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Paolo Virzì • Regista

"Ella & John è un film sulla libertà di scelta"

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- VENEZIA 2017: Ella & John, il primo film girato negli Stati Uniti da Paolo Virzì, è in concorso alla Mostra di Venezia. Il regista toscano ha incontrato la stampa internazionale

Paolo Virzì • Regista
(© La Biennale di Venezia - foto ASAC)

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, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è il primo film girato negli Stati Uniti da Paolo Virzì. Helen Mirren e Donald Sutherland sono i protagonisti di una storia che li vede "in fuga" attraverso l'America su un vecchio camper. Prodotto da Indiana con Rai Cinema il film è già stato venduto già in 90 Paesi. Uscirà in Usa a dicembre e in Italia a gennaio del 2018.

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Da outsider come ti sei accostato all'immaginario americano?
Paolo Virzì: Non ho nessuna intenzione di emigrare. Mi sento un figlio del cinema italiano e sono fiero di far parte della comunità dei cineasti italiani. Questo progetto è nato quasi per gioco, per affettuosa insistenza degli amici co-sceneggiatori e dei produttori di Indiana Production e Rai Cinema che mi hanno spinto a scrivere un copione che fosse ispirato ad un libro molto appetitoso e dallo spunto sovversivo, "In viaggio contromano" di Michael Zadoorian. Sentivo che poteva essere un film realizzabile, però ero in dubbio perchè gli strumenti del mio mestiere sono la lingua, un paesaggio familiare. Quasi per proteggermi, ho detto che avrei voluto Helen e Donald per fare il film, pensando che non avrebbero mai accettato. E quando loro inaspettatamente hanno detto di sì, non potevo più tirarmi indietro, dovevo fare un film del genere portandomi dietro il mio modo di vedere, il mio cinema, la mia troupe. Mi incoraggiava il sapere che Helen e Donald amano l'Italia, lo stile italiano, il cinema italiano. Mi sono sentito a casa, è stato come se girassi un mio film, ma negli Stati Uniti, sulla Route One, che ha lo stesso numero della Strada Statale 1 Aurelia che  tante volte ho percorso tra Roma e Livorno.

Nel film ci sono comunque vari elementi della cultura americana.
Abbiamo voluto usare Hemingway, le Short Stories, la narrativa beat che ha generato i road movie, come elementi narrativi per dare un background sociologico e culturale ai personaggi che partivano dal libro a cui ci siamo ispirati. Un libro intelligente, ironico con questa ribellione ad un destino di finire in ospedale separati e allo stesso tempo il racconto di un'America molto tacky, molto pacchiana, che culminava in Disneyland. A me piace l'identificazione, l'empatia, abbiamo cercato di avvicinare il libro a noi stessi, abbiamo spostato l'itinerario del viaggio sulla East Coast, avuto l'idea del professore in pensione che abita le pagine della letteratura che ha amato e insegnato per tutta la vita, l'idea di una Ella ingorda di vita nonostante sia in piedi per miracolo. E mentre facevamo i sopralluoghi per le location eravamo circondati dalla campagna elettorale che stava infiammando l'America in quel modo violento e aggressivo e ci è sembrato significativo riflettere questa vicenda personale in un ritratto più ampio dell'America che stava cambiando. Non immaginavamo che poi Trump avrebbe vinto davvero le elezioni.

Quello del fine vita è un tema certamente molto forte.
Credo che sia sbagliato per chi fa film individuare un tema specifico, ma inevitabilmente questa storia ha a che fare con la questione della scelta nella propria vita fino all'ultimo istante. La scelta di Ella, che può sembrare scandalosa, ma è condivisa da John, è una scelta molto coraggiosa e piena di dignità. Questo è un film sulla libertà di scegliere insieme, contro il parere di figli, medici, contro un sistema come quello americano che ti costringe nel fine vita a spendere tutti i soldi investiti in assicurazioni. Non abbiamo voluto prendere posizione pro o contro, ma questa idea di ribellione mi sembrava che avesse qualcosa di gioioso e amorevole e nel raccontarla abbiamo condiviso la scelta di Ella. Per me il loro finale è grandioso, trionfale, pieno di rispetto.

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