email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2018 Concorso

Benoît Jacquot • Regista

“Ciò che avevo in mente era di creare un sistema di riflessi”

di 

- BERLINO 2018: In occasione della proiezione di Eva in competizione a Berlino, Cineuropa ha incontrato Benoît Jacquot che ci ha parlato di gioco di riflessi, inversione di ruoli e fatalità

Benoît Jacquot • Regista
(© Guy Ferrandis)

Eva [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Benoît Jacquot
scheda film
]
, libero adattamento di Benoît Jacquot del romanzo di James Hadley Chase, racconta il legame complesso che si intreccia tra Bertrand (Gaspard Ulliel), un ex gigolò diventato per usurpazione autore di teatro, ed Eva (Isabelle Huppert), una prostituta di provincia che possiede per il ragazzo, malgrado il suo prosaicismo disarmante, qualche cosa d’irresistibilmente affascinante. Cineuropa ha incontrato il regista in occasione della sua proiezione al Festival di Berlino.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Cineuropa: Contrariamente a ciò che potrebbe suggerire il titolo Eva così come appare sullo schermo all’inizio, con questa V scarlatta inserita tra la E e la A, la struttura del film non è così triangolare come quella di Eva di Joseph Losey?
Benoît Jacquot: Era proprio quello che avevo in mente, quello di creare un sistema di riflessi in modo tale che i due personaggi siano costantemente in contatto. Senza sapere nulla l’uno dell’altro (giacché il loro incontro è casuale se non improbabile), sentono che qualcosa li avvicina, poiché si rispecchiano – la narrazione stessa si alterna tra i due personaggi e li fa rispondere vicendevolmente, quasi in maniera musicale.

Senza essere simili, Eva e Bertrand appartengono a un mondo comune che è quello della sopravvivenza, per così dire. Ognuno cerca di sopravvivere al proprio segreto, più o meno illecito se non criminale nel caso di lui, mentre il segreto di lei è la sua vita privata, che è diversa da quella che si può pensare. Dunque non solamente si riflettono reciprocamente ma ciascuno, in se stesso, si sdoppia.

Sebbene la maggior parte delle scene siano diurne e realiste, in un certo senso il film resta avvolto all’interno dell’atmosfera surreale della notte dell’incontro, mantenuta soprattutto, in maniera molto buñueliana,, attraverso il ricorso ad oggetti quotidiani (macchine, porte, vasche da bagno…).
Il desiderio era quello di realizzare un film dove le cose che vengono date a vedere non restino un’idea. Secondo me, il cinema si serve di ciò che è visibile per dare a vedere ciò non si vede solitamente, per aggiungere una sorta di fattore stravagante a tutto ciò che si manifesta sullo schermo, ma senza effetti speciali – che di familiarità, si faccia stravaganza. Perché se ci si mette a guardare aldilà dell’ordinario lo stesso oggetto più comune o qualcuno di sconosciuto, si supera una sorta di limite che in effetti sfocia nella stravaganza e nell’allucinatorio.

È presente il motivo della femme fatale, ma qui, prima di tutto si ha a che fare con un homme fatal.
Secondo me in maniera quasi incosciente, come si è detto, vi è un’inversione generale dei ruoli, ciò che è più ordinario diventa strano in un film la cui trama mette principalmente avanti una femme fatale, ma dove è lui ad assumere effettivamente questo ruolo. Non viene resa fatale, ed è proprio questo ad essere strano: in verità diventa una sorta di china fatale per lui; ma è lui che ha, sin dall’inizio e senza dubbio, qualcosa di strano e di ostile che, in principio, è attribuibile ai personaggi femminili. Così tutto cambia. Dei due, è lei d’altronde che ha l’età che generalmente viene attribuita agli uomini, in una coppia come quella; ma è interessante invertire, che Eva sia interpretata da una donna che ha l’età per essere la madre del ragazzo, perché ciò conferma un tema ricorrente all’interno della tragedia: Giocasta ed Edipo, Fedra ed Ippolito, ecc.

Bertrand che si crede un manipolatore è dunque piuttosto una vittima?
Si potrebbe pensare che all’interno del film vi sia manipolazione, ma se vi è manipolazione è ancora più particolare: penso che i personaggi siano manipolati da se stessi, poiché divisi ognuno tra di loro e se stessi; ed è questa divisione che li manipola, nel senso che ciò che si verifica, si verifica senza che lo vogliano realmente. Vogliono qualcosa, ma ciò che vogliono non è mai quello che si aspettano veramente.

Può dirci qualcosa sul prossimo film, le cui riprese inizieranno a marzo (leggi l’articolo)?
Sarà un film d’epoca tratto da un episodio della vita di Casanova (interpretato da Vincent Lindon), scritta da lui stesso in francese. Si tratta di un episodio ambientato a Londra in cui vi è il solo vero fallimento d’amore confessato da Casanova, cioè il seduttore per eccellenza riceve qui un rifiuto colossale.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy