORG 2020

Åsa Sjöström • Regista di The Last Circus Princess

"Le famiglie circensi stanno sempre insieme"

di 

- Cineuropa ha parlato con la fotografa e neo regista Åsa Sjöström, che presenta The Last Circus Princess al Göteborg Film Festival

Åsa Sjöström  • Regista di The Last Circus Princess

Nel film The Last Circus Princess [+leggi anche:
intervista: Åsa Sjöström
scheda film
]
, presentato al Göteborg Film Festival, nel concorso Documentari nordici, Åsa Sjöström punta i riflettori sulle donne del Cirkus Rhodin, uno degli ultimi rimasti in Svezia, gestito dalla settima generazione di circensi che non vogliono smettere.

Cineuropa: Cosa l’ha spinta a mostrare qualcosa divenuto ormai alquanto impopolare? La tendenza ora è essere contro il circo, piuttosto che rimpiangerne la scomparsa.
Åsa Sjöström: Ho cercato di non concentrarmi troppo su questa idea diffusa che il circo abusi degli animali. I miei personaggi ne parlano, ma ho deciso di mostrarli ugualmente, e di mostrare il modo in cui li trattano. Infatti, sembra che gli animali si divertano, come potrà confermare chiunque veda questo film.

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Quando ero una bambina, i miei genitori mi portavano al circo. Sono un’amante dei cavalli e tutt’ora pratico equitazione. All’epoca non mi chiedevo se gli animali fossero trattati bene o male. Il mio film non mostra la mia opinione politica, ma solo una delle ragioni per cui il circo, come cultura, sta morendo. Ci sono persone buone e cattive ovunque. Non si è mai avuta la possibilità di ascoltare coloro che stanno dietro a tutto questo, che in questo caso, sono donne – è un mondo matriarcale, il che è abbastanza insolito. Quando nasci all’interno di una cultura che sta lentamente scomparendo, come sopravvivi? Sono rimasti solo due circhi in Svezia, per questo ho reputato importante dargli voce.

Sebbene Simona, l’eroina di cui si parla nel titolo, sia molto giovane, è come se vivesse ancora nel passato, parlando dei giorni di gloria di sua madre e di sua nonna come fossero i suoi.
Pochi decenni fa, il circo era molto grande, le persone si vestivano bene e intere città venivano a vederlo. Ora invece, sono costretti a muoversi verso piccoli paesi in cui non c’è nient’altro da fare. Molti di quelli che vogliono continuare, anche senza animali, si trovano in difficoltà. Possiamo dire che la popolazione rurale lo conosce ancora un po’, mentre a Stoccolma, i bambini probabilmente non sanno neppure cosa sia un circo tradizionale! Ma il Cirkus Rhodin l’anno scorso ha iniziato la stagione a Malmö, e credo che lo farà di nuovo. Potrebbe essere una nuova moda per i genitori come me, per esempio – che vogliamo solo che i nostri figli alzino lo sguardo dall’iPad o dall’iPhone una volta tanto e vedano la vita reale.

A un certo punto, dicono che non gli è concesso affiggere i poster, non possono dunque informare le persone sull’arrivo del circo. Perché mostrare le documentazioni, le richieste di autorizzazione, che sono la parte meno eccitante di tutto questo?
Per loro, è un lavoro normale. Da operatrice culturale, è qualcosa che comprendo e riconosco, anche se nel mio caso almeno non ho a che fare con persone che a volte odiano quello che faccio. Sono rimasta affascinata dal modo in cui stavano cercando di sopravvivere. Queste donne sono nate lì dentro e sono delle combattenti. Non conoscono altro all’infuori di questo – vogliono continuare con questa tradizione a tutti i costi, anche se diventasse impossibile. Finché ci sarà un qualsiasi tipo di pubblico, non molleranno.

Proprio come ha fatto lei, girando un road movie!
Viaggiavo con la mia macchina, e molto spesso ci dormivo anche. Poi ho noleggiato un furgoncino, così da poter dormire come si deve [ride]. Generalmente lavoro come fotografa e questo è il mio primo documentario, quindi ovviamente non sono potuta stare con loro tutto il tempo. Devo comunque pagare le bollette. Ogni volta che me ne andavo, mi chiamavano dicendo “Ti stai perdendo tante cose!”. Ho imparato molto durante la produzione di questo film. Mi ha sempre affascinato lo storytelling, e quando hai tempo da dedicare a un progetto, il risultato è più sincero, immagino. Inizi a provare le emozioni degli altri.

Crede che questo particolare stile di vita, il non avere un’abitazione fissa, per esempio, dia a queste donne più libertà?
Sono molto indipendenti, si fidano solamente di loro stesse. Diana, la madre di Simona, gestisce il circo, [la sua partner] Irene si prende cura di tutto ciò che deve esser fatto, mentre Simona è la star. Queste famiglie circensi stanno sempre insieme. Sono rimasta affascinata dall’effetto che mi hanno fatto queste donne, anche perché mi piace mostrare le donne in tutto quello che faccio. E sì, credo che esse si sentano molto libere.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Morettini)

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