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Aro Korol • Regista

"Soho è l'esempio perfetto di quello che accade nel mondo, per quanto riguarda la gentrificazione"

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- Al Warsaw Film Festival, abbiamo incontrato il regista Aro Korol per saperne di più del suo documentario Battle of Soho, che analizza la gentrificazione di Soho e di altri luoghi

Aro Korol  • Regista
(© Matt Spike/The Aro Korol Company Ltd)

Prendendo spunto dalla chiusura dell'iconico locale Madame Jojo, il documentario inglese Battle of Soho [+leggi anche:
trailer
intervista: Aro Korol
scheda film
]
analizza la gentrificazione del quartiere londinese di Soho e di altre grandi città. Il regista Aro Korol ha discusso con Cineuropa del suo film, al Warsaw Film Festival, dove è stato proiettato nel Concorso documentari.

Cineuropa: Cosa l'ha spinta a fare un film sulla gentrificazione?
Aro Korol:
Ho vissuto a New York per diversi anni, e ho visto chiudere posti come il famoso club CBGB. Non gli ho dato molto peso quando è successo, ma poi quando sono andato a Londra nel 2008 e Madame Jojo stava chiudendo, ho capito che stava accadendo la stessa cosa anche lì. New York è cambiata così tanto negli ultimi trent'anni, che mi sembra di ricordare tre città diverse. Era famosa come “la città che non dorme mai”, ma adesso rimane sveglia sì e no per un dessert. Ci sono solo persone anziane, persone ricche e persone che non escono mai di casa. È diventata noiosa. È quello che sta succedendo anche a Varsavia, Berlino, Budapest...

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Hai conosciuto personalmente Soho?
La frequentavo negli anni Novanta, e solo ora vedo il cambiamento. Soho è l'esempio perfetto di quello che accade nel mondo, per quanto riguarda la gentrificazione. È un quartiere di poco più di due chilometri quadri, ma negli ultimi sei anni è stato invaso dai cantieri. Ci sono stati più cambiamenti negli ultimi tempi che negli ultimi 60 anni. È un po' come se fosse stato bombardato: completamente distrutto e ricostruito. Da una parte è colpa dell'avidità dei costruttori, dall'altra è solo parte della naturale evoluzione delle cose. Tutto è veloce oggi; e noioso. E posticcio.

Vede una via d'uscita per questa situazione?
Penso che se ce ne stiamo seduti senza fare nulla, nulla si salverà. Se cominciamo a muoverci, a firmare petizioni contro le chiusure, a sostenere commercianti e ristoratori locale invece di andare da Starbucks, ci sarà qualche possibilità che questi posti sopravvivano. La gente deve farsi sentire, perché la politica ha paura della gente che protesta.

Pensa che il suo film possa cambiare qualcosa?
È uno dei motivi per cui l'ho fatto. Volevo sensibilizzare sulla questione. Battle of Soho ha già aiutato una famiglia: c'era una donna con due figlie che si è mostrata interessata a noi, quando ci siamo presentati con le telecamere vicino al posto dove viveva. Hanno iniziato a parlarci della loro situazione e i proprietari dell'edificio le hanno concesso un appartamento per tapparle la bocca. È già un successo: almeno adesso hanno un tetto sopra la testa. Una donna africana, che parla a malapena inglese, ha avuto la meglio contro una società britannica. Questo dimostra che abbiamo il potere di fare qualcosa.

Come ha scelto le persone intervistate nel film?
Adoro alcune di queste persone; altre non le sopporto. Certi sono intelligenti, altri completamente idioti. É così per tutti. Ho tenuto distanti le mie emozioni dal film; come regista, era mio dovere. Non puoi mostrare che non ti piace una certa persona, perché non sarebbe più un film che documenta fatti, ma un film che documenta opinioni. Michael Moore, ad esempio, lo considero un bravissimo filmmaker, ma non mi piace il suo stile, perché dice al suo pubblico come pensarla; ritiene che gli spettatori siano stupidi. Io penso invece che la mia opinione sia irrilevante; sono solo il regista.

Può dirci qualcosa in più del narratore e cosceggiatore, Johnny Deluxe?
È da poco scomparso a causa di un cancro, ed è ironico che nel film abbia paragonato quello che sta capitando a Londra proprio a questa malattia; all'epoca non sapeva di essere malato. Negli anni Ottanta, aveva un gruppo punk chiamato Fuck Deluxe, agli inizi del movimento punk. Poi ha prestato la sua voce alla narrazione. Con questo film, appare finalmente sul grande schermo.

Lei ha diretto, girato e montato tutto da solo il suo film. È stato difficile fare tutti questi lavori insieme?
È un po' come essere un uomo orchestra, ma si tratta di un documentario e non lo avrei mai fatto se avessi dovuto lavorare con degli attori. Sono un filmmaker a 360 gradi, non solamente un regista. Ai giorni nostri, non ci si può limitare alla regia. Devi conoscere tutto: come registrare il sonoro, missarlo, vendere il film, anche come realizzare un sito internet. È una nuova era e dobbiamo adattarci. Se non lo facciamo, siamo spacciati. L'industria si è molto democraticizzata.

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(Tradotto dall'inglese)

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