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LOCARNO 2018 Piazza Grande

Bettina Oberli • Regista

"Ci si può perdere nel suo idealismo come in una religione"

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- LOCARNO 2018: Abbiamo incontrato la regista svizzera Bettina Oberli in occasione della proiezione del suo ultimo film, Le vent tourne, sulla Piazza Grande del Locarno Festival

Bettina Oberli  • Regista
(© Anita Affentranger)

Abbiamo incontrato la regista svizzera Bettina Oberli in occasione della proiezione del suo ultimo film, Le vent tourne [+leggi anche:
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, sulla Piazza Grande del Locarno Festival. Nonostante la gioia di mostrare Le vent tourne in prima mondiale in questo scenario maestoso che si sposa molto bene con le immagini della natura presenti nel film, la pioggia si è intromessa rovinando un po’ la festa. Un rischio che i cineasti che presentano i loro film in Piazza Grande corrono sempre. Bettina Oberli, nata a Interlaken e diplomata alla prestigiosa ZHdk (Zürcher Hochschule der Künste), ha già diretto diversi film di successo, come Lovely Louise [+leggi anche:
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(2013) e North Wind (2004), entrambi nominati ai Premi del cinema svizzero (rispettivamente nella categoria miglior musica da film e miglior film di finzione).

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Cineuropa: Nel suo film si sente un legame molto forte tra i personaggi e il paesaggio. Perché ha deciso di lavorare nel Giura? Cosa c'è di speciale in questo paesaggio?
Bettina Oberli: Ho scelto il Giura per ragioni visive. Non volevo realizzare un film che potesse essere associato a una particolare regione, bensì alle immagini. Il film si svolge in un paesaggio piuttosto vasto, abbastanza semplice, ed è solo nel Giura, in Svizzera, che si trovano queste caratteristiche. Il Giura si trova su un altopiano ed è piuttosto insolito perché normalmente i paesaggi svizzeri sono più alpini. Quando ho immaginato il film, l'ho immaginato in questo paesaggio.

Come lavora con gli attori in rapporto al paesaggio? Parte con un'idea specifica sulla costruzione delle inquadrature o deve vedere l'attore nel set?
Era chiaro fin dall'inizio che avremmo girato spesso fuori, perché i personaggi lavorano fuori per la maggior parte del tempo. Sono già naturalmente uniti al paesaggio. Non volevamo trattare la natura come un personaggio, ma integrare gli attori nello scenario.

Cosa può dirci del misticismo presente nel film?
Credo che gli ideali abbiano sempre un lato religioso. Queste persone credono davvero in qualcosa. Non è Dio, ma è il loro progetto di vivere nel rispetto della natura e degli animali, e anche di cercare di migliorare e riparare le cose, fondamentalmente per salvare il pianeta. Io ci credo. Forse il misticismo del film arriva da lì. Ci si può perdere nel suo idealismo come in una religione.

Perché ha scelto Mélanie Thierry come protagonista? Come lavora con gli attori? E’ più direttiva o più collaborativa?
Ho scelto Mélanie perché l'avevo vista in Je ne suis pas un salaud [+leggi anche:
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di Emmanuel Finkiel dove interpreta una donna molto semplice, una commessa in un negozio di mobili. E pensavo che non fosse un'attrice ma una vera commessa. È molto difficile interpretare personaggi semplici. L'ho trovata super, molto naturale. Non volevo un'attrice troppo ovvia, né una vera contadina. Penso che Mélanie abbia un lato molto luminoso, sebbene possa essere anche molto dura, forte, testarda, e questa miscela mi interessava.

Adoro lavorare con gli attori, è davvero la cosa che preferisco fare insieme alle riflessioni visive. Cerco sempre di capire e rispettare il modo in cui gli attori funzionano. Quindi lavoro diversamente con ognuno di loro. Ci sono attori che amano essere diretti, altri meno; ci sono quelli a cui piace parlare molto della psicologia dei personaggi e altri che la odiano; quelli che lavorano con il corpo e quelli che lavorano con il testo, sono molto diversi.

Ha girato film in tedesco, ma anche in francese, e in Le vent tourne la pluralità di lingue è molto presente. Cosa voleva portare al film con questa moltitudine di lingue e accenti?
È importante perché è un film contemporaneo. Per migliorare davvero la situazione ecologica, penso che dobbiamo aprirci. Non salviamo il pianeta costruendo la nostra piccola vita ecologicamente indipendente. Non funziona così. Dobbiamo aprirci e pensare più globalmente. Ovviamente ci sono registi svizzeri tedeschi che girano in francese e viceversa, ma bisogna riconoscere che è raro. C'è ancora un divario tra lingue e culture in Svizzera. Ma allo stesso tempo è bello, ho fatto un film in francese che è un film svizzero. Le nostre quattro lingue ci danno anche molta libertà.

Scegliere il personaggio interpretato da Nuno Lopes è stata la cosa più difficile, a causa delle conseguenze che questa scelta poteva avere sul film. L'amante deve essere bello ma non troppo, accessibile ma non troppo, è un oggetto di fantasia. E questo mi ha aiutato molto quando abbiamo deciso di scegliere uno straniero. È vero che è portoghese, ma non è molto importante perché è ovunque e da nessuna parte. Non è identificabile dalla sua cultura o la sua lingua. È un uomo moderno, uno zingaro che non ha radici.

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(Tradotto dal francese)

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