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LOCARNO 2019 Concorso

Rúnar Rúnarsson • Regista di Echo

"Fare Echo è stato come tuffarsi in una piscina profonda nel buio totale"

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- Cineuropa ha incontrato il regista islandese Rúnar Rúnarsson che sta presentando il suo ultimo film, Echo, a Locarno

Rúnar Rúnarsson • Regista di Echo

Anche se è ambientato nel periodo natalizio, l'esperimento cinematografico di Rúnar Rúnarsson, presentato nel Concorso internazionale del Festival di Locarno, non ha nulla a che fare con tutti i Love Actually e Babbo bastardo. Invece di un overdose di zucchero, Echo [+leggi anche:
recensione
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intervista: Rúnar Rúnarsson
scheda film
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offre un ritratto di una società in 56 scene distinte che si svolgono alternativamente in campagna, in un museo, in un salotto perfettamente illuminato o su un’autostrada insolitamente sicura.

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Cineuropa: Prima di iniziare a parlare della struttura di Echo, volevo farle una domanda sul contesto delle vacanze natalizie. È quasi come se mostrasse l’altra faccia del Natale, concentrandosi sulle cose che le persone preferirebbero nascondere.
Rúnar Rúnarsson:
Stavo lavorando a questo film da molto tempo; si scherzava sul fatto che mi sarebbe servito più di un anno per girarlo. Poi è arrivata la stagione del Natale. È come una lente d'ingrandimento delle nostre emozioni e, anche se si potrebbe dire che Echo è una specie di film natalizio d'autore, l'obiettivo principale era quello di trovare una visione contemporanea della società occidentale.

Sembra che ci sia spazio anche per un po’ di umorismo, ad esempio nella scena con i bambini che si esibiscono in una recita scolastica, con il piccolo Babbo Natale che chiede: "Vuoi un po' di Coca-Cola?" e si sente rispondere: "No, stiamo cercando Gesù bambino”.
Alcune cose nel film sono altamente costruite, ma altre sono state semplicemente catturate e gran parte di quell'umorismo proveniva da cose su cui non avevo assolutamente alcun controllo. Come con quei ragazzi che giocano a Monopoli, per esempio. Erano completamente ubriachi quando siamo andati a incontrarli, e anche se c'è molto umorismo nel modo in cui interagiscono tra loro, ci è voluta un'ora per girare la scena. Ciò che ha aiutato è stato che c'era una serie di regole per il film. Ad esempio, le location o i personaggi non potevano comparire due volte e non potevano esserci volti noti davanti alla telecamera. In realtà c'erano davvero poche persone con esperienza di recitazione. Abbiamo deciso di giocare con il modo in cui percepiamo la realtà, perché credo che ci siano più modi per mostrarla piuttosto che realizzando un semplice documentario d’osservazione.

Alcune scene sono più lunghe di altre. Erano pensate così sin dall’inizio?
Se avessero avuto tutte la stessa lunghezza, il film sarebbe sembrato solo una serie di cartoline. Volevo una dinamica diversa. Non ho mai girato un film come questo prima, quindi ovviamente è stata una sfida. Come tuffarsi in una piscina profonda nel buio totale. Avevamo più scene e alla fine non sono finite nel film perché non volevamo che fosse troppo lungo – non mi andava di annoiare la gente. E non è che stessi cercando alcune "verità assolute" – proprio come suggerisce il titolo, il film è un'eco della nostra società postmoderna. Una specie di film a mosaico in cui ogni scena è come una pietra che puoi raccogliere sulla spiaggia. Alcune possono avere una forma strana, altre possono essere belle, oppure qualcosa che pensavi fosse una pietra potrebbe effettivamente rivelarsi una bottiglia di Coca-Cola vecchia di trent’anni, levigata dalla sabbia e dall'oceano.

Questa struttura potrebbe essere vista come il sogno definitivo di ogni regista? Non è necessario concentrarsi solo su un lato della storia. Non c'è limite.
Era un modo completamente diverso di lavorare. Tutti i miei film, anche quelli brevi, hanno sempre questo personaggio principale presente in ogni scena, e tutto il resto è complementare alla sua storia. Qui elimino questo aspetto. Ma sì, è stata una sfida molto più grande di quanto avrei mai potuto prevedere.

Anche se, per contraddire un po’ quello che ho appena detto, in realtà c'è un personaggio principale in Echo: è la società. E la società è presente in ogni scena, con persone diverse che ritraggono i suoi numerosi aspetti.

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(Tradotto dall'inglese)

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