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Marcel Jean • Delegato artistico Festival di Annecy

"L'universo grafico è transculturale"

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- Incontro con Marcel Jean, delegato artistico del Festival del cinema d’animazione di Annecy che festeggia il suo 40° anniversario dal 13 al 18 giugno 2016

Marcel Jean • Delegato artistico Festival di Annecy
(© G. Piel/CITIA)

A pochi giorni dal 40° Festival internazionale del cinema d’animazione di Annecy (dal 13 al 18 giugno 2016), il delegato artistico della manifestazione, Marcel Jean, ci dà il suo parere sullo stato di salute della produzione mondiale d'animazione.

Cineuropa: Quali sono le tendenze di questa 40a edizione del Festival di Annecy?
Marcel Jean: C’è preoccupazione per lo stato del mondo, in particolare nell’ambito dei corti e delle scuole di cinema che reagiscono più velocemente all’attualità. Molti film affrontano la questione dei migranti, alcuni parlano di terrorismo, altri della libertà d’espressione. Ci sono nettamente meno film umoristici rispetto al passato. Inoltre, c’è un interesse molto forte per il tema della vecchiaia, della memoria, anche della morte.

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Si parla nel settore di una ripresa delle tematiche adulte nei progetti di lungometraggi d’animazione, che sembrano però difficili da finanziare.
C’è la volontà da parte dei creatori di indirizzarsi a un pubblico adulto, ma effettivamente anche una difficoltà a vendere o a mettere sul mercato un’animazione che non sia destinata a tutta la famiglia. C’è una certa riluttanza e si percepisce questo disagio presso i distributori che si spendono molto, quando identificano un film d’animazione destinato a un pubblico adulto, a far dimenticare che si tratta di animazione: si parlerà per esempio di documentario animato insistendo molto sull’aspetto documentario.

In compenso, si assiste a una grande effervescenza di stili.
L'evoluzione tecnologica ha enormemente agevolato le fasi puramente tecniche della realizzazione del cinema d’animazione. Ad esempio, La Jeune Fille sans mains è stato praticamente fatto da una squadra da cortometraggio, cosa che sarebbe stata impossibile pochi anni fa. Questo rende possibile una varietà di estetiche e formati illustrata dai 9 lungometraggi in competizione quest’anno: due film in 3D con un approccio molto industriale e canovacci "hollywoodiani" (Sheep and Wolves e La Guerre des tuques), due che si ispirano alle forme e all’estetica del documentario (25 April e Nuts!), due produzioni completamente artigianali con budget molto modesti (La Jeune Fille sans mains [+leggi anche:
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e Window Horses), due opere di fantascienza (Seoul Station e Psiconautas [+leggi anche:
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) e un film d'animazione di marionette con Ma vie de courgette [+leggi anche:
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intervista: Claude Barras
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. La varietà è enorme. E se si aggiungono i film fuori concorso, si allarga ancora di più lo spettro con un film sperimentale: Un rêve solaire. Inoltre, oggi l'industria si sviluppa ovunque nel mondo. Abbiamo così selezionato quest’anno Bilal che viene dagli Emirati Arabi Uniti e Manang Biring dalle Filippine.

Questo dinamismo creativo genera una maggiore concorrenza nelle sale.
Quest’anno, la qualità è nuovamente presente con, ad esempio, Ma vie de courgette e The Red Turtle [+leggi anche:
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che sono stati ben accolti a Cannes, o Louise en Hiver (leggi la news) che sarà svelato ad Annecy. Il pericolo è che il lungometraggio d’animazione d’autore si ritrovi confinato alla rete dei festival, come quei film di finzione premiati a Locarno o a Venezia che non escono in sala praticamente da nessuna parte. Per non parlare delle piattaforme come Netflix e altre che trasformano considerevolmente la frequentazione cinematografica. Non possiamo fare a meno né di rifletterci sopra, né tantomeno di agire.

Si parla spesso dell’industria del cinema d’animazione come di una grande famiglia. E’ il segreto del successo di Annecy?
L'universo grafico è transculturale. E dato che l’animazione richiede in generale molta manodopera, la divisione del lavoro tra diversi studios e paesi favorisce la coproduzione. Inoltre, i sistemi di credito d’imposta messi in atto in diversi paesi si appoggiano più su questo aspetto della manodopera che sull’equipaggiamento, contrariamente ad altre forme di cinematografia. Anche gli americani, che cercano meno la coproduzione, hanno talvolta la volontà di delocalizzare la produzione, e il più bell’esempio è quello che accade tra Universal e Illumination Mac Guff in Francia. E c’è la possibilità di arruolare talenti da tutto il mondo: quando vai da Disney, DreamWorks, Sony o Blue Sky, è come stare alle Nazioni Unite! Il talento è il nerbo della guerra e lo si cerca dove è. Oggi, quello che attira gli americani ad Annecy è anche la presenza di 2000 studenti e di un altro migliaio di giovani professionisti, tutti più o meno alla ricerca di impiego. 

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(Tradotto dal francese)

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