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Sten Hellevig • Regista

"La mia intenzione non era quella di scioccare, ma di essere più vicino alla realtà"

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- Cineuropa ha incontrato il regista norvegese Sten Hellevig, che presenta il suo primo lungometraggio Dryads – Girls Don’t Cry

Sten Hellevig  • Regista

È stato tra le due sessioni di riprese, su una panchina di Fyrstikktorget, una vecchia fabbrica di fiammiferi trasformata in piccolo centro commerciale che il regista norvegese Sten Hellevig ha accettato di parlarci del suo primo lungometraggio Dryads - Girls Don’t Cry prodotto da Teréz Hollo-Klausen. Dopo due anni di preparazione e riprese, il film esce in questi giorni nelle sale norvegesi. Lo studio in cui lavora Hellevig in quest'inizio estate è dietro l'angolo. Mattoni rossi e fioriere alle finestre, questo l'arredamento.

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Cineuropa: Perché questo film?
Sten Hellevig: Avevo molta voglia di fare, non un musical, né un documentario, ma un film con tanta musica. Non posso farne a meno. Mi sono un po' ispirato al film Almost Famous, e in particolare alle Dryads, un gruppo pop-rock norvegese realmente esistito, con, com'è giusto che sia, la sua carica di entusiasmo, dubbi, ambizioni e situazioni conflittuali. Erano ragazzi. Ho lavorato anche con le ragazze, capitanate da Henriette, con una forte personalità, un ego ben definito dietro un'apparenza aggressiva, ruolo interpretato da Iben Akerlie circondata dalla svedese Alba August e da altre attrici. È Randall che ha avuto l'idea delle scene nel bosco, allusione diretta alle driadi dell'antichità, divinità silvestri protettrici degli alberi. Henriette incontrerà sul suo cammino Hilde, ragazza giovane ma saggia, affascinata da un ambiente che scoprirà. Inizialmente avevo pensato a Hilde, interpretata da Anneli Aune, come una semplice blogger, ma tutto va così veloce nella tecnologia che ho fatto di Instagram il suo strumento preferito e il catalizzatore della trama.

Il suo film è per i giovani.
Sì, soprattutto, ma penso che a seconda dell'età e del carattere, ci interessiamo più o meno ad alcuni aspetti della storia: l'iniziazione e la responsabilizzazione di una ragazza adolescente, il tradimento dell'amicizia, la gelosia, l'anticonformismo, ecc... Possiamo anche essere sensibili ai tocchi d'umorismo, all'allontanamento ironico. Il sottotitolo per esempio, ‘‘Girls Don’t Cry’’, può essere inteso in vari modi: constatazione? Ingiunzione? Autoironia? Lasciamo l'ambiguità. Si può prendere il mio film in modo semplice, e fare un viaggio musicalmente nostalgico lasciandosi toccare dai successi pop un po' trash che ho scelto. In ogni caso, la mia intenzione non era quella di scioccare, ma di essere più vicino alla realtà. Questo è il motivo per cui ho dato importanza agli abiti indossati dai personaggi, e per il bene della credibilità, spesso ho usato le copie suggerite dai miei attori. Tengo a precisare che non ci sono solo donne, in Dryads: il severo padre di Hilde è interpretato da Morten Abel, un famoso cantante norvegese e nel ruolo di un musicista troviamo il danese Allan Hyde. 

Le sue preferenze da cinefilo?
Beh mi piacciono gli attori Rooney Mara, Ralph Fiennes, Shailene Woodley, i registi Kubrick, Tarantino, Il Silenzio degli Innocenti di Jonathan Demme... e gli Stati Uniti, dove sarà probabilmente girato il mio prossimo film.

Lei è un precursore: il primo in Norvegia ad aver fatto un video musicale in 3D, e il primo al mondo ad aver fatto un video musicale girato interamente con un telefono cellulare. È anche un musicista?
Non proprio. Strimpello un po'. Sono troppo impaziente per impormi il rigore, la disciplina che richiede un apprendimento solido, ma la direzione artistica mi entusiasma. Mi piace disegnare, creare, innovare. Ho progettato ad esempio dei manifesti mobili per la promozione di Dryads. Ho una vivida immaginazione. A volte le idee si affollano nella mia testa. Così vado a correre nel bosco, è la cosa che mi fa stare meglio.

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(Tradotto dal francese)

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