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Óskar Alegría • Direttore del Festival Punto de Vista

"Ringraziamo il pubblico che ci ha incoraggiato ad andare avanti"

di 

- Cineuropa ha parlato con Oskar Alegría, il nuovo direttore artistico del Festival Punto de Vista di Pamplona che inizierà il 10 febbraio

Óskar Alegría  • Direttore del Festival Punto de Vista

Dopo un periodo di pausa, il 10 febbraio inizierà la nona edizione di Punto de vista. Festival Internacional de Cine Documental de Navarra, un incontro imperdibile per conoscere le novità di questo settore. Óskar Alegría, il nuovo direttore artistico, ha condiviso con noi le sue impressioni. 

Cineuropa: Che cosa ha di particolare questo festival che genera tante aspettative?
Óskar Alegría: È un evento che, nonostante sia solo alla nona edizione, è riuscito a diventare un'isola nel panorama internazionale. Un'isola lontana dalla costa ufficiale, con una bandiera propria e addirittura una fauna endemica. Questo isolamento non ci dispiace affatto e nutriamo profondo rispetto per il lavoro di altri festival più "continentali": senza di loro, noi non esisteremmo.

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Quali sono le novità di questa edizione?
In questa edizione sono state introdotte molte novità, a partire dalla sede che è stata spostata nel Centro Congressi e Auditorium più importante di Navarra, il Baluarte. Inoltre, abbiamo anche un nuovo team artistico, una nuova rete di delegati internazionali e nuovi premi, come il Premio Juventud e il Premio Cerbère.  

Sono stati risolti i problemi che mettevano in pericolo la kermesse?
Sembra di sì. È già stata annunciata l'edizione 2016, anno in cui il festival festeggerà il suo primo decennale, un anniversario a cifra tonda è una bellissima notizia per celebrare il risveglio dell'entusiasmo sopito. Abbiamo fiducia nel pubblico e negli amici che, durante gli anni della crisi, hanno dimostrato un forte attaccamento e sostegno al festival: è grazie a loro se siamo riusciti a rimanere a galla e a far ripartire la kermesse.

Qual è stata la cosa più sorprendente della selezione di quest'anno?
Il numero di film ricevuti. Sono state 1.237 le pellicole inviate, il 35% in più rispetto agli anni precedenti. Dopo un periodo di pausa di due anni, siamo rimasti sorpresi dell'attenzione che ci è stata rivolta. Il merito è di coloro che ci hanno incoraggiato ad andare avanti.

Secondo lei, quale partecipazione europea merita un'attenzione particolare e perché?
È la Francia a dominare la selezione. Dopotutto, il cinema (quello con la “C” maiuscola) è stato inventato dai francesi. È la stessa cosa che succede in ambito culinario: anche compiere un’operazione banale come affettare una cipolla ci fa sentire in debito con la Francia. 

La crisi ha colpito la produzione di documentari o questo genere è sempre sopravvissuto ai margini dell'industria?
A volte, dietro un documentario, c'è un grande impulso vitale che nasce dall'esigenza ancestrale di raccontare la realtà, le nostre speranze e le nostre paure. Il documentario, a differenza della fiction, non teme le vacche magre, ma tenta di rappresentarle e, in un certo qual modo, di mungerle. 

Il progetto X Films ha l'obiettivo di promuovere la creatività...
Siamo onorati di ospitare i tre registi in gara. Il vincitore potrà usufruire dei nostri servizi di produzione e finanziamento per girare un documentario qui a Navarra. Stiamo allestendo un archivio storico che non solo ci riempie di orgoglio, ma ha anche attirato l’interesse di molti studenti. Ci piace vedere come un progetto viene difeso, discusso e realizzato. Alla fine, il documentario vincitore sarà presentato al festival dell’edizione successiva. Quest'anno è stata la volta di El mapa de Abauntz di Aitor Gametxo.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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