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SARAJEVO 2018 Concorso

Ana Lungu • Regista

“Cerco di creare una connessione tra tutti i miei film”

di 

- Abbiamo conversato con la regista rumena Ana Lungu, il cui terzo film, One and a Half Prince, è in Concorso al Sarajevo Film Festival

Ana Lungu  • Regista

La regista rumena Ana Lungu ha impressionato il mondo del cinema nel 2015 con il drammatico racconto di formazione Self-Portrait of a Dutiful Daughter [+leggi anche:
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, presentato in anteprima al Film Festival di Rotterdam. Ora torna sulle scene con una sorta di sequel, One and a Half Prince [+leggi anche:
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intervista: Ana Lungu
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, in concorso alla corrente edizione del Sarajevo Film Festival. Ecco cosa ci racconta sulla sua complessa visione dell’amicizia, ma anche sulle difficoltà di realizzare film indipendenti in Romania.

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Cineuropa: One and a Half Prince sembrerebbe un sequel del suo ultimo film, Self-Portrait of a Dutiful Daughter. È d’accordo?
Ana Lungu: Sì, direi di sì. L’approccio era simile a quello del mio primo film, The Belly of the Whale, che ho co-diretto insieme ad Ana Szel nel 2010. In entrambi i film ho lavorato con un’amica, abbiamo elaborato uno script insieme ispirato alla sua vita, e poi lei ha interpretato il ruolo principale. Cerco di creare una connessione tra tutti i miei film, perché penso che abbiano alcune cose in comune. In un certo senso tutti e tre sono un ritratto di una certa categoria sociale, piuttosto che il racconto di una storia. Così, alcuni attori che hanno recitato in un mio film appaiono poi anche nel successivo. Ad esempio, Iris Spiridon e Istvan Teglas hanno interpretato i ruoli secondari in Self-Portrait…, e ora sono nei ruoli principali del nuovo film. Mi piacerebbe continuare con questo metodo, in futuro. 

Come ha lavorato con gli attori? Alcune scene sembrano improvvisate, e alcuni attori impersonano loro stessi nel film. Che influenza ha avuto questa scelta sulla storia e sulla sceneggiatura?
Sin dall’inizio il copione è stato scritto per questi attori. Sono amici e collaboratori di Iris nella vita reale. Iris è una regista di teatro, e ha diretto varie pièce con loro. Li ho scelti più per le loro personalità che per le loro abilità attoriali. Si può dire che non è stato tanto un casting di attori quanto di persone. Interpretano loro stessi, ma in una storia di finzione. Ad esempio, Marius Manole non ha figli, e Iris in realtà non è un’attrice, e così via. 

Questo è il suo secondo film indipendente. Quanto è difficile fare un film senza finanziamenti pubblici, in Romania? One and a Half Prince sarebbe stato un film diverso con un budget meno limitato?
È stato molto difficile. Anca Puiu, la produttrice che è stata accanto a me per i due film, lo può confermare. Ho avuto la fortuna di avere lei e Cristi Puiu, entrambi estremamente attenti e orientati a questo tipo di cinema. Per me è stata un’esperienza sfiancante, e ho avuto perfino qualche problema di salute legato allo stress che mi ha causato. Dal punto di vista della produzione, One and a Half Prince è stato più complesso del film precedente, quindi il lavoro è stato più intenso. Sono grata ad un gran numero di amici e collaboratori che ci hanno aiutati. Ad esempio, per le riprese in Transilvania lo sceneggiatore Răzvan Radulescu è arrivato dalla Germania insieme ad alcuni suoi studenti, che sono diventati a tutti gli effetti parte del team, fornendo anche la camera e alcune attrezzature tecniche. 

Potrebbe affermare che un budget limitato provoca impedimenti a livello artistico? Oppure è uno stimolo per l’inventiva? 
Dipende: nel caso del mio film precedente, in qualche modo ha aiutato. Era una produzione indipendente, quindi mi sono sentita libera di ingaggiare attori non professionisti, come i miei genitori. Ma One and a Half Prince è stata una produzione più complessa, e non avere fondi ha reso il tutto ancora più difficoltoso. Non abbiamo potuto girare tutte le scene dello script originale; ho dovuto scartare il 30-40% della versione inziale. 

La sua prima esperienza nella produzione di un film è stata con The Death of Mr. Lăzărescu [+leggi anche:
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. Dopodiché, ha prodotto il suo film con Mandragora, la casa di produzione di Cristi Puiu. Che importanza ha avuto lavorare con lui per la sua carriera? 
Il cinema di Cristi Puiu mi ha ovviamente influenzata. Quand’ero una studentessa prendevo in prestito libri e cassette dalla libreria di Cristi e Anca. È così che ho scoperto il cinema di John CassavetesJean EustacheFrederick Wiseman – tra gli altri –, autori che non studiavamo a scuola, dove ci insegnavano solo il cinema classico di Bergman, Antonioni e Tarkovskij. Subito dopo la laurea ho lavorato come segretaria di edizione – supervisionavo la continuità della sceneggiatura – per The Death of Mr. Lăzărescu, poi ho fatto da assistente alla regia in ambito pubblicitario. Da un punto di vista cinematografico lavorare con Puiu mi è sembrato più formativo della scuola di cinema a Bucarest. In più, sul set di …Lăzărescu ho incontrato quelli che sarebbero diventati miei amici e collaboratori, come Ana Szel, Dana BunescuRadu Jude e Maria Săvulescu Emory.

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(Tradotto dall'inglese)

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