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Anne Zohra Berrached • Regista

"Come dev'essere abortire quando l'essere umano è quasi completo?"

di 

- BERLINO 2016: La sceneggiatrice e regista Anne Zohra Berrached, il cui 24 Weeks è stato proiettato in competizione alla Berlinale, ha parlato alla stampa internazionale

Anne Zohra Berrached  • Regista
(© Berlinale)

La sceneggiatrice e regista Anne Zohra Berrached, il cui secondo film, 24 Weeks [+leggi anche:
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Q&A: Anne Zohra Berrached
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, è stato proiettato in competizione alla Berlinale, ha parlato ai media durante una conferenza stampa e una tavola rotonda di interviste all'evento.

Come ha lavorato alla sceneggiatura con gli attori?
Anne Zohra Berrached: Sapevamo di volere che realtà e finzione sfumassero. Molto spesso, provavamo le scene così com'erano scritte nella sceneggiatura, per poi rifarle, ma lasciandole aperte. Tutto era sempre consentito. Ciò che era importante per me era avere un approccio non precostruito, non avere nulla di stabilito, ma rimanere freschi e lasciare che le sorprese accadessero.

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Come ha fatto le ricerche per il film? Ha parlato con molti genitori, soprattutto donne?
Certamente. All'inizio, ho notato che era difficile trovare persone disposte a parlarne apertamente. È stato più facile trovare medici, ostetriche e assistenti, e ogni tipo di specialista, perché si confrontano con questo soggetto e se ne occupano spesso. Ovviamente, non scivola via da loro senza lasciare traccia, e hanno molto di cui parlare.

È stato estremamente difficile trovare la coppia, ma alla fine ce l'abbiamo fatta. La donna era incinta, e stavano per avere un bambino, quindi era possibile per loro parlare della situazione precedente. Erano discussioni molto intense; abbiamo passato ore nei caffè di Berlino a piangere. Abbiamo pianto a dirotto e parlato. Alla fine ho parlato con due coppie e una donna.

Nel film, è il marito a volere fortemente che al figlio sia permesso di vivere. Nella sua ricerca ha trovato che questo fosse il caso più frequente?
Onestamente, non ho mai letto nulla su questa particolare questione, quindi non saprei dire. In questo caso, era chiaro che dovesse essere l'uomo. In principio neanche lui è del tutto sicuro, ma più crescono le difficoltà, più diventa sicuro di sé e le sue convinzioni si rafforzano. Ma alla fine ammette di non sapere se fosse giusto o sbagliato volere questo bambino.

Probabilmente ho voluto fare questo film perché una volta ho abortito, prima del terzo mese. Per questo motivo l'argomento mi ha interessato fin dal principio. So esattamente cosa si prova, così mi sono chiesta cosa sarebbe successo se una donna avesse abortito in una fase successiva. Vale a dire quasi quando l'essere umano è completo; che tipo di sensazione deve essere?

La questione dell'aborto e del diritto alla vita è spesso collegata alla religione.
Se si appartiene a una certa religione e ci si crede davvero, si hanno delle regole - e se le si seguono è molto più facile decidere. Ma i miei personaggi non sono religiosi, e devono decidere secondo le proprie regole morali ed etiche. La scena in cui lei va in chiesa, per me, è il momento in cui decide. Si chiede se può farcela, andando contro il marito e contro la propria volontà di tenere il bambino. Dio non dice no. Lei guarda in macchina, ed ecco la decisione.

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(Tradotto dall'inglese)

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