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Karel Och • Direttore artistico, Karlovy Vary IFF

“Mi piacerebbe che i film d’essai fossero prodotti più velocemente”

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- Il direttore artistico del Karlovy Vary, Karel Och, parla con Cineuropa della 52a edizione del festival e del cinema nazionale e regionale

Karel Och • Direttore artistico, Karlovy Vary IFF
(© Jana Vondruskova)

La 52a edizione del Karlovy Vary International Film Festival (30 giugno-8 luglio) vede per il settimo anno di fila Karel Och alla direzione artistica. Annunciando le sezioni del ricco evento (leggi la notizia) e il resto della line-up (leggi la notizia), Och discute con Cineuropa dello stato delle produzioni nazionali e regionali.

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Cineuropa: Cosa pensa dell’immagine complessiva del cinema dell’Europa centrorientale, stando alla sua esperienza come programmatore delle varie sezioni del Karlovy Vary?
Karel Och:
Attira l’attenzione di sempre più programmatori di festival, e non solo di questa parte dell’Europa. La Polonia, l’Ungheria, la Romania e la Bulgaria, solo per nominarne alcuni, sono ben rappresentati e partecipano regolarmente ai grandi eventi cinematografici. Alcuni giovani promettenti di queste zone cominciano a godere di un ben meritato riconoscimento.

L’anno scorso, un paio di premi del Locarno Film Festival sono andati a cineasti dell’Europa centrorientale. Significa che il cinema di questa regione sta imboccando una nuova strada?
I più prestigiosi eventi cinematografici fuori dall’Europa centrorientale presentano film provenienti dalla nostra regione, il che è ottimo per le produzioni dei “nostri” paesi. Prendiamo il caso del Festival di Cannes di quest’anno, o anche del San Sebastian, che da qualche anno riserva uno spazio a giovani cineasti dei paesi post sovietici. 

Film cechi e slovacchi sono presenti in ogni concorso. Ciò significa che la produzione nazionale va crescendo?
La tendenza è positiva ma procede lentamente. Mi piacerebbe che i film d’essai fossero prodotti più velocemente, anche con budget inferiori. Non possiamo dire di non avere autori e registi talentuosi, ma solamente che impiegano troppo tempo. 

C’è un incontro interessante nel concorso principale: Peter Bebjak, conosciuto per i suoi progetti di genere per il cinema e la televisione e, sul versante opposto, Václav Kadrnka noto per i suoi film d’essai. Cosa vuol comunicare sulla produzione nazionale agli occhi di chi guarda da fuori?
In ultima analisi, questo indica che abbiamo gusti piuttosto particolari. Ricerchiamo cineasti con una visione forte e inflessibile, che siano autori di genere, come Peter Bebjak, o autori di medievali road movie contemplativi, come Václav Kadrnka. E non dimentichiamo Andy Fehu e il suo primissimo thriller ceco sul mondo di internet, Growroom, che sarà un evento speciale.

Cosa offrirà la 52a edizione del KVIFF per quanto riguarda gli esordienti?
Una selezione molto ricca e diversificata. Metà dei film del concorso principale sono opere prime ma già mature e complesse. Ovviamente, ce ne saranno moltissimi nella sezione East of the West, dedicata proprio a far conoscere i talenti del nostro territorio come Tomasz Wasilewski e Rusudan Glurjidze, per fare due nomi del recente passato. 

Il KVIFF ha anche uno spazio riservato alle web serie, Office Blaník e Growroom, a cui abbiamo accennato prima. Qual è la posizione del festival sulla narrativa a episodi e ci sarà più spazio per questa alle prossime edizioni, dal momento che diverse serie sono molto cinematografiche?
Burning Bush – Il fuoco di Praga, True Detective e Wasteland sono solo alcuni esempi di serie che abbiamo presentato sul grande schermo in passato. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere la webserie Growroom in un’unica soluzione e ci sono tutti gli elementi di un bellissimo film.  Se questo sarà il mezzo con cui si faranno apprezzare in futuro i talenti cechi, noi ci saremo per aiutarli, ma non senza un’accurata selezione.

La realtà virtuale si sta evolvendo, e sempre più festival internazionali si stanno interessando a questo mondo (i VR Days di Rotterdam, per esempio), compresi quelli dell’Europa centrorientale (InfiniTIFF al Transilvania International Film Festival). Il KVIFF come pensa di rapportarsi a questo nuovo mezzo?
Un po’ come abbiamo fatto per le opere televisive. Abbiamo mostrato serie TV o film per la televisione negli ultimi sette anni, ma solo quando sentivamo che c’era del potenziale per il cinema; ed è per questo motivo che non abbiamo mai voluto creare una sezione apposita per le produzioni televisive, perché questo ci spingerebbe, in un anno un po’ più debole, a riempirla con produzioni che magari non consideriamo del tutto convincenti. Quando riterremo che ci sia un progetto coerente con il nostro festival, lo prenderemo in considerazione, ma per il momento non abbiamo avuto questa impressione per nessun progetto di realtà virtuale.

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(Tradotto dall'inglese)

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