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Alain Guiraudie • Regista

"Un film sull’incontro con l’Altro"

di 

- CANNES 2016: Incontro con Alain Guiraudie, che ci offre qualche chiave d’interpretazione di Rester vertical, presentato in competizione a Cannes

Alain Guiraudie • Regista
(© Borde-Moreau / Bestimage)

Abbiamo incontrato il regista francese Alain Guiraudie, che ha presentato Rester vertical [+leggi anche:
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, un film "nature" in concorso al 69e Festival di Cannes

Cineuropa: Al centro di Rester vertical, c’è la nozione di ritorno. E’ un film che ha girato nei Causses, e la prossimità della natura che avevamo già visto in Lo sconosciuto del lago [+leggi anche:
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, lì è totale: si è completamente liberi dai vincoli di tempo e di spazio della società.
Alain Guiraudie: Sì, penso che il film sia impregnato di una certa nostalgia: parlo di mondi che stanno per sparire. Provo a fare film che sono sempre un po’ così, tra nostalgia e mitologia. Cerco di districarmi con la mia nostalgia dell’infanzia – penso che le immagini di Léo che dorme nell’ovile con gli agnelli in braccio provengano dalla mia infanzia: quando una mucca stava per partorire, mia madre dormiva nella stalla e mi portava con sé… Al di là di questo, c’è l’idea di ritrovare un mondo originale: c’è un tempo in cui c’era una grande vicinanza tra gli esseri umani e gli animali, in cui condividevano quasi le loro vite. Più che un ritorno alle origini, quindi, credo che quello che cerco di fare è ritrovare una forma di mitologia nella gente e nelle preoccupazioni di oggi. Sono quindi elementi di oggi che mi portano a tornare verso una mitologia che è talvolta, diciamo, quasi biblica.

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Quando faccio un film mi dico che è molto bello parlare dei problemi di oggi, ma ho voglia di parlarne in altro modo, di offrire un altro punto di vista, un punto di vista singolare che è il mio, e soprattutto ho voglia di elevare la mia vita, la mia piccola vita, a un’altra dimensione. Gli anglosassoni usano l’espressione "bigger than life" ed è questo che voglio, in effetti: fare film più grandi della vita. Per me, sogno e cinema sono molto vicini. Non li confondo, certo, ma di fatto, in un sogno, lo spazio e il tempo sono completamente destrutturati, si entra in un’altra dimensione. 

Il fatto che si entra in un’altra dimensione, lei lo indica con umorismo sin dall’inizio visto che la prima frase del film è quando Léo chiede al giovane uomo: "Vuole fare cinema?".
Lì c’è un po’ un doppio senso (mi piace giocare): in effetti, forse è un regista in cerca di un attore, ma forse inventa semplicemente una balla per abbordarlo. 

A proposito di sesso, i personaggi agiscono, senza distinzione di fisico, sesso o età, in una libertà sessuale totale, una primitività disinibita.
In Lo sconosciuto del lago, avevamo a che fare con professionisti del sesso, mentre qui il sesso fa parte del quotidiano, della vita normale. Non c’è bisogno di andarlo a cercare in un luogo speciale: il desiderio si attiva a partire dagli incontri che si fanno nella vita di tutti i giorni. Rester vertical è  un film che ho concepito un po’ contro Lo sconosciuto del lago. Spesso procedo così: dopo aver fatto film con persone non particolarmente seducenti, mi sono detto che non bisognava dimenticare i bei ragazzi, quindi ho fatto Lo sconosciuto, e poi da lì ho avuto voglia di tornare a gente più "normale". Mi piace l’idea che il desiderio non sia soggetto alle leggi dell’offerta e della domanda, che non riguardi solo la gente bella, urbana, che ha i soldi.

E poi, fondamentalmente credo che si desiderano le persone che si incontrano. Mi sono reso conto, rivedendo il film qui a Cannes, come sia un film sull’incontro con gli altri. Spesso, al cinema, i protagonisti si conoscono già: non si assiste al loro incontro, a meno che non sia il tema centrale del film. Lì, Léo incontra tutti. A parte il produttore, non c’è un solo personaggio che conosca da prima: li incontra tutti davanti a noi. E’ quindi un film sul desiderio, sì, ma soprattutto sull’incontro con l’Altro, e ovviamente i due aspetti sono legati. 

Sono anche portati a incontrarsi per solitudine.
Sì, è un film sulle solitudini di tanti. Le persone sono sole, ma sono sole insieme, mi pare.  

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(Tradotto dal francese)

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