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Mark Jenkin • Regista di Bait

"La gente può vedere quello che vuole nel film; ora il film è del pubblico"

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- Abbiamo incontrato il regista britannico Mark Jenkin per parlare del suo ultimo film acclamato dalla critica, Bait, che esce oggi nel Regno Unito

Mark Jenkin • Regista di Bait

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di Mark Jenkin esce oggi nel Regno Unito. Di recente, ha vinto sia il Premio della Giuria che il Premio del Pubblico al New Horizons Film Festival di Wroclaw, in Polonia. Jenkin è uno dei numerosi registi che desta clamore nell’industria cinematografica cornico-britannica, creando produzioni uniche, che scrive, dirige, gira, monta e talvolta persino orchestra. In realtà, non sembra esserci nulla che non possa fare. Bait è una delle esperienze cinematografiche più singolari dell’anno.

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Cineuropa: Bait è un film sulla Brexit?
Mark Jenkin: No; perché lo chiedi? Si riferisce ad altre cose che sono state scritte?

Molte persone hanno scritto di come questo film affronti questioni legate alla Brexit.
Direi che la logica è stata invertita, il che non significa che non sia valida. Ma certamente non era questa la mia intenzione. Detto questo, penso che qualsiasi film tu stia girando in questo momento avrà una certa rilevanza per la situazione attuale, e quella attuale è la Brexit. Se avessi realizzato il film prima del 2016, la gente direbbe ancora che questo film parla di austerità? Qualunque sia il problema diffuso al momento, le persone potrebbero collegare il film a quello. Ma non mi dà fastidio, perché la gente può vedere quello che vuole nel film; ora il film è del pubblico.

La pellicola è girata in 16 mm ed è in bianco e nero; possiede questo stile unico, e lei stesso ha montato il film. Perché ha voluto girare su pellicola?
Ho una passione per il cinema da quando avevo 17 o 18 anni; a quel tempo, giravo in Super 8, spedivo le cartucce in Germania e ricevevo in cambio il film. Quando sono arrivati i video digitali di fascia bassa, mi ci sono davvero fissato, quindi giravo in mini-DV, un formato che mi piace ancora, ma con cui non ho girato per anni. Poi sono passato alle fotocamere digitali di fascia alta, ma non mi piaceva il workflow che vi si accompagnava e non gradivo particolarmente l’estetica. Così ho deciso di tornare a girare su pellicola, che era il mio primo amore. Questo era limitante in termini di possibilità di lavoro perché tanti laboratori avevano chiuso. Pertanto, se volevi usare la pellicola, dovevi trovare un modo per svilupparla da solo.

Ha scritto, diretto, montato e fotografato il film, ha realizzato la colonna sonora, e presumo lei abbia contribuito alla distribuzione: è un maniaco del controllo?
Sì! Ho un approccio molto infantile nel fare film. Quando ho iniziato, ho preso in prestito una videocamera VHS dalla biblioteca della mia zona e due di noi hanno iniziato a fare film. Quindi uno doveva starci dentro, e l’altra persona faceva tutto il resto: filmarlo, creare il suono e la sceneggiatura, tutta quella roba. Ho conservato quella gioia infantile di essere coinvolto in ogni aspetto della cinematografia, che penso risalga ai primi pionieri del cinema.

Com’è stato girare il film in Cornovaglia? È una storia specifica su quella parte del paese?
Io ci vivo, ma il film non è pensato per essere ambientato in un luogo specifico. In realtà non menzioniamo la Cornovaglia nel film, anche se so che l’abbiamo pubblicizzata essendo girato lì. Ma penso che potrebbe essere ovunque.

Mostra una comunità che è stata completamente spezzata a tal punto che ora i pub aprono soltanto nei mesi estivi, poiché non c’è abbastanza gente in giro al di fuori della stagione turistica.
Il denaro fa girare il mondo. Viviamo in una società in cui il denaro è fondamentale e i soldi sono la chiave di lettura di questo film. Penso che sia rappresentato in due modi: uno come denaro reale, come le banconote e le monete, e poi il denaro che non vedi. Mi piace mostrare i soldi che cambiano di mano e lo faccio molto nei primi piani. Con il pescatore è solo una piccola quantità di denaro che passa da una mano all’altra; con Sandra, invece, vedi solo lei che picchietta sui tasti del suo portatile. Gestisce la sua attività attraverso quel laptop, e con esso sposta in giro i suoi soldi e paga le bollette. Non ci sono soldi veri fino al momento in cui lei si sente in colpa per l’aragosta rubata e paga qualcosa in contanti, e per farlo, sale su per la collina ed entra nel loro mondo. Spero che possiate vedere il contrasto tra quei due mondi semplicemente attraverso il denaro.

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(Tradotto dall'inglese da Chantal Gisi)

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