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VENEZIA 2018 Fuori concorso

Pierre Schoeller • Regista

“Dopo la ghigliottina il mondo è cambiato”

di 

- VENEZIA 2018: Il regista francese Pierre Schoeller ha spiegato a Cineuropa l’intento di Un peuple et son roi: rappresentare la Rivoluzione francese dal punto di vista del popolo

Pierre Schoeller  • Regista
(© La Biennale di Venezia - foto ASAC)

Nel suo racconto epico Un peuple et son roi [+leggi anche:
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]
, proiettato fuori gara alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, servendosi dell'aiuto di volti ben noti come quelli di Gaspard Ulliel e Adèle Haenel, il regista Pierre Schoeller mette sotto i riflettori le persone comuni, lasciando così intendere che la Rivoluzione francese fu molto altro, oltre a Robespierre e Marat.

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Cineuropa: Nel film troviamo moltissimi personaggi, ma nonostante ciò è riuscito, in un modo o nell’altro, anche a raccontare le singole storie.
Pierre Schoeller:
 È la proiezione dell’impressione che le persone hanno avuto della Rivoluzione francese. Ogni singolo individuo nota un particolare diverso. Il personaggio interpretato da Gaspard Ulliel, Basile, è colui che subisce il maggior cambiamento. Di solito lo associo a una farfalla che viene trasformata dagli eventi contemporanei. Generalmente si è portati a pensare che una rivoluzione generi un nuovo tipo di uomo: l'Unione Sovietica creò l'uomo sovietico e la Rivoluzione francese creò i sanculotti. Non volevo dipingere la rivoluzione secondo i soliti parametri perché sono quelli che già conosciamo molto bene: il re, Robespierre e Marat. Il mio scopo era valorizzare le persone. Quando si trovano tutti nell'Assemblea nazionale sembra che ci sia una riunione in atto con tutto il Paese.

È per questo motivo che non ci viene mostrato molto di Robespierre, interpretato da Louis Garrel?
All’inizio avevo in mente di fare un film sul re, in cui Robespierre sarebbe stato uno dei personaggi principali. La sua figura fu presente fin da subito e durante la rivoluzione giocò diversi ruoli. È molto emblematico, ma di film che raccontano queste situazioni ce ne sono molti, come ad esempio Le Marseillaise di Jean Renoir. Ho sempre creduto che le persone normali fossero, in qualche modo, lasciate in disparte – venivano viste come violente, immature e facilmente manipolabili. Ho fatto molte ricerche, ma ho deciso di concentrarmi principalmente sulle emozioni e sui sentimenti. Fu come se l’intera Nazione avesse preso fuoco! Si immagini cosa succederebbe se Putin fosse improvvisamente costretto a scappare. Putin più di Trump perché incarna ad oggi il concetto di “potere”. Se da un giorno all’altro sparisse, non cambierebbe nulla. Quando si parla di diritti umani è una questione che tocca tutti; stesso discorso se si parla di giustizia. La gente ha ricoperto una vera e propria carica politica, oltre che ad avere un’influenza ideologica. Tutto questo era ciò che volevo mostrare.

Si è mai chiesto come mai fu proprio questo movimento politico, fra tutti quelli presenti, ad avere maggior successo?
Ebbe successo, ma poi crollò. Durò sette anni e il nuovo concetto era “la rigenerazione della monarchia”. L’idea di repubblica, infatti, non nacque subito. Si volevano ridefinire i principi della monarchia e sostenere una nuova spinta. Spesso ci sembra che la Rivoluzione francese sia consistita solo nell’uccisione del re, ma non è affatto vero. L’idea iniziale era semplicemente ridisegnare la sua posizione. La Rivoluzione francese è caratterizzata da diversi periodi e nessuno storico con un po’ di amor proprio vi dirà mai che tutti ebbero le stesse idee fin dal principio. Non è così facile. Ovviamente c’erano i concetti di sovranità, dignità, uguaglianza e unità dello Stato, ma ci fu un momento di instabilità in cui tutto era concesso. Una situazione molto simile a ciò che stiamo vivendo oggi.

Ha deciso di concentrarsi anche sulle donne le quali sono spesso assenti nei libri di storia. Quante informazioni ha trovato riguardo al loro coinvolgimento negli eventi?
C’è un acceso dibattito tra gli storici volto proprio a stabilire se la Rivoluzione francese fu “femminile” o meno. Dibattito a cui, però, non si è giunti a una conclusione. Il processo che portò le donne ad avere il diritto di voto fu molto lungo; così come quello che fece nascere la repubblica. Tuttavia l’ondata di progresso nell’educazione e nell’uguaglianza di genere fu notevole. Ciò che sappiamo con certezza è che le donne erano presenti e agivano. La marcia delle donne su Versailles, che ho rappresentato nel film, ebbe moltissime ripercussioni politiche: costrinse, infatti, il re a far rientro a Parigi. La scena dell'Assemblea nazionale in cui le donne parlano dei loro bambini affamati l'ho ricavata dagli archivi. Mi sono chiesto perché il loro rappresentante fosse un uomo, ma la risposta è presto data: affinché fossero ascoltate avevano bisogno di un uomo che parlasse ad altri uomini. In questa situazione dunque abbiamo un uomo che fa le veci delle donne. Ogni giorno uscivano e controllavano i prezzi del pane e della farina, dato che cambiavano continuamente. Erano esposte a queste problematiche perché dovevano nutrire i loro bambini. È per questo motivo che si può dire che avevano una sensibilità politica più spiccata rispetto agli uomini.

È interessante come alcuni cambiamenti abbiano intimorito le persone. È come se non riuscissero a credere a che ciò che stava succedendo.
Dobbiamo tenere ben presente che cose del genere non succedevano quasi mai. Era inammissibile che il re fosse un traditore e che fosse, di conseguenza, punito con la morte. La mia intenzione era di dimostrare che dopo la ghigliottina il mondo cambiò. Solo il silenzio regnava sovrano. Il dado era tratto, ma tutt’ora non sappiamo cose successe poco dopo; l’unica cosa sicura è che tutto cambiò.

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(Tradotto dall'inglese da Laura Comand)

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