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GOLDEN ROSE 2019

Lachezar Avramov • Regista di A Picture with Yuki

"Vedere la realtà a cui siamo abituati attraverso gli occhi di uno straniero era davvero allettante"

di 

- Abbiamo parlato con Lachezar Avramov, regista bulgaro il cui film A Picture with Yuki ha ottenuto una menzione speciale al Golden Rose Film Festival di quest'anno

Lachezar Avramov  • Regista di A Picture with Yuki

Il primo lungometraggio del regista bulgaro Lachezar Avramov, A Picture with Yuki [+leggi anche:
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intervista: Lachezar Avramov
scheda film
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, è stato presentato in anteprima mondiale nel concorso principale del Sofia International Film Festival a marzo, e ha appena partecipato al 37° Golden Rose Film Festival, una manifestazione organizzata dal Bulgarian National Film Center come una vetrina dei migliori e più recenti film locali. Ecco cosa ha detto Avramov del fatto di lavorare con attori e attrici dilettanti della comunità rom e del mix di energie mai visto prima nel suo film.

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Cineuropa: Come è arrivato a questa prima collaborazione tra Bulgaria e Giappone?
Lachezar Avramov:
Beh, il film non era progettato come coproduzione con il Giappone quando abbiamo iniziato. In realtà, quando Kiki Sugino e Kosuke Ono [i coproduttori giapponesi del film] hanno letto la sceneggiatura, l'hanno davvero amata, e l'idea di coprodurre il film è nata da loro. Abbiamo iniziato a lavorare al progetto circa sette anni fa... Un po' troppo tempo per un film, ma questa è la vita. Ho letto il racconto di Miroslav Penkov sul quale il film è basato lo stesso giorno in cui il suo libro è arrivato nelle librerie, e semplicemente mi sono innamorato della storia e dei personaggi. Ho contattato Miroslav, poi [il co-sceneggiatore] Dimitar Stoyanovich ha aderito al progetto e abbiamo iniziato a lavorare alla sceneggiatura. E sette anni dopo, eccoci qui!

Ha scelto attori non professionisti della comunità rom. Come avete lavorato insieme?
Gli attori, ovviamente, sono stati una vera sfida. Sapevamo fin dall'inizio che la specificità della storia non ci avrebbe permesso di lavorare con attori professionisti in molte sue parti. Qui è molto importante menzionare la nostra direttrice casting, Jovana Ilieva. Ha fatto un lavoro fantastico, e una parte enorme della sensazione generale e del look del film lo dobbiamo a lei. Ma è stato un processo davvero difficile. Abbiamo fatto infinite prove con i personaggi principali e per me, personalmente, gli attori non professionisti rappresentano il più grande successo del film.

Per quanto riguarda la protagonista femminile giapponese, pensa che comprendiamo meglio noi stessi quando ci vediamo attraverso gli occhi di qualcuno di un'altra cultura? O forse diventiamo ciechi rispetto alle cose che vediamo ogni giorno?
Il personaggio era giapponese nel racconto originale. In realtà, è un po' autobiografico per Miroslav [Penkov], poiché è sposato con una donna giapponese nella vita reale. Ma mi è piaciuta questa strana miscela fin dall'inizio: un uomo bulgaro sposato con una donna asiatica in un villaggio pieno di zingari. Sembrava davvero insolito, e le possibilità erano infinite. Lo scontro tra culture, tra prospettive... Il fatto che reagiamo diversamente a problemi simili solo a causa della nostra educazione, non importa se siamo "brave persone" o no. E, naturalmente, vedere la realtà a cui siamo così abituati attraverso gli occhi di uno straniero era davvero allettante.

Il suo film è stato proiettato a Sofia a marzo e poi è stato distribuito in Bulgaria ad aprile. Si può dire che abbia scatenato un dibattito sul pregiudizio della società bulgara contro la comunità rom?
In realtà, sono incredibilmente felice che il pubblico sia stato in grado di vedere attraverso il "conflitto sociale" della storia e guardare il vero tema del film. Ovviamente, alcune delle reazioni sono state: "Questa è propaganda gitana" e "Hai fatto sembrare i bulgari cattivi", ma la maggior parte delle persone con cui ho avuto la possibilità di parlare sono rimaste davvero toccate dal vero cuore del film e da quello di cui parla davvero: perdono, umiltà e, soprattutto, la perdita della nostra connessione con Dio. Il fatto che il film abbia indotto le persone a pensare è senza dubbio un grande complimento per me come cineasta.

Come descriverebbe il processo di realizzazione di un primo lungometraggio in Bulgaria?
Fare film è molto, molto difficile. Molte persone credono che girare un film sia un'esperienza leggera, divertente e gioiosa, piena di attrici e feste promiscue. In realtà, è l'opposto assoluto: una lotta senza fine con il tempo, il meteo, le persone in vari stati d'animo e problemi di ogni sorta. È un processo molto complicato e preciso che richiede un'immensa concentrazione e una forza fisica e psicologica. Penso che chiunque sia mai stato sul set di un film per più di un giorno lo possa confermare.

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(Tradotto dall'inglese)

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