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Francesco Munzi • Regista

“Ho cercato di evitare i cliché della Mafia”

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- Alla 71^ Mostra di Venezia, il regista italiano Francesco Munzi ha presentato Anime Nere, suo ultimo dramma ambientato sullo sfondo delle vendette e della Mafia

Francesco Munzi  • Regista

In Concorso Ufficiale alla 71Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il regista italiano Francesco Munzi ha presentato Anime Nere [+leggi anche:
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intervista: Francesco Munzi
scheda film
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suo ultimo dramma familiare ambientato sullo sfondo delle vendette e della Mafia. Cineuropa ha annotato i suoi commenti durante la sua visita al festival.

Cineuropa: Come ha lavorato con gli attori per dare loro la possibilità di padroneggiare il dialetto usato nel film?
Francesco Munzi: Ho scelto attori che conoscevano il calabrese perché originari della regione – gente come Marco Leonardi e Giuseppe Fumo – e altri perché lo imparavano velocemente o conoscevano altri dialetti. Questi ultimi, come Peppino Mazotta, l’hanno imparato solo per le riprese. Fabrizio Ferracane doveva interpretare un personaggio più grande della sua reale età, ed è siciliano. Ha davvero dovuto costruire il suo personaggio da zero in pochi mesi.

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Quali erano le sue intenzioni originali?
Non volevo dare un messaggio specifico al film. La sfida era di infiltrarci in una famiglia criminale e mostrarne gli aspetti più crudi, cancellando alcuni miti sulla mafia. La famiglia implode per un conflitto interno, non per uno scontro fra due clan.

Che significa la scena nella quale il personaggio di Luciano beve le ceneri?
Per dovere di realismo, ho dovuto scegliere alcune credenze della regione e ho preferito quella sulle ceneri del santo, che, una volta ingoiate dal fedele, curano i mali dell’anima. Luciano le beve diluendole in un bicchiere d’acqua, ma non sono pure. Le unisce alla droga, mischiando vecchio e nuovo. Le credenze tradizionali si mischiano con la modernità. La scena è uno di quei momenti chiave che consentono al pubblico di comprendere un film che combina due aree, due mentalità diverse.

Ha scritto anche nella zona nella quale il film è stato girato? Cos’ha imparato da quell’ambiente?
Sì, ho passato molto tempo lì, e la difficoltà era superare i miei pregiudizi e le idee preconcette su questa regione, un luogo che non conoscevo dall’interno. Ho scoperto che era facile sviluppare il film lì perché c’era sempre un’atmosfera positiva, e questa forma di immersione mi ha aiutato ad evitare i cliché dei film sulla Mafia. Anche il romanzo mi ha aiutato molto, ma l’essenza dei personaggi arriva da quel villaggio e i suoi abitanti. Ci sono uomini e donne che diffidano di chi comanda - non si fidano delle autorità. Vivono in Italia ma non si sentono veri italiani, si sentono stranieri nel loro paese.

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(Tradotto dal francese)

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