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LES ARCS 2018

Ruben Östlund • Regista

"Bisogna rilanciare la cultura delle sale in Europa"

di 

- Lo svedese Ruben Östlund, presidente di giuria al 10° Les Arcs Film Festival, parla di cinema europeo, di piattaforme e del suo progetto The Triangle of Sadness

Ruben Östlund • Regista
(© Alexandra Fleurantin e Olivier-Monge / Les Arcs Film Festival)

Incontro con il cineasta svedese Ruben Östlund, Palma d’Oro a Cannes nel 2017 con The Square [+leggi anche:
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, in occasione del 10° Les Arcs Film Festival dove presiede la giuria della competizione, un ritorno per lui nella località alpina dove aveva girato il suo film precedente, Forza maggiore [+leggi anche:
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Cineuropa: A Cannes, subito dopo la sua Palma d'Oro, mi aveva detto che anche con un’ottima proposta, non avrebbe voluto fare un film negli Stati Uniti. Perché?
Ruben Östlund: Sono davvero due approcci diversi nel modo di definire cosa sia il cinema. Ci sono molte cose eccitanti nel cinema americano e anche se oggi non è lo stesso che negli anni '70 e '80, ad esempio, ci sono ancora alcuni registi il ​​cui stile è molto interessante. Ma in Europa, il cinema è sempre stato un modo per porre domande sul tipo di società che vogliamo e per cercare di capire cos'è l'essere umano. Il cinema europeo ha quindi molte più connessioni politiche con l'arte ed è ciò che preferisco. Inoltre, è il produttore la forza del film nella cultura cinematografica americana, mentre in Europa è l'autore. Oltretutto, ho la mia società di produzione che dirigo con il mio amico Erik Hemmendorff, quindi, anche se lavoro con un cast internazionale, sarà sempre sotto forma di un film svedese ed europeo. 

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Che dire della violenza sullo schermo, visto che finora non voleva che i personaggi venissero uccisi nei suoi film?
A proposito, ne ucciderò qualcuno nel mio prossimo film: una vecchia coppia svedese, ma sono venditori di armi e saranno uccisi da una granata di loro produzione. Devo ucciderli, mi dispiace (ride).

Ha iniziato a lavorare un po' in inglese con The Square e il suo prossimo film sarà girato interamente in inglese. Perché questa evoluzione?
Questo viene principalmente dagli attori. Ho cominciato con attori svedesi, poi ho realizzato film scandinavi con attori danesi e norvegesi, e ora ho deciso di fare appello ad attori europei e americani. L'obiettivo è comporre una specie di Real Madrid, come una squadra di 11 giocatori di diverse nazionalità. Per il casting del mio prossimo film, sono andato a Berlino, Parigi, Stoccolma, Copenhagen, Londra, New York e Los Angeles, in modo da comporre un ensemble molto bello. Tuttavia, per cercare di riunire un gruppo così colorato ed eccitante, è necessario l'inglese. Ero un po' nervoso all’idea di usare l'inglese perché temevo di perdere le sfumature, ma ho capito che era possibile. 

Cosa pensa del cambiamento nel panorama della distribuzione con l'ascesa delle piattaforme?
Nel complesso, non posso dire che mi turbi. Ciò che spero in particolare, riguardo alle piattaforme, è che il regista non affoghi in mezzo a tutti i film in generale e ai film prodotti sotto la bandiera della piattaforma in particolare. Sono anche un po' perplesso rispetto agli algoritmi, ai loro calcoli e alla quantità di informazioni su come gli utenti utilizzano la piattaforma. Vedremo cosa accadrà in futuro... Ma bisogna rilanciare la cultura delle sale in Europa perché uno dei problemi oggi è che le giovani generazioni devono sapere che le sale esistono. Penso che dobbiamo lavorare con le sale e non essere interessati solo alle grandi città. Dobbiamo lavorare molto duramente per ricostruire la cultura cinematografica in modo che la generazione attuale e la prossima capiscano che andare al cinema è un'esperienza. Perché l'unica ragione per cui il cinema è importante è che si guarda un film insieme. Se diamo uno sguardo a una casa svedese di oggi, ognuno guarda la propria piattaforma e non ci si riunisce nemmeno più per guardare la televisione, ad eccezione dell'Eurovision Song Contest. Quando si guarda qualcosa insieme, dopo se ne discute. 

A che punto è il suo progetto The Triangle of Sadness?
Stiamo finalizzando il casting. Non posso ancora rivelare i nomi, ma quello che posso dire è che ora ci sono più attori americani che europei. Le riprese inizieranno in primavera e dureranno 80 giorni. Ad ogni film, prometto al mio produttore e partner Erik Hemmendorff che il film sarà più modesto, ma ogni volta, alla fine ci sono una dozzina di giorni di riprese in più. Avendo The Triangle of Sadness il suo punto di partenza nel mondo della moda e come protagonisti due modelli, una donna e un uomo (due modelli che vedono avvicinarsi la fine della loro carriera e si fanno domande sul futuro, ndr), sarà alla settimana della moda di Milano. Poi la trama proseguirà su una nave da crociera di lusso con delle riprese probabilmente nel Mediterraneo, prima di finire su un'isola deserta che stiamo attualmente cercando nei Caraibi o in Thailandia.

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(Tradotto dal francese)

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