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BERLINALE 2019 Fuori concorso

André Téchiné • Regista di L'Adieu à la nuit

"Mi interessava partire da un documento grezzo per farne una finzione"

di 

- BERLINO 2019: André Téchiné ci parla di L'Adieu à la nuit, un film proiettato a Berlino fuori concorso che mette a confronto una nonna con il desiderio di suo nipote di unirsi alla jihad

André Téchiné  • Regista di L'Adieu à la nuit

In occasione della 69ma edizione del Festival di Berlino, abbiamo incontrato André Téchiné per parlare del suo approccio a un soggetto grave e attuale in L'Adieu à la nuit [+leggi anche:
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intervista: André Téchiné
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, proiettato fuori concorso.

Cineuropa: Che cosa l’ha spinta a concentrarsi sui giovani che partono per unirsi alla jihad in Siria?
André Téchiné: Molto spesso, quando faccio un film, temo che interessi solo a me, ma questo è un argomento che interessa tutti, quindi ho deciso di trattarlo, con un grande lavoro di documentazione e l’attenzione ai dettagli. Il punto di partenza sono state 60 ore di interviste con jihadisti, ognuno con la propria esperienza. Quindi, i dialoghi dei giovani jihadisti nel film non li ho affatto inventati: li ho prelevati nella materia vivente, nella realtà, e li ho innestati nei personaggi che dovevano incarnarli – perché ascoltando queste interviste, mi sono detto che il cinema poteva tracciare un quadro della situazione, dare corpo, volto, una presenza fisica a queste domande che tutti noi ci poniamo, che sono domande fondamentali nella nostra società. Per me è stato anche un approccio artistico: tradizionalmente, si parte da un racconto o da un romanzo per farne un adattamento; qui invece mi interessava partire da un reportage, un documento grezzo, per farne una finzione, un film.

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Lei affronta regolarmente il tema dell’adolescenza, ma questo film, a differenza di Quando hai 17 anni [+leggi anche:
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Q&A: André Téchiné
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, con lo stesso attore, Kacey Mottet Klein, non è un racconto di formazione.
Quello che trovo appassionante nell’adolescenza è la transizione giovanile, quel momento di metamorfosi in cui si perde l'identità di bambino, ma l'adulto non esiste ancora. È perché è in questa fase di transizione che il personaggio di Alex è in difficoltà, cerca dei punti di riferimento e decide di sradicarsi dal suo mondo d’infanzia per andare a mettere radici in un universo completamente nuovo e lontano. Inoltre, credo che se vuole fare la jihad, è anche perché si tratta di un'identità estremamente rigida (di guerrieri, uomini religiosi, persone che devono avere dei figli...) e questo lo rassicura.
Quindi, in realtà, questo non è per niente un film di formazione. Alex vuole sradicarsi, staccarsi dal suo ambiente familiare come rimuove e getta gli ornamenti dalla tomba di sua madre, per mettere radici nel cielo in qualche modo. La formazione, la faranno lì – ne parlano molto, d’altronde.

Di solito, le piace lavorare con gli stessi attori: è il suo secondo film con Mottet-Klein e il suo ottavo con Catherine Deneuve.
È il mio carattere, sono fedele alle attrici o agli attori che mi piacciono. Con Catherine Deneuve, voglio sempre ripetere l'esperienza, ma per fare film molto diversi. In generale, mi interessa mostrare ogni volta, con le attrici o gli attori che mi piacciono, volti diametralmente opposti. Ma c'è tra noi, con Catherine, una particolare complicità, una complicità molto segreta, che non passa attraverso le parole o un discorso intellettuale, che fa sì che ci capiamo a vicenda al volo e ci dà coraggio per rischiare avventure completamente nuove.

Ci si identifica fortemente con l'angoscia del suo personaggio, Muriel. È la nonna il personaggio principale, in un certo senso.
È un personaggio che combatte, lotta. Vuole assolutamente trovare un modo per salvare suo nipote, che è passato dall'altra parte. È così sconvolta da questa scoperta che perde un po’ la ragione (perché sequestrarlo è una cosa assurda!), e il suo tentativo di fargli incontrare il jihadista pentito è un fallimento. Allo stesso tempo, quando la sua lotta finisce, dice a se stessa che ha tradito, alla fine, il desiderio e il destino che suo nipote voleva (suo nipote che le dice "non hai il diritto di giudicarmi"), ed è questo che la sprofonda davvero nell'angoscia che vediamo alla fine. Quando riacquista la speranza con il jihadista che è tornato, si è rimesso in discussione e sta per godere di nuovo della libertà, penso che sia perché è il destino che lei vuole per suo nipote.

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(Tradotto dal francese)

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