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Martin Zandvliet • Regista

"Dall’odio al perdono: il passo più difficile da compiere"

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- Il regista danese Martin Zandvliet cambia terreno con Land of Mine - Sotto la sabbia: dopo ritratti personali, ci consegna un’epopea storica

Martin Zandvliet  • Regista

Cinque anni dopo l’inizio dell’occupazione tedesca, il 5 maggio 1945, la Danimarca viene liberata. Le truppe tedesche ripiegano verso Sud, ma 2000 soldati non ripartono: come prigionieri di guerra, si "offrono volontari" per ripulire la costa danese dai 2,2 milioni di mine che i nazisti vi avevano deposto per prevenire un’invasione degli inglesi. Dopo due apprezzati film, Applause [+leggi anche:
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(2009) e A Funny Man [+leggi anche:
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(2011), il danese Martin Zandvliet ha deciso di raccontare questo capitolo della Storia e di avventurarsi su un terreno nuovo per lui. Il risultato, Land of Mine - Sotto la sabbia [+leggi anche:
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, è stato già invitato a 11 festival internazionali, a partire da Toronto, ed è valso a Roland Møller-Louis Hofmann il premio dell’interpretazione maschile a Tokyo.

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Zandvliet è anche autore della sceneggiatura del nuovo film di Mads Matthiesen, The Model (news), ma è soprattutto impegnato in una carriera internazionale: a lui è stata affidata da regia di Kursk, sull’omonimo sottomarino russo, un film sceneggiato dall’americano Robert Rodat (nominato all’Oscar nel 1998 per la sceneggiatura di Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg) e prodotto dal gigante francese EuropaCorp.

Cineuropa: I suoi due film precedenti, Applause e A Funny Man, avevano a che fare con il palcoscenico. E’ un motivo che la interessa in modo particolare?
Martin Zandvliet: No, è più o meno una coincidenza. Il palcoscenico non è protagonista in questi due film, è la galleria di personaggi che vediamo che conta. In Applause, seguiamo la battaglia di un’attrice, Thea, per dare un senso alla sua vita come donna, madre, ex moglie e interprete. Lo stesso in A Funny Man: vi osserviamo un personaggio in preda ai demoni interiori e le diverse vite che conduce, in pubblico e nella sua vita privata, in una ricerca costante per trovare l’amore e la sicurezza come le intende lui.

Il divario è ampio tra questi ritratti intimi e l’epopea storica che propone ora.
Anche in Land of Mine - Sotto la sabbia, l'aspetto personale è al centro del film – in questo senso, non è molto differente dagli altri due. E’ evidente che lavorare con le forze della natura in uno scenario unico era una sfida stimolante, ma al centro c’è sempre il dramma personale.

Il film evoca un capitolo poco conosciuto della storia della Danimarca. Come ne è venuto a conoscenza?
Ho sentito per caso che c’erano delle "ferite" ancora aperte nella nostra Storia – continuiamo infatti a stare in guardia, a essere sospettosi rispetto ai nostri vicini del Sud. La cosa aveva attirato la mia attenzione, quindi quando mi è capitato di imbattermi in un’opera che descriveva le operazioni condotte sulla costa occidentale dopo la guerra, è diventato tutto ovvio. 

Perché pensa che questo episodio sia passato finora sotto silenzio?
I miti storici nascono dal modo in cui le nazioni si raccontano. Noi preferiamo vederci attraverso i nostri eroi; ci forgiamo un’identità nazionale e storica a partire dai racconti che ci vengono fatti. Solo che, volendo sempre considerarci sotto una luce positiva, scartiamo alcune delle storie più commoventi del nostro passato.

Il film storico sta tornando in forze in Danimarca da qualche anno. Perché, secondo lei?
Per una semplice e buona ragione: vogliamo comprendere il nostro passato per capire meglio il nostro presente e per prepararci meglio al nostro futuro. Personalmente, mi interessano molto le tragedie storiche e gli sconvolgimenti che le hanno accompagnate, perché spesso hanno avuto un grande impatto sull’individuo.

Che cosa succede nel suo film?
E’ piuttosto semplice: è una storia di odio, vendetta, perdono e riconciliazione. E’ la storia di un ufficiale danese incaricato, dopo la liberazione, di comandare un gruppo di prigionieri di guerra tedeschi. Come tutti i suoi concittadini, brucia di rabbia e di odio e vuole vendicarsi dei tedeschi. Ma a un certo punto si rende conto che il nemico ha anche un nome, un volto e un cuore. Questo provoca nel suo inconscio un grande conflitto, perché come tutti sappiamo, passare dall’odio al perdono è il passo più difficile da compiere.

Lei è molto attivo in questo momento. Che notizie ci dà sui suoi prossimi progetti?
Il mio film danese e il mio film internazionale sono entrambi in preparazione, ma è ancora presto per parlarne. 

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(Tradotto dall'inglese)

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