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Jean-Pierre Candeloro • Responsabile del Laboratorio cultura visiva

“È molto importante per noi avere un approccio e un atteggiamento internazionali”

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- Cineuropa ha parlato con Jean-Pierre Candeloro, responsabile del Laboratorio cultura visiva (SUPSI) e del workshop i_doc, per sapere di più sulla sua scuola

Jean-Pierre Candeloro  • Responsabile del Laboratorio cultura visiva

Cineuropa ha intervistato Jean-Pierre Candeloro, responsabile del Laboratorio cultura visiva e del workshop i_doc, per sapere di più sulla sua scuola e sul programma i_doc.

Cineuropa: Quali sono i principali pregi della vostra scuola?
Jean-Pierre Candeloro: Il laboratorio cultura visiva fa parte dell’Università di scienze applicate e arti della Svizzera del Sud (SUPSI). Offriamo una formazione continua, così come di consulenza e attività di ricerca e di sviluppo, un mix tra corsi sui media, comunicazione culturale e design interattivo. I motori del nostro sviluppo sono l’applicazione pratica di conoscenze e innovazione. È anche molto importante per noi avere un approccio e un atteggiamento internazionali.

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Vi siete impegnati per molto tempo nel programma i_doc, cofinanziati dal Programma MEDIA. Qual è l’obiettivo della vostra iniziativa?
Abbiamo organizzato il workshop i_doc nel 2013, in collaborazione con il Mercato internazionale Doc Outlook (DOCM) del Festival internazionale Visions du Réel. Da lì, abbiamo anche ricevuto un sostegno incredibile da parte dell’Ufficio federale della cultura svizzero. Il nostro obiettivo è permettere ai professionisti europei di cogliere le opportunità offerte dalle ultime tendenze dell’audiovisivo, fornendo ai partecipanti delle competenze precise, comprensibili e pratiche, così come delle conoscenze per sviluppare, produrre, finanziare e distribuire dei documentari interattivi e dei progetti di fantascienza. La nostra iniziativa offre, ai professionisti della cultura e delle industrie della creazione, la possibilità di essere innovativi nelle loro produzioni, di pari passo con l’evoluzione delle aspettative e del comportamento del pubblico, e di essere anche più competitivi.

Per noi, è davvero importante adottare un approccio che si concentri sui progetti stessi, il che significa che i partecipanti che presentano un progetto acquisiranno le competenze e i metodi necessari per lo sviluppo pratico di un documentario interattivo creato con internet, con un tablet o attraverso altri apparecchi mobili, ovvero un progetto “fattuale” non lineare, nel quale il nuovo potenziale offerto dalle tecnologie digitali, così come la partecipazione attiva dell’utilizzatore, sono integrate in diverse tappe.

Quale tipo di sostegno e appoggio garantite ai partecipanti?
Il collegamento in rete è un punto chiave del nostro programma. Lo coltiviamo tra i partecipanti e gli insegnanti, ma anche tra tutti i professionisti presenti sul Mercato internazionale Doc-Outlook del festival. Il workshop i_doc fa parte delle attività ufficiali del DOCM, e i partecipanti possono interagire con dei produttori, dei committenti di contenuti e con i responsabili. Per noi, favorire il collegamento in rete, significa anche favorire la circolazione internazionale dei nostri partecipanti e dei loro progetti da sviluppare. È per questo che siamo molto fieri di annunciare che a partire da quest’anno, un partenariato ufficiale con i Cross Video Days (CVD), sostenuti anche da MEDIA, ricompenserà il miglior progetto che uscirà dal nostro workshop, con un invito ufficiale per partecipare al competitivo mercato CVD, che si svolgerà a giugno a Parigi.

La vostra scuola lavora soprattutto sul documentario. Visto che si trova in Svizzera, quali sono le vostre impressioni sulla produzione documentaristica del paese, e soprattutto la distribuzione e la circolazione delle opere?   
In Svizzera, dove l’industria del film è pressoché inesistente, i documentari sono stati per molto tempo la punta di diamante del cinema nazionale: i registi svizzeri sono sostenuti da fondi del governo e sono visti come degli elementi essenziali per la nostra cultura. La televisione pubblica svizzera è sempre stata il produttore e distributore principale dei nostri documentari, il che permette dei lavori su piccola scala, rispetto alle grandi produzioni europee che sono proiettate per il grande pubblico e nei festival internazionali più rinomati. Questo impatto positivo della convergenza dei media e la sperimentazione del formato documentario (in particolare nel campo del digitale) è quasi inesistente, rispetto al resto dell’Europa del Nord e dell’Europa centrale. Il governo e la televisione pubblica hanno cominciato a interessarsi al problema solo da qualche anno, e ciò comincia a mostrare qualche risultato seppur minimo.

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(Tradotto dall'inglese)

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