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Silvio Maselli • Presidente dell’Associazione Film Commission Italiane

Le strategie "win win" delle Film Commission

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In maggio Ferzan Ozpetek è tornato in Puglia per girare il suo nuovo film, dal titolo provvisorio Allacciate le cinture. A fine 2009 realizzò a Lecce il suo Mine vaganti [+leggi anche:
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, menzione speciale della giuria al Tribeca Film Festival di New York. "Per averci fatto ridere, piangere e immediatamente voler prenotare un viaggio in Italia meridionale", era stata la motivazione del premio. Ad attirare registi italiani e stranieri, non sono soltanto la straordinaria luce naturale del Salento e le architetture barocche ma anche una attiva ed efficace Film Commission.

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L'Apulia FC non è la sola ad essere cresciuta negli anni. Molte Film Commission, come la Torino Piemonte, Roma Lazio e Trentino, sono ormai vere e proprie realtà produttive che confermano un ruolo significativo dal punto di vista del decentramento della produzione e della nascita di nuovi poli produttivi locali. “Una delle poche prove di democrazia e di riequilibrio del mercato di questi ultimi anni", come le ha definite il produttore Carlo Degli Esposti. 

Non ha dubbi  Silvio Maselli, 38 anni, che dal  2007 dirige l’Apulia Film Commission e nel gennaio 2012 è stato nominato presidente nazionale dell’Associazione Film Commission Italiane. "La riforma del titolo V della Costituzione italiana ha delegato alle autonomie locali il sostegno attivo alle attività culturali", ricorda Maselli. "Le Regioni più attive hanno voluto cogliere questa opportunità, predisponendo sistemi di attrattività territoriale. E comprendendo che l'audiovisivo genera sviluppo locale, coesione sociale, avanzamento nella mappa percettiva dei turisti. Le Film Commission dunque, braccio operativo delle Regioni e degli altri Enti Locali italiani, hanno svolto un ruolo spesso sostitutivo dei Governi centrali o, comunque, complementare. I produttori indipendent hanno così trovato una sponda importante per completare i propri budget. I territori ne guadagnano sotto molti aspetti. Gli Americani chiamano tutto questo win - win".

Il primo punto nell'agenda dell’Associazione Italian Film Commissions, che conta 17 membri,  è dotarsi di uno standard unico di qualità del servizio, cioè armonizzare il sistema delle FC.Esattamente:  le film commission sono un perno centrale nel sistema pubblico di sostegno alla crescita del comparto economico e industriale dell'audiovisivo. Ma occorre che il livello e la qualità dei servizi erogati sia sempre più alto, al passo con le mutevoli esigenze dei produttori e rispettose dell'ambiente, della diversità, della qualità dei territori.

Vi state confrontando con le altre realtà europee.  Dal punto di vista legislativo, qual è la prima cosa che "rubereste" alle FC straniere?
Certamente un riconoscimento pubblico e legislativo che ci aiutasse ad essere istituzionalmente riconosciuti è quello che servirebbe. E subito.

Il tax credit interno, esterno (ovvero diverso dal produttore cinematografico) e per la produzione di film stranieri  ha un ruolo considerevole nelle dinamiche tra le FC e lo stato centrale. E' importante per voi il rinnovo?
E' più che importante: è fondamentale. Il Tax credit ha consentito a molti produttori di crescere, ad altri di affrancarsi dalla logica assistenziale. A tutti ha consentito di comprendere che il futuro è nei meccanismi automatici e non selettivi di sostegno, ammesso che sia comunque necessario un meccanismo di equilibrio che aiuti anche le opere minori, di ricerca, incapaci di accedere al mercato. In Italia però, spesso si innova per arretrare, invece che per fare avanzare un intero comparto economico. Gli ultimi governi hanno concesso il tax credit, interno ed esterno, ma hanno poi tagliato i fondi diretti, rovesciando sui territori istanze finanziarie non sempre sostenibili.

A fine gennaio avete firmato una lettera aperta alle forze politiche, ricordando la centralità economica del comparto culturale e creativo e come l’audiovisivo produca impatti sui territori pari a circa 6 volte l’investimento pubblico. Cosa chiedete al nuovo governo, alla politica in generale?
Chiediamo innanzitutto un cambio di paradigma: l'audiovisivo è industria artigianale, creatività applicata, sviluppo locale e culturale, innovazione continua di processo e di prodotto perché è un'industria di prototipi. Pertanto ci piacerebbe che Parlamento e Governo (ammeso ve ne sia uno presto) ne comprendano e difendano, sino in fondo, l'importanza strategica. Non esistono buona televisione, buona ICT, buona scuola senza un buon audiovisivo".

L'Apulia FC: forti investimenti, un nuovo fondo di sviluppo, un'immagine attraente. Che bilancio si può trarre da questi anni di attività?
Esaltante per la capacità che abbiamo avuto, con un team giovanissimo e molto preparato, di inventare un modello che non si limita solo a sostenere economicamente le produzioni e ad erogare servizi gratuti. Ma creando un'agenzia regionale di supporto a tutta la filiera produzione-distribuzione-esercizio grazie ad un uso innovativo dei fondi strutturali. I bilanci si fanno ogni giorno, dunque ci aggiorniamo a domani per trarre ogni conseguenza!

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