email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Tobias Nölle • Regista

"Non interpreta Aloys; lui è Aloys"

di 

- BERLINO 2016: Cineuropa ha incontrato il regista svizzero Tobias Nölle, che ha presentato la prima mondiale del suo intrigante film Aloys nella sezione Panorama della Berlinale

Tobias Nölle  • Regista

Cineuropa ha incontrato il giovane regista svizzero Tobias Nölle, una delle menti dietro il progetto collettivo Wonderland [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Carmen Jaquier e Lionel Ru…
scheda film
]
, che ha presentato la prima mondiale del suo affascinante e intrigante film Aloys [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Tobias Nölle
scheda film
]
nella prestigiosa sezione Panorama della Berlinale.

Cineuropa: Cosa si aspetta dall'anteprima di Aloys nella sezione Panorama della Berlinale?
Tobias Nölle: La Berlinale è uno dei luoghi più prestigiosi in cui presentare un film, e mi sento estremamente onorato. In un senso più pratico, spero che alcuni spettatori portino Aloys e Vera fuori dal cinema, nelle loro menti o nelle tasche del loro subconscio, in modo che i personaggi possano accompagnarli nella dura realtà in agguato fuori dal cinema. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Aloys parla di alienazione, di un uomo contemporaneo che non potrebbe essere più lontano da James Bond. Da dove viene quest'idea?
Ci sono già abbastanza James Bond sul grande schermo. Io non sono James Bond, né lo sono i miei amici; siamo tutti l'esatto opposto. Non siamo nemmeno Aloys Adorn, ma magari siamo un po' più vicini a lui. Mi interessano gli anti-eroi che sono relitti umani prima che inizi il film, o psicopatici o idioti asociali, ma con un segreto nascosto, una qualità umana che si rivela lentamente, che li rende estremamente unici e immersi in un momento magico perfetto. Amo le persone sregolate, che non si conformano agli standard di comportamento socialmente accettati. Io li chiamo diamanti grezzi - sono arcaici, e hanno conservato la loro pelle e le ossa invece di diventare una scimmia lobotomizzata che segue altre scimmie lobotomizzate. È un tema ricorrente nel mio lavoro. Credo sia estremamente importante ricordare che è bello essere diversi, provare strane emozioni, non amare le stesse cose degli altri, per non vivere una vita pre-formulata. Alla fine, questo è ciò che ci rende così speciali, unici su milioni; questo è ciò che ci fa amare questa persona unica. Immaginate un mondo pieno di James Bond: sarebbe l'inferno sulla Terra. 

Perché ha scelto Georg Friedrich per il ruolo di Aloys? Era una scelta ovvia fin dall'inizio?
No, per niente. All'inizio, erano tutti contrari - anche il produttore. Temevano che fosse troppo duro e troppo estroverso per la parte. Ma quando trovai una sua intervista in rete, mi accorsi che era il contrario: aveva un senso di affascinante timidezza e non conformità che mi fece capire che fosse perfetto per la parte, così lo invitammo ad un casting a Vienna. Ma fu il casting peggiore di sempre; non memorizzò una sola battuta, e se ne stava lì sulla poltrona mormorando nel suo accento austriaco che odiava i casting. Cercai di lavorare con lui lì, ma fallii completamente. Fu orribile - un sogno imploso. Non riuscii a dormire, e il giorno dopo chiesi all'agente dei casting di incontrare Georg un'altra volta, ma da solo, nella mia camera d'albergo. Fu ancora peggio! Credo che avevamo entrambi molta paura di fallire. E poi, 15 minuti prima che prendessi il taxi per l'aeroporto, uscì dal suo guscio. Iniziai a fargli delle domande da dietro la macchina da presa, su ciò che pensava di suo padre, se gli mancava, come si sentiva ora che era solo - era più che altro un'intervista, ma Georg improvvisamente iniziò a rispondere come Aloys. Fu pura magia dell'ultimo minuto - non dimenticherò mai questo momento. Tornato a Zurigo, quando mostrai i "nastri dell'hotel" al mio produttore, disse: "Non interpreta Aloys; lui è Aloys. Ti prego, Tobi, dagli la parte!"

La questione dei social network e il divario tra le nostre vite reali e virtuali è stata fonte d'ispirazione per il film?
Sì e no. Ero più interessato alle questioni fondamentali di amore e di proiezione, il "divario", come dice lei. Volevo indagare su quanto lontano può portarci il potere dell'immaginazione, dove comincia a sostituire la realtà, e dove finisce in pazzia o schizofrenia. Il "divario" è anche qualcosa che conosco, naturalmente, grazie ai miei rapporti - lo scontro tra proiezione e la realtà. Nella maggior parte dei casi, crediamo che la nostra immaginazione sia meglio, ma non lo è; è solo più sicura. Se uno spettatore lasciasse il cinema con la sensazione di abbandonare una zona di comfort, sarebbe già un piccolo trionfo!

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy