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Isabel Coixet • Regista

“Questo è, senza dubbio, il mio film più rischioso”

di 

- BERLINO 2015: Cineuropa parla con la cineasta catalana Isabel Coixet, che inaugura la Berlinale con il suo ultimo lavoro, Nessuno vuole la notte

Isabel Coixet  • Regista
Isabel Coixet, sul set di Nessuno vuole la notte (© Leandro Betancor)

La cineasta catalana Isabel Coixet esce vincitrice da una delle sfide più difficili della sua carriera con la coproduzione franco-ispano-bulgara Nessuno vuole la notte [+leggi anche:
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, girata tra Norvegia, Sofia e l’isola di Tenerife, con protagonisti Juliette Binoche, Rinko Kikuchi e Gabriel Byrne, e selezionata per inaugurare la 65ª Berlinale.

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Cineuropa: Nessuno vuole la notte è il suo film più ambizioso?
Isabel Coixet: E’ stato un parto difficile, ci sono voluti quattro anni per portare a termine questo progetto così complesso. Quando il produttore Andrés Santana mi ha proposto la sceneggiatura, abbiamo visto che era un lavoro incredibile e ci siamo detti: "E questo, come lo facciamo?". Perché ovviamente, sulla carta, è molto facile mettere le valanghe, il gelo, le tormente… ma tutto questo, come si fa? Per me è stato anche un processo di apprendimento su come portare a termine una quantità di cose che non avevo mai fatto. E’ stato il mio film più rischioso, perché sì, mi sento vicina ai miei personaggi e capisco questa avventura e la folle passione, però… Si capirà? Arriverà al pubblico? Risulterà emozionante? Con tutti questi dubbi, ero molto spaventata.

Dinanzi a una sfida simile, bisognerebbe essere insensibili per non aver paura…
Poi c’era la questione di chi sarebbe stato in grado di interpretarequeipersonaggi… Quando Juliette Binoche ha avuto la sceneggiatura al Festival del Teatro di Avignone e ha detto di sì, così come Rinko Kikuchi e Gabriel Byrne, mi sono resa conto che avrei avuto attori incredibili che combaciavano perfettamente con quei personaggi, cosa che non era così evidente all’inizio del progetto. 

E’ stata quindi un po’ come il personaggio di Binoche: una donna disposta a tutto, romantica e testarda, che si imbarca in un’impresa temeraria?
In parte sì, per questa testardaggine: quando qualcosa sembra impossibile, mi butto e la faccio. Questa testardaggine mi ha portata a volte a tonfi clamorosi, ma l’avventura di vivere e fare cinema è anche questo: fare cose che in teoria non si possono fare e imparare nel farle. Per questo mi identifico anche nel personaggio di Rinko: più selvaggio.

Con questo film torna un’altra volta al Festival di Berlino, dove è stata anche giurata. Mantiene un rapporto molto fedele con la manifestazione, vero?
E’ anche vero che il film mi è stato richiesto da altri festival e ho detto di no. Mi piace molto la città, ho amici lì, la conosco molto bene, al festival c’è un ambiente fenomenale e la gente lo include nella sua vita quotidiana. Questo mi piace, in particolare.

E’ stato da poco annunciato che al Festival di Malaga, ad aprile, la omaggeranno con il premio Retrospettiva.
E’ che sono già vecchia. Mi piace anche questo festival, perché ha lottato molto per mantenersi  e sopravvivere, con un ambiente incredibile e un pubblico super devoto. Sono contenta di ricevere questo omaggio, davvero. 

Che sia vecchia è difficile crederlo, giacché inanella un film dopo l’altro: l’anno scorso è uscito Another Me [+leggi anche:
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e prima di Nessuno vuole la notte ha girato negli Stati Uniti Learning to Drive, con Ben Kingsley e Patricia Clarkson. Quando potremo vedere questo film?
Uscirà l’estate prossima negli USA e poi, immagino, in tutto il mondo. E’ che prendo molte vitamine… No, sul serio, le uscite sono coincise, ma i processi sono stati molto lunghi. Nonostante le difficoltà, non bisogna fermarsi e continuare a lottare. Sembra un miracolo, ma fortunatamente sono tutti riusciti.

Quanto sono durate le riprese di Nessuno vuole la notte?
Otto settimane, il mio periodo di riprese più lungo. Girare in Norvegia è stato durissimo per le condizioni ambientali e le temperature sotto lo zero, ma lo sapevamo già quando abbiamo cominciato. Per preparare il suo personaggio, Rinko è stata con una vera inuit, che si vede anche nel film: è una delle donne nude; ha imparato così come si muovono, come si comportano con i bambini e dentro gli igloo. Per lei è stato fondamentale. Juliette invece si è documentata tantissimo con documentari e giornali dell’epoca, ha imparato come tenere le posate, ecc. 

Che cosa l’ha affascinata quando ha letto la sceneggiatura scritta da Miguel Barros?
Mi è parso uno dei migliori soggetti che avessi letto in vita mia, perché era pieno di tutte le cose che mi interessano: intimità, silenzio, testardaggine e amore. E’ bastato leggerlo e mi sono detta: non so come lo farò, ma voglio farlo.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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