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Yann Demange • Regista

“Il racconto non si schiera né da una parte né dall'altra”

di 

- In concorso a Berlino con il suo primo lungometraggio, il cineasta franco-algerino residente a Londra parla della genesi di '71

Yann Demange • Regista
(© Berlinale)

Rivelatosi con le serie TV Dead Set e Top Boy, Yann Demange, cineasta franco-algerino che è cresciuto e lavora a Londra, parla alla stampa internazionale di '71 [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Yann Demange
scheda film
]
, suo primo lungometraggio di finzione cinematografica, un film che si immerge nel cuore della guerra civile a Belfast nel 1971 e presentato in concorso alla 64ma Berlinale.

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Perché ha deciso di fare un film sul conflitto in Irlanda del Nord all'inizio degli anni '70?
Yann Demange: Sono nato nel 1977 a Parigi, da madre francese e padre algerino. Siamo partiti per Londra quando avevo due anni. Quando ero bambino, questo conflitto era una sorta di rumore di fondo, se ne parlava al telegiornale. Ne ho qualche ricordo, ma non capivo veramente la sua natura. In verità, non volevo raccontare una storia sull'Irlanda del Nord e se mi avessero detto che sarebbe stato il mio primo film, non ci avrei creduto. Volevo fare un film da anni, ma dovevo assolutamente trovare qualcosa con cui entrare in connessione per non perdere la mia occasione. E mi hanno mandato questa sceneggiatura di Gregory Burke. L'ho adorata. Era fenomenale, ammirevole e di grande rilevanza perché andava oltre i problemi specifici dell'Irlanda del Nord e li rendeva universali. Quello che mi ha attirato da subito è il personaggio di Gary, la storia umana al centro del racconto. In realtà, non avevo bisogno di trovare un modo per entrare nel contesto perché Gregory e il produttore Angus Lamont, che aveva avuto l'idea iniziale all'origine del progetto, ci avevano già lavorato per due anni quando mi sono unito a loro. Abbiamo cominciato a sviluppare la sceneggiatura insieme. Quello che mi piaceva erano anche le sfumature di grigio perché il racconto non si schiera né da una parte né dall'altra. Poi, ovviamente, ho dovuto fare molte ricerche, in particolare fotografiche e negli archivi. E' stato un lavoro collettivo, ma avevo idee molto chiare su come il film doveva essere, quello che bisognava sentire, gli aspetti sui quali volevo insistere. Ho chiesto ad esempio che venisse introdotto un fratello e il tema dei bambini che crescono in mezzo a un conflitto. Gregory ha scritto almeno cinque versioni della sceneggiatura in pochi mesi.

Come definirebbe il personaggio principale?
E' come tanti altri giovani uomini, cerca il suo posto, il suo rifugio, l'appartenenza a una tribù e una famiglia che trova nell'esercito, che pertanto lo sacrificherà. Non bisogna dimenticare che a quell'epoca, nessuno sapeva che situazione c'era a Belfast. Questi soldati dovevano andare in Germania e si ritrovavano catapultati in Irlanda del Nord. 

Come ha girato la scena straordinaria della rivolta?
Abbiamo fatto uno story-board e dei modellini delle strade, l'abbiamo preparata minuziosamente. Avevamo quattro giorni per girarla, ma abbiamo deciso di dedicare tutta la prima giornata a coreografare l'intera sequenza in tempo reale e di girarla come una pièce teatrale. Improvvisamente avevamo anche molti nuovi attori sul set. Abbiamo quindi impiegato questa giornata a perfezionare i ritmi della narrazione e il crescendo. Poi abbiamo girato, ancora e ancora, fino all'esaurimento. Ognuno sapeva cosa doveva fare e poteva impegnarsi a fondo senza preoccuparsi delle cineprese. Abbiamo anche curato molto ciò che accade sullo sfondo. Perché tutto è incentrato sul personaggio di Gary, ma c'è una grande profondità di campo e molti dettagli.

Quali sono stati i suoi riferimenti cinematografici per questo film?
Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, mi sono venute in mente diverse immagini, da I guerrieri della notte di Walter Hill a New York 1997 di John Carpenter. C'è anche la scena incredibile di L'armata degli eroi in cui giustiziano un collaboratore. Ho rubato molto dai film (ride). C'è chiaramente un lato tradizionale nel film, ma abbiamo fatto molta attenzione alle sfumature di grigio, a che il personaggio principale non fosse in alcun caso un tipico eroe di film d'azione e a rendere al meglio la consistenza della realtà.

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(Tradotto dal francese)

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