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Leonardo Mouramateus • Regista di Antonio One Two Three

“Non riesco neanche a ricordare che idea avessi dei miei film, prima di realizzarli”

di 

- Due anni dopo la sua prima proiezione a Rotterdam, Antonio One Two Three di Leonardo Mouramateus ha debuttato dove tutto cominciò, a Lisbona; abbiamo parlato con lui del film

Leonardo Mouramateus  • Regista di Antonio One Two Three

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, il primo lungometraggio portoghese-brasiliano di Leonardo Mouramateus, narra la storia di António (Mauro Soares) in tre dimensioni: tante quanti sono i ruoli che si trova a ricoprire. Il film non si limita a raccontare di un giovane che cammina per Lisbona, dei suoi (ri)incontri con amici e passanti e delle sue vicende di lavoro (o meglio, della sua assenza), ma parla soprattutto di relazioni umane e del mistero e della magia che avvolgono ogni vera storia d’amore. Cineuropa ha parlato con il regista della sua realizzazione e della première portoghese che ha appena avuto luogo grazie a Filmes do Asfalto.

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Cineuropa: Ha intrapreso il progetto di António Um Dois Três al suo arrivo a Lisbona. Come ha avuto inizio?
Leonardo Mouramateus:
António Um Dois Três non ha un’esatta data di nascita. Raccolgo dettagli, immagini e aneddoti che fanno parte della mia vita e di quella dei miei collaboratori, e inizio a dare forma a qualcosa che, specialmente durante la creazione del film, diventa sempre più visibile. In questo caso non era mia precisa intenzione realizzare un lungometraggio; sarebbe potuto diventare una serie, perché quello che volevo era che seguisse un personaggio in diversi episodi, e mi piaceva l’idea che non fossero troppo connessi tra loro.

Io ho riconosciuto una forte connessione tra gli episodi. Sembra che lei prenda un elemento per poi trasformarlo, ma senza sacrificare l’armonia dell’insieme.
Quello è avvenuto in seguito. Quando incontrai Miguel Ribeiro [il produttore] gli dissi che ci doveva essere un ragazzo in una stanza, che forse sarebbe uscito a fare un giro per la città. Nient’altro. Dal momento che il budget era molto ridotto, avevo anche pensato di realizzare il film in più riprese, un pezzetto per volta. Più tardi ho conosciuto Mauro, e la sua presenza fisica, il suo carisma e la sua immagine hanno completamente stravolto il film. Da quando abbiamo deciso di andare avanti nel progetto, ogni persona che si è aggiunta alla squadra ne ha immediatamente influenzato la creazione. All’inizio avevamo pensato di fare dei cortometraggi, ma a un certo punto ci siamo resi conto che avrebbe avuto molto più impatto presentarlo come un’opera unica. Probabilmente in un primo momento avevo determinate immagini di riferimento: lavoro più con le storyboard che con gli script. È quando abbiamo iniziato le prove, però, che l’idea iniziale si è trasformata del tutto. Non riesco neanche a ricordare quali immagini avessi in mente per i miei film, prima di realizzarli. Il film terminato, per me, è lo stesso che ho sempre immaginato.

Molte recensioni includono Lisbona tra i veri protagonisti del film, ma io non ho avuto questa sensazione. Qual è la sua idea in merito?
Ce lo ripetono in continuazione. In radio ho sentito dire quanto praticamente tutti i film ambientati a Lisbona offrano gli stessi paesaggi. Noi abbiamo girato in luoghi insoliti e mostrato qualcosa di più delle solite immagini da cartolina. Avevamo più a che fare con l’idea di “ah, questa è la strada che faccio tutti i giorni”. C’è una via di cui ci siamo innamorati, e l’abbiamo ripresa per ben tre volte: rua Damasceno Monteiro. Abbiamo filmato un punto preciso lungo la strada perché è incantevole, e l’ho scoperto un giorno mentre camminavo verso la Latoaria. Quella è una vera immagine da cartolina, per me.

Forse proprio grazie al suo metodo creativo è riuscito a creare un film quasi umanistico, che non parla solo di ragazzi o artisti ma della vita umana e delle relazioni. Cosa voleva comunicare con questo film?
Non riuscirei mai a rispondere a una domanda del genere, prima di fare un film. È la stessa che mi pongo sempre io. Un film non offre un solo punto di vista, è un invito. Non si rivolge tanto al mondo, riguarda piuttosto quello che desidero nella mia vita.

Il film è del 2017 e sta facendo solo ora, nel 2019, il suo debutto nelle sale. Come si è svolto il processo di distribuzione?
Siamo stati parecchio fortunati per quanto riguarda i festival. Speravamo di riuscire a farlo uscire prima, in Portogallo. Ha debuttato a marzo in Brasile, e ora eccoci qui. È un gran successo, viste le difficoltà che si incontrano di solito in questo paese a distribuire un film di questo taglio, a basso budget e dalle visioni radicali. La distribuzione sta attraversando un periodo di crisi, ma sono felicissimo all’idea che il film sarà reso disponibile sulle piattaforme di streaming entro la fine dell’anno: se lo abbiamo fatto, è perché il pubblico lo possa vedere.

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(Tradotto dall'inglese da Michela Roasio)

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