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Alice Rohrwacher • Regista

“Dalle crisi possono nascere delle cose preziose”

di 

- Analisi di Corpo celeste, selezionato alla Quinzaine des réalisateurs cannense 2011 e primo lungometraggio di finzione di una giovane regista italiana formatasi nel documentario.

Alice Rohrwacher, 30 anni, studi di cinema a Lisbona e alcuni documentari al suo attivo, ha ricevuto consensi entusiastici a Cannes 2011 per il suo primo film di finzione Corpo celeste [+leggi anche:
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intervista: Alice Rohrwacher
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, presentato alla Quinzaine des réalisateurs. Il film parteciperà fuori concorso alla prossima edizione del Sundance Film Festival (19-29 gennaio 2012). Corpo celeste, ritratto di un'adolescente tornata a vivere in Calabria, tra catechismo e modelli consumistici, prende il titolo da un libro di Anna Maria Ortese. "Più che una vera e propria ispirazione", ci dice Alice Rohrwacher, " il libro della Ortese mi ha fornito uno spunto importante per il percorso di Marta. La ricerca di un sovra-mondo, di uno spazio al di là della realtà".

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Cineuropa: Dopo varie esperienze nel documentario, come è arrivata a scrivere e dirigere un film di finzione?
Alice Rohrwacher: Tra le varie collaborazioni nel campo del documentario ho lavorato a Checosamanca, e ho conosciuto Carlo Cresto Dina, il produttore. Un anno dopo, Carlo ha fondato la sua casa di produzione, Tempesta, e mi ha chiamato a collaborare con un progetto. Pensavo che volesse farmi solo scrivere una sceneggiatura, ma alla fine ha detto di non poter credere che il mio copione potesse essere diretto da un'altra persona.

Perché è stata attratta dal mondo della chiesa cattolica?
L'intenzione mia e del produttore era quella di fotografare il presente, una realtà della nostra epoca nel Sud, la grande periferia d'Italia. Non ho avuto un'educazione religiosa, avevo però grande curiosità e interesse nello scoprire come funzionava il mondo delle parrocchie e trovavo importante scegliere per il mio primo film un argomento nuovo. Per documentarmi ho frequentato parrocchie, catechisti, riunioni, la giornata della gioventù e... la mia immaginazione non sarebbe mai arrivata a tanto.

Ha scelto in particolare Reggio Calabria come location.
Reggio Calabria mi è sembrata più un luogo dell’anima che un luogo fisico-geografico. Ho scelto Reggio Calabria perché credevo e credo in questa città. La Calabria è una delle regioni più dolorose, forse lo specchio di quello che sta accadendo in Italia, con contrasti molto forti. A Reggio c'è un mondo arcaico nascosto sotto una crosta fatta di cemento e di edilizia selvaggia. E' una città molto viva in questa sua contraddizione.

Avete incontrato difficoltà nella lavorazione del film?
L'argomento affrontato è molto delicato, è stata questa forse la cosa più difficile, insieme alla necessità di mettere insieme tutti i 'pezzi' del film per riuscire a portarlo a termine. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone meravigliose. Quando sono iniziate le riprese ho scoperto una grande gioia nell’incontro con gli attori e i collaboratori. All'inizio di questa avventura per tutti si trattava di lavorare 'ad un film', alla fine invece tutti sentivano di lavorare 'per un film'. Spero che la differenza si percepisca.

A cosa lavora dopo Corpo celeste?
A due nuovi progetti collegati tra loro, un documentario d'archivio e una sceneggiatura sul paesaggio agrario italiano. Nel mio futuro vedo sia lavori di finzione sia lavori sul reale: trovo che il documentario sia stato per me una grande scuola per porsi domande e prendere posizioni. E' molto rischioso e ci vuole coraggio per farlo, ma credo che non sia il caso di rassicurare lo spettatore, ci sono già tanti film che lo fanno, e ce ne sono tanti altri che vogliono dare risposte! Io voglio creare domande. Ho molte idee per il futuro, ritengo che dalla crisi possono nascere delle cose preziose.

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