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Edouard Waintrop • Delegato generale della Quinzaine des réalisateurs

"I migliori film senza porci la questione della provenienza"

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- Edouard Waintrop, delegato generale della Quinzaine des réalisateurs, parla della selezione 2013

Incontro con il delegato generale della Quinzaine des réalisateurs, la cui 45ma edizione si svolgerà dal 16 al 26 maggio 2013 nell'ambito del 66mo Festival di Cannes.

Cineuropa: Come definirebbe la sua selezione 2013 (news)?
Edouard Waintrop: E' molto variegata con film, ciascuno nel suo genere, più affermati rispetto all'anno scorso, e forse più film evento che nel 2012. Ho parlato di bombe perché ci sono film formidabili di autori che non si conoscono come The Selfish Giant [+leggi anche:
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intervista: Clio Barnard
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di Clio Barnard, Blue Ruin di Jeremy Saulnier e Les Apachesdi Thierry de Peretti, magistrale opera prima sulla Corsica.

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La forte presenza dei film di genere riflette una linea editoriale o è semplicemente un'opportunità legata ai film che avete visto?
Sono un fan del cinema di genere da quando vado al cinema. Quindi è una linea editoriale, ma mi rendo anche conto che sempre più autori si interessano ai generi: l'offerta è un po' più ampia. Ad esempio, Le Congrès [+leggi anche:
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di Ari Folman flirta molto con la fantascienza, mentre Valzer con Bashir [+leggi anche:
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era qualificato da alcuni come documentario animato.

Ha selezionato nuovamente molte commedie. Pensa che gli autori si rivolgano a questo genere per rispondere alle leggi di mercato?
No. Quest'anno, tra le commedie, ci sono due opere prime. Con Les garçons et Guillaume, à table! [+leggi anche:
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, Guillaume Gallienne adatta la propria pièce, quindi è un'esigenza profonda che non ha niente a che vedere con il mercato. E con La fille du 14 juillet siamo nell'universo eccentrico che Antonin Peretjatko esprimeva già nei suoi corti e mediometraggi. Alcuni registi fanno commedie per il mercato, altri perché è il loro temperamento.

La produzione francese è ampiamente rappresentata (news) nella sua selezione? Perché?
E' un problema che non abbiamo potuto risolvere. Non chiederei di meglio che vedere film che non siano per la maggior parte francesi. E' dovuto all'intensa attività della produzione francese, ma forse anche al fatto che gli altri paesi non reagiscono per ora allo stesso modo. Non ne siamo molto contenti, ma abbiamo preso i migliori film senza porci la questione della provenienza.

Che cosa ci dice invece del ritorno della produzione britannica?
C'è una nuova generazione che emerge e si rifà ad alcune tradizioni. Clio Barnard ha una passione per il sociale, ma ha anche una grande poesia e ha realizzato un film all'altezza dei primi Ken Loach. Quanto all'irlandese Ruairi Robinson, che ha un talento mostruoso per la regia, una società inglese gli ha dato i mezzi per realizzare il suo sogno con il film di fantascienza e dell'orrore Last Days On Mars.

Come interpreta l'assenza di film da Europa dell'Est, Spagna e Scandinavia?
Abbiamo visto due film norvegesi molto interessanti, il cinema svedese non è niente male. Un film spagnolo stava per essere preso, ma la Spagna è molto penalizzata dalla crisi attuale. Quanto all'Europa dell'Est, non so perché, ma non abbiamo visto nulla di appassionante. Però abbiamo un cortometraggio di un regista ungherese da tenere d'occhio.

Quali sono i suoi rapporti con la Selezione Ufficiale?
I nostri spazi sono naturalmente delimitati e non ci sono frizioni. Sono i produttori che decidono di venire da noi o altrove. E' la regola del gioco. Se scelgono di andare al Certain Regard, a volte mi dispiace, ma lo accetto. Se sono selezionati in competizione, cosa che è successa a un film che adoravo, mi dico: chapeau! Il lavoro di Thierry Frémaux è prendere i migliori film, il nostro è quello di aprirci ai giovani. Ma c'è un film che meritava di essere in concorso e che invece aprirà la Quinzaine: meglio per noi! 

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