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Christophe Leparc • Direttore, Cinemed

"Un cinema emergente in cui il ruolo delle registe è sempre più importante"

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- Incontro con Christophe Leparc, direttore del Festival del Cinema Mediterraneo di Montpellier (39a edizione dal 20 al 28 ottobre)

Christophe Leparc • Direttore, Cinemed

Da tre anni alle redini di Cinemed, il Festival del Cinema Mediterraneo di Montpellier, Christophe Leparc (anche segretario generale della Quinzaine des réalisateurs cannense dal 2008) parla della 39a edizione (leggi la news) che si apre oggi.

Cineuropa: Il cinema mediterraneo copre un insieme molto vasto. Qual è la linea editoriale delle vostre sezioni competitive?
Christophe Leparc: Non esiste un tema specificamente richiesto, né esiste una rappresentatività esaustiva. Il Mediterraneo ha 25 paesi, mentre noi abbiamo solo nove lungometraggi nella competizione fiction, otto in quella dei documentari e una ventina per i corti. È soprattutto una questione di colpo di fulmine. Se abbiamo due film provenienti dallo stesso paese e che ci piacciono, non rinunciamo a prenderli! Inoltre, quest'anno abbiamo un film israeliano di Shady Srour e uno palestinese di Annemarie Jacir nella competizione dei lungometraggi di finzione. A proposito di questi colpi di fulmine, si può dire a posteriori che, nonostante non avessimo una particolare intenzione di andare in quella direzione, sei dei nove titoli della competizione dei film di finzione sono opere prime e che quattro sono diretti da donne: siamo andati verso un giovane cinema emergente dove il ruolo delle registe è sempre più importante in modo naturale. Quanto ai documentari, ci è stato chiesto per diversi anni perché non parlavamo della Siria come se ci dovesse essere una correlazione immediata tra l'attualità e quello che presenta il festival. Ma non siamo un festival di reportage cinematografici e i registi hanno bisogno di tempo per avere una visione diversa da ciò che vediamo in televisione.

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Quali sono le tendenze geografiche della produzione?
Noi proponiamo un panorama del giovane cinema algerino che sta emergendo proprio quest’anno, come abbiamo visto con En attendant les hirondelles [+leggi anche:
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intervista: Karim Moussaoui
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di Karim Moussaoui che era a Cannes. Più in generale, la tendenza è la volontà al di là di tutto di esprimersi artisticamente attraverso il cinema. Come fanno i registi quando le strutture produttive del loro paese non sono ben organizzate come altrove? Si organizzano attraverso la coproduzione che ora è generalizzata: l'Algeria spesso con la Francia, anche la Tunisia, come nel caso di Vent du Nord di Walid Mattar che è in concorso e che è coprodotto anche dal Belgio, fino a Wajib [+leggi anche:
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di Annemarie Jacir (sempre in concorso) che associa Palestina, Francia, Germania, Colombia, Norvegia, Qatar ed Emirati Arabi! I registi mantengono la loro identità, parlano del loro paese, ma fanno in modo di interessare il maggior numero possibile di persone e di trarre vantaggio dagli accordi di coproduzione tra i diversi paesi.

Quali sono i principali obiettivi delle Giornate professionali (dal 24 al 26 ottobre)?
Gli incontri professionali organizzati al festival hanno lo scopo di facilitare la creazione delle opere, la loro messa in cantiere. Da più di 25 anni, le borse di aiuto allo sviluppo sono assegnate a registi che si presentano con progetti di lungometraggi in fase di trattamento. Da tre anni abbiamo arricchito questa componente con il dispositivo "Dal corto al lungo" che consente ai registi di corti selezionati in concorso al festival di godere della presenza dei professionisti a Montpellier per parlargli, se lo desiderano, dei loro progetti di lungometraggio. E ci espandiamo quest'anno anche offrendo l'opportunità ai progetti sostenuti dalla regione Occitania di essere presentati ai professionisti che invitiamo a Montpellier, produttori, distributori, istituzioni, industrie tecniche, ecc., tutta questa comunità cinematografica che è interessata ai progetti dal momento della loro nascita, progetti che speriamo si potranno concretizzare grazie a questo networking. Non abbiamo i mezzi finanziari, ad esempio, del Doha Film Institute, di Dubai o anche del TorinoFilmLab, ma stiamo nella nostra nicchia mediterranea e puntiamo allo sviluppo dei progetti, non alla post-produzione, e nemmeno al pitching delle sceneggiature, bensì all'origine dei progetti. E se c'è una parola su cui insistere, è la fedeltà al concetto "Dal corto al lungo" che irradia tutto il festival: scopriamo i giovani registi mentre emergono con i loro corti e li seguiamo.

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(Tradotto dal francese)

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