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David Batty • Regista

“Volevo che la gente sperimentasse gli anni ‘60”

di 

- VENEZIA 2017: Cineuropa ha intervistato David Batty che ha presentato My Generation fuori concorso alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, con l’aiuto di Michael Caine

David Batty  • Regista
(© La Biennale di Venezia - foto ASAC)

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, che ha partecipato fuori concorso alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il regista David Batty e la leggenda vivente Michael Caine ritornanoai vivaci anni ’60, invitando qualche celebre amico a collaborare. Dal leggendario negozio Biba per poi passare alle feste in cui si vedono i Beatles ballare accanto ai Rolling Stones, i due artisti raccontano la storia di un decennio che ha scosso il mondo intero, e ha introdotto l’uso della minigonna.

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Cineuropa: In My Generation, cerca di realizzare un ritratto di quel decennio. Principalmente cosa l’ha spinta a farlo?
David Batty:
 Se ti viene chiesto di realizzare un film con Micheal Caine, rispondi di sì, a meno che tu non sia completamente pazzo [ride].  Ma seriamente, sono nato negli anni ’60, entrambi i miei genitori, come quelli di Michael Caine, provengono da un ambiente di lavoratori. Erano le prime persone delle loro famiglie capaci di fare qualcosa di diverso da un lavoro di miniera o di fabbrica. Mio padre era diventato un giornalista e mia madre era una ballerina di balletto. A casa nostra, si ascoltavano i Beatles e i Rolling Stones, e mia madre andava a fare acquisti al Biba. Richard Lester, che stava realizzando A Hard Day’s Night, era un amico di famiglia, e quando avevo sei anni, battevo le mani con John Lennon. Sono cresciuto in questo modo.

Perché ha deciso di invitare altre persone? Eccetto Michael Caine, non le vediamo sullo schermo ma possiamo solo sentirle raccontare storie della loro gioventù.
Volevo che la gente sperimentasse gli anni ’60, anche se è un argomento vastissimo e ne abbiamo tralasciato abbastanza.Certo che l’abbiamo fatto, ci sono troppe cose da raccontare, ma volevo farvi vivere questo viaggio all’indietro per poi farvici restare. Se mostrassi come sono quelle persone oggi, penso che si interromperebbe la magia. Ho lasciato Michael perché è il narratore principale ed è ancora una figura iconica. Ma presto realizzeremo una piccola serie televisiva più convenzionale dove sarà possibile vederli tutti.

In molti documentari, solitamente l’intervistatore non condivide le esperienze dell’intervistato.
Michael ha vissuto gli anni ’60 insieme a tutte queste persone. Li conosceva ma non conosceva da dove provenissero o la loro vita privata, ecco perché ho scelto lui. Voleva sapere come sono diventati Paul McCartney o Mary Quant. E’ diventata una conversazione.

Ha sempre voluto mantenerlo in quest’ottica?
Ci sarebbe tanto da dire su gli anni ’60, ma ciò che i mie genitori e Michael rappresentano per me è davvero un’ispirazione, soprattutto quando sai da dove sono venuti e come fosse spregevole la Gran Bretagna a quel tempo. Quindi questo è ciò che ho voluto dire alla gente: non importa chi tu sia, puoi fare qualsiasi cosa. Non so se sia una storia leggera ma di sicuro è molto semplice e veloce perché tutti gli anni ’60 sono concentrati in 85 minuti.

Guardare My Generation ti permette di capire quanta più gente avventurosa ci fosse un tempo. Lei è d’accordo?
Ha sempre a che fare con ciò che c’è stato prima di te. Oggi sono tutti scandalosi, quindi la prossima novità, forse, sarà essere normali. Negli anni ’60 la cultura pop è stata considerata improvvisamente rilevante. Fino ad allora, la cultura era qualcosa che avevi se facevi parte dell’alta società e se eri ben istruito.Paul McCartney ha questo ruolo all’interno del film che credo riassuma il tutto. Dice: “La musica pop è la musica classica di oggi”. Ecco cosa ha fatto Michael nei suoi film e i Beatles nelle loro canzoni. Michael Caine diceva che da bambini, ci si voleva sempre vestire come i propri genitori. Poi, quando sono arrivati gli anni ’60, i genitori volevano vestirsi come i loro figli. Non avevano provato mai nulla, così la nuova generazione voleva provare di tutto. Se guardi ad alcune tendenze degli anni ’60, sono proprio orrende. Ma Mary Quant pensava che l’ultima cosa che debbano fare i vestiti è quella di tenerti al caldo. È un’ottima filosofia: la forma è importante come la sua funzione.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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