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LECCE 2019

Laura Luchetti • Regista di Fiore gemello

“Il dolore profondo non lo si può esprimere meglio che con il silenzio”

di 

- Abbiamo incontrato la regista Laura Luchetti al 20° Festival del cinema europeo di Lecce, dove il suo film Fiore gemello è stato proiettato come evento speciale

Laura Luchetti • Regista di Fiore gemello
(© Pietro Coccia)

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là dove il suo film aveva mosso i primi passi, in Puglia. Selezionato all’Apulia Film Forum dell’Apulia Film Commission quando era ancora in fase di scrittura, il secondo lungometraggio della regista romana (dopo Febbre da fieno [+leggi anche:
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nel 2011) ha poi avuto il suo debutto mondiale al Festival di Toronto, e dallo scorso settembre ha girato vari festival internazionali. Al 20° Festival del cinema europeo di Lecce, dove abbiamo incontrato la regista, è stato proiettato come evento speciale, prima della sua uscita italiana il 6 giugno con Fandango.

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Cineuropa: Da Toronto a oggi, qual è il bilancio di questi sette mesi di vita del film?
Laura Luchetti: Il film ha debuttato a Toronto nella sezione Discovery, che ha dato i natali a registi che io amo tantissimo, per me già questa era una benedizione. Lì si è aggiudicato anche una menzione d’onore FIPRESCI, un battesimo oltre ogni mia aspettativa. Fiore gemello ha poi girato tanto: Montpellier (dove è stato anche premiato come miglior film), Busan, il London Film Festival, e molti altri, e sta ancora girando tanto. Questo è di aiuto per un film che è davvero piccolo. La commozione di molti spettatori, soprattutto nei paesi nordici, è stata un grandissimo premio, così come gli abbracci ricevuti da persone che avevano vissuto esperienze simili. E’ stato bello quando un signore qui a Lecce mi ha detto che senza sapere chi avesse diretto il film, sentiva che era l’opera di una donna, perché c’erano cose fortissime che gli piacevano e che avevano un’impronta femminile.

Lei ci tiene a sottolineare che è un film che è stato fatto con molto amore.
C’è stato un grande lavoro di squadra, e una grande fiducia reciproca tra me e gli attori. Ho chiesto loro di fare cose forti ed era la prima volta che recitavano. Kalill Kone (che interpreta Basim, ndr) l’abbiamo trovato in un centro d’accoglienza a Cagliari, dove era arrivato su un barcone pochi mesi prima. Quando ha fatto il provino non ci sono stati dubbi, portava con sé un mondo, lui si rivedeva in quello che avevo scritto. In Anastasyia Bogach (Anna) ho sentito la stessa qualità di lui, quella della sopravvivenza, sono due esseri ferini. Anche lei era arrivata in Italia dall’Ucraina quando aveva 4 anni, a bordo di un camioncino.

Il film ha un tema di stretta attualità, ma è stato pensato molti anni fa.
Diciamo che Fiore gemello è il mio secondo primo film, in realtà l’avevo scritto prima di Febbre da fieno. Anni fa una ragazza molto giovane mi raccontò che a 14 anni fuggì in Inghilterra, scappava da un contesto violento. Mi ha colpito che una ragazzina affrontasse un percorso tanto lungo da sola. Facendo poi delle ricerche, mi sono imbattuta in questo fenomeno dei cosiddetti fantasmi, questi minori che sbarcano sulle nostre spiagge e poi spariscono. Ho immaginato cosa succederebbe se quella ragazza incontrasse uno di questi fantasmi, due mondi diversi, due lingue diverse, oltretutto lui è un migrante clandestino, lei la figlia di un trafficante di migranti. Un’amicizia apparentemente impossibile, ma che per loro diventa indispensabile.

Togliere la parola ad Anna è un’idea forte, rende più astratto il contesto, soprattutto a confronto con Basim, un personaggio che invece parla tutte le lingue.
Certi silenzi sono molto più fragorosi di molte parole. Il dolore profondo non lo si può esprimere meglio che con il silenzio. Una persona che aveva sofferto così tanto doveva inevitabilmente chiudersi al mondo. Questi due ragazzi dovranno infatti fare un gesto paradossalmente orribile per riprendersi l’innocenza rubata e avere un futuro come tutti gli altri. 

Il paesaggio della Sardegna è come un terzo protagonista del film, eppure la cinepresa rimane prevalentemente attaccata ai due protagonisti.
La Sardegna in questo film è un luogo dell’anima, un luogo pieno di sentimenti positivi e negativi, li bracca e li protegge allo stesso tempo. Ma questo per me è un film sulla pelle, gli odori, i piccoli movimenti del volto umano che servono per comunicare. Volevo stare sulla goccia di sudore, perché è l’unica cosa che possono capire l’uno dell’altra, volevo che le lenti si appannassero con il loro respiro. Loro vedono solo il loro mondo, la camera segue i loro sguardi.

Fiore gemello è un film molto naturalistico. Ma lei è anche regista di corti d’animazione: Bagni, Sugarlove… Il prossimo progetto è di finzione o d’animazione?
L’animazione è una mia grande passione, è l’espressione della mia parte più dolce e sognante, anche se qualcosa di nero c’è sempre. Fondamentalmente sono un’entusiasta e cerco di appropriarmi di tutti i canali di racconto possibili. L’animazione è un canale privilegiato, è una maniera per continuare tutta la vita a giocare con le bambole. Il prossimo film, di finzione, sarà la storia di una verginità che si difende, ambientato nel Nord Italia, di nuovo con dei giovani protagonisti. Lo sto scrivendo.

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