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SIVIGLIA 2018

Almudena Carracedo, Esther García • Regista e produttrice di El silencio de otros

"Spero che questo film smuova le coscienze e aiuti il dialogo"

di 

- Abbiamo parlato con due responsabili di El silencio de otros, candidato come miglior documentario agli European Film Awards: la co-regista Almudena Carracedo e la produttrice Esther García

Almudena Carracedo, Esther García  • Regista e produttrice di El silencio de otros
(© Concha de la Rosa/SEFF)

Una settimana prima della sua uscita nelle sale spagnole, è stata annunciata a Siviglia la nomination EFA come miglior documentario europeo per El silencio de otros [+leggi anche:
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, un'opera della cineasta di Madrid Almudena Carracedo e dell'americano Robert Bahar, già autori in precedenza di Made in L.A.. Stavolta hanno avuto il sostegno di El Deseo, la compagnia che i fratelli Agustín e Pedro Almodóvar gestiscono insieme a Esther García, recente vincitrice del Premio Nazionale della Cinematografia di Spagna. Qualche minuto prima della sua proiezione speciale al XV Festival del Cinema Europeo di Siviglia, abbiamo conversato con la regista e la produttrice.

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Cineuropa: Come avete accolto questa nomination?
Esther García:
È un enorme riconoscimento per un lavoro durato tanto tempo, il che è emozionante. Inoltre, poiché il documentario ha alle spalle una lunghissima carriera internazionale, iniziata al festival di Berlino lo scorso febbraio, abbiamo avuto molto sostegno da parte degli accademici internazionali, e ora speriamo che anche gli spagnoli sostengano El silencio de otros.

Sono quindi i premi Goya il prossimo obiettivo?
Almudena Carracedo:
Siamo in lizza. Quando abbiamo vinto l'Emmy con il film precedente, ho pensato che fosse bello per il film, che molte altre persone lo avrebbero visto grazie al premio, oltre all'attrattiva del messaggio del film.
E.G.: Questo è l'obiettivo principale del documentario: il dialogo, che può essere raggiunto solo se le persone, le istituzioni, le università lo vedono... tutto questo movimento attorno al dialogo è ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento.

Siete stati i primi, quando avete avviato il progetto, a rivisitare la storia della Spagna che vuole ripulire il passato.
A.C.
: Da quando abbiamo debuttato a Berlino, fino ad ora, c'è stato un cambiamento nella società spagnola: è ancora in corso e questo è importante. Anni fa, quando abbiamo iniziato il progetto, ci prendevano per matti, ma ora la gente ci dice che vuole saperne di più, perché esce indignata dal cinema e vuole sapere: il film è uno strumento in più per generare quel dialogo necessario, messo a tacere per così tanto tempo.
E.G.: Ci sono ancora figli delle vittime del franchismo, ma sono molto anziani. L'urgenza delle nostre vite attuali potrebbe far passare tutto questo in secondo piano e non sarebbe giusto. E’ il momento di dialogare e non dobbiamo più aspettare. Spero che questo film smuova le coscienze.

Questo è uno dei pochi documentari prodotti da El Deseo che si vedrà nelle sale cinematografiche...
E. G.
: Sì, abbiamo prodotto vari documentari, ma quasi tutti per la televisione. Abbiamo lanciato Los sin tierra di Miguel Barros, e Con la pata quebrada [+leggi anche:
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e Manda huevos [+leggi anche:
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di Diego Galán. Anche José y Pilar [+leggi anche:
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, diretto da Miguel Gonçalves Mendes, su Saramago, che ha rappresentato il Portogallo agli Oscar. Purtroppo, la resa economica è molto scarsa con i documentari, ma continueremo a insistere sul genere, perché crediamo che sia un modo essenziale di raccontare e che permetta libertà, creatività e varietà assolute.
A. C.: Un documentario smuove le coscienze in modo molto potente, perché le persone che lo vedono capiscono che potrebbero esserci dentro anche loro, a raccontare le loro storie.

Il tema del dopoguerra e le sue vittime sono al centro degli interessi di El Deseo da qualche tempo, giacché Pedro Almodóvar aveva un progetto a riguardo...
E. G.
: Acquistammo i diritti di un romanzo di Marcos Ana. Pedro stava sviluppando questo progetto sull’uscita di Ana dal carcere, ma non è andato avanti. Lui è consapevole del dolore delle vittime e della necessità di questo documentario che stiamo supportando con tutte le nostre forze.

Come decidete a El Deseo quale progetto produrre?
E.G.: Di solito io e Agustín lavoriamo prima e poi coinvolgiamo Pedro, perché lui deve concentrarsi su altri compiti creativi. Almudena e Robert ci hanno mostrato il film in fase di montaggio e abbiamo visto che era necessario. Pensavano che unirsi a gente più importante li avrebbe aiutati molto: ci hanno mostrato le scene che avevano, abbiamo chiacchierato per vedere quanta affinità avessimo e poi abbiamo coinvolto Pedro. 

El Deseo continuerà a produrre finzione e non finzione come adesso, e su entrambe le sponde dell’Atlantico?
E.G.: Sì, certo, ma la cosa più difficile è trovare il talento, perché non tutto ciò che ci arriva ha la profondità di questo documentario o il punto di vista speciale di El Ángel [+leggi anche:
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. Sfortunatamente non c'è così tanto talento in giro, ma lo stiamo cercando.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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